Avevo smesso di scrivere cronache, perché ad un certo punto mi sono chiesto se non fossero il mio ego e la mia arroganza a spingermi a scrivere; e mi chiedevo se ci fosse una qualche utilità. Tuttavia, ora ho sentito il bisogno di farlo.
È passato oltre un mese da quando ho abbracciato Giorgio, Sonia ed i fratelli in Argentina; dopo aver interiorizzato ogni istante vissuto, ho sentito nuovamente quasi l’urgenza di scrivere e solo predisponendomi a farlo sono riuscito a placare l’inquietudine che sentivo nel petto.
Inizialmente non avevo assimilato pienamente quell’esperienza, ma ora l’ho interiorizzata e credo di avere capito qualcosa in più.
Quante volte ci è stato detto che Cristo ci avrebbe chiesto di seguirlo? …quante volte ci è stato detto che Cristo avrebbe visitato ognuno di noi!? … quante volte ci è stato detto che Cristo avrebbe testato la nostra disponibilità!?
Nel renderci partecipi della sua impressionante ed emozionante esperienza con Gesù Cristo, il Consolatore promesso non solo ci stava raccontando quello che aveva vissuto, ma ci stava dando ancora una volta un esempio di disponibilità totale, affinché noi l’assimilassimo e comprendessimo; una volta consapevoli, anche noi potremo e dovremo essere in grado di seguire le orme tracciate da lui, la nostra guida, il nostro punto di riferimento, il nostro amato Giorgio.
Quando lui era solito dire: … “io ci sono”, non voleva solo significare che era in prima fila e che non avrebbe abbandonato la sua missione, senza prima dare la vita per Cristo, ma anche che Cristo era lì che ci consolava, con la sua presenza in mezzo a noi (“Non vi lascerò orfani” Giovanni 14:18).
Mentre ci stava parlando e successivamente, in silenzio, guardava tutti noi, era Cristo che ci stava guardando, mentre verificava la disponibilità individuale alla resistenza di ciascuna delle anime lì presenti, perché Lui necessita di sapere su chi può contare per arrivare fino a fine percorso, o quanto siamo preparati per la giustizia che sta per abbattersi. Mi è venuta in mente una frase di Sonia Alea scritta nella chat circa 2 mesi fa, che diceva: “Sento tanti fratelli chiedere che arrivi presto la giustizia divina e metta fine alle ingiustizie,… ma si rendono conto veramente di cosa stanno chiedendo?… Sono o siamo realmente pronti per questo?”
Per essere pronti quando si manifesterà la giustizia, che è prossima – e che tutti desideriamo, perché non tolleriamo oramai più questo mondo – è necessario prendere coscienza degli eventi che andremo a vivere, e per fare ciò basta ripercorrere nella nostra mentre i tanti concetti espressi da Giorgio negli anni, non solo in questi ultimi anni. Sono tanti, ed è proprio ora che dobbiamo cogliere l’essenza di quegli insegnamenti, perché potranno aiutarci a rimanere integri e resistere. Ci ha detto che vivremo delle catastrofi che ci faranno molta paura, vivremo il caos sociale estremo, così come lo vivono i paesi in guerra, vedremo morti e sangue davanti ai nostri occhi, vedremo gente ammazzarsi, dovremmo essere all’altezza di parlare alla gente che ci chiederà risposte, e sicuramente troveremo grandi oppositori, i farisei di questo tempo, quando parleremo loro dell’eternità dello spirito e della reincarnazione come unico modo per concepire e comprendere gli eventi e la giustizia di Dio. La nostra fede non deve essere intaccata di fronte alla persecuzione e quando tutta la popolazione sarà marchiata da un chip. Ci ha raccomandato anche di essere più mistici, ci ha parlato dell’importanza della preghiera costante, non per cambiare il mondo, ma per non smarrire il sentiero e mantenerci saldi nella fede (ricordiamo che lo stesso Gesù pregava); ma la cosa più importante è fare la volontà divina, cioè seguire i comandamenti e soprattutto gli insegnamenti di Gesù come unico modo per entrare in vera comunione con Lui, e in questo modo sentirci protetti, preparati, fortificati per essere in grado di affrontare qualsiasi cosa.
Giorgio è stato molto chiaro (tante volte); dopo il nostro lavoro, finché abbiamo bisogno di lavorare appunto, la priorità deve essere l’Opera; se non lo è, sicuramente non ci riusciremo. Ci ha detto molto chiaramente che l’opera deve essere la sposa della quale siamo follemente innamorati e appena terminiamo la nostra giornata di lavoro, dobbiamo correre tra le sue braccia. Chi dice che non ha tempo, significa che non è innamorato della sua sposa, perché se lo fosse veramente, il tempo per lei lo inventerebbe…!!!
Claudio Rojas G.
17.01.2016