Di Patricia Aboal
“… la composizione si dissolve, si cangia la complessione, si muta la figura, si altera l’essere, si varia la fortuna, rimanendo sempre quel che sono in sostanza gli elementi, e quello stesso che fu sempre, perseverando l’uno principio materiale (che è vera sostanza delle cose, eterna, ingenerabile, incorruttibile), in quello stesso che è sempre stato” – Giordano Bruno.
Quello che siamo sempre stati, la nostra essenza inalterabile, innegabile, la sostanza della quale siamo fatti, matrice sacra che ci unisce, originati da uno stesso seno.
Abbiamo percorso strade diverse, abbiamo vissuto in tanti modi diversi, ognuno combattendo le proprie battaglie, coltivando la propria evoluzione.
Ci separano distanze enormi, oceani, mari, realtà, ma niente di questo impedisce che continuiamo a ritrovarci, riconoscerci, le nostre anime ricordano, si sentono.
Quell’amore che ci unisce, il nostro obiettivo comune, è l’essenza della nostra esistenza, per questo siamo qui, per questo proseguiamo su questa strada, che anche se ci costa la vita, la rinuncia a noi stessi, sappiamo che niente di questo importa realmente, anche se a volte dormiamo sotto un’illusione materiale ed abbassiamo la guardia, ci lasciamo dominare dalle nostre paure, ma alla fine, vincendo le prove, dal più profondo del nostro essere emana quello che sempre è stato.
Questo è il fulcro, la natura di quello che ho vissuto in questo viaggio.
Il 15 aprile, nella riunione spirituale insieme a Giorgio, a Montevideo, sognavamo l’idea di poter viaggiare tutti noi giovani in Italia.
Il Cielo mi ha dimostrato per l’ennesima volta che se abbandoniamo le nostre paure e la nostra disponibilità è totale, le strade si aprono, i miracoli accadono, e l’unica certezza assoluta è che dobbiamo avere Fede.
Ed è così fratelli che un 7 luglio, mi sono trovata con Eli, sull’aereo, e ci sentivamo le persone più fortunate del mondo. Fantasticavamo sulla nostra esperienza nelle settimane successive, e posso assicurare che niente di quello che immaginavo può essere paragonato a quello che ho vissuto, sperimentato, conosciuto e sentito.
A Roma ci aspettavano Juli e Mati, e insieme siamo andati a Sant’ Elpidio.
Tutto il viaggio con il naso appiccicato al finestrino dell’autobus, completamente innamorata di ogni paesaggio che vedevo.
La sera, al nostro arrivo, siamo andati direttamente ad una presentazione del libro “Quel Terribile ´92”, scritto da Aaron..
Che sensazione forte ed inspiegabile quella di poter abbracciare finalmente i fratelli con cui non ci conoscevamo personalmente. Abbiamo finito tutti ballando la tarantella, e devo sottolineare una performance eccellente da parte di Sonia Alea. Così ci accoglieva l’Italia, con allegria, sorridendo, come se ci conoscessimo da sempre, sintonizzati e fluendo sotto la stessa energia.
Ci siamo sistemati a casa di Giorgio, dove Mara si è presa cura di noi in ogni dettaglio. Chi condivide la quotidianità con questa donna, riesce a capire il vero significato di dedizione, pazienza e amore incondizionato.
In quella casa, piccola, umile, con una vibrazione straordinaria, dove abita il nostro maestro, avremmo trascorso la maggior parte dei giorni di permanenza, e avremmo compreso meglio il sacrificio, la dinamica e i particolari, di cui poche volte prendiamo coscienza.
Tutti i giorni a seguire sono stati un mix di pazzia per le attività operative che dovevamo realizzare, la felicità di stare insieme, di conoscere posti di una bellezza indescrivibile, ci sembrava di vivere un’utopia.
Noi, lì, lontani dalla nostra routine, era idilliaco. Volevo fermare il tempo.
Ricordo una domanda di Bea, e se un giorno saremo tutti insieme definitivamente? E Giorgio ha risposto: un giorno sì, cara.
Ma fino a quel giorno, abbiamo sfruttato al 100% il regalo che il Cielo ci ha offerto.
Arca 3, fondata da Giorgio oltre 20 anni fa, ha una logistica, un’organizzazione unica, che permette di convivere e conoscere in profondità i fratelli.
Presto al mattino ci dividevamo i compiti, se dovevamo preparare il pranzo, raccoglievamo qualcosa nell’orto, ci mettevamo in cucina e al ritmo di musica latina, balli e canti, cucinavamo.
Quanti pranzi e cene seduti al lungo tavolo, dove parlavamo tutti allo stesso tempo, gridavamo, ridevamo, come una vera famiglia.
Compleanni, pomeriggi di volley in spiaggia, passeggiate sul lungomare con il nostro immancabile mate, filosofando sull’universo, abbiamo condiviso tanti momenti, persino la cosa più monotona diventava speciale, perché eravamo insieme, in armonia e complicità.
Il 15 luglio, abbiamo attraversato l’Italia, con destinazione Palermo, una città che mi ha ricordato moltissimo Montevideo, dove si respirava un’altra aria, vibrava un’altra energia, direi perfino che provavo un po’ di tensione.
Grazie all’enorme sforzo di alcuni fratelli, ci siamo sistemati in una bella villa, ci aspettavano giornate frenetiche, dovevamo mettere in scena, organizzare e provare lo spettacolo che avremmo presentato qualche giorno dopo. Siamo riusciti a dedicarci appieno a tutti questo grazie alla magnifica squadra che hanno formato i nostri fratelli, Elena, Renzo, Gianna, Nena, Mara, Anna, Stefano, il loro impegno e sforzo è stato impagabile, non ci è mancano niente, tutto era stato meticolosamente programmato.
Il 17 luglio, abbiamo visitato la casa di Paolo Borsellino, sul luogo ci aspettava parte dello staff di Antimafia Duemila, c’erano anche membri di altri movimenti, politici, etc.
Le forze di sicurezza spiegate mi hanno fatto prendere coscienza della serietà di quello che stavamo vivendo.
Voglio rimarcare che quel pomeriggio ho avuto l’onore di conoscere i genitori di Antonio Agostino, un poliziotto che stava investigando un caso importante di un fallito attentato della mafia contro Falcone, e che vedeva coinvolta la polizia, lui aveva molte informazioni come sua moglie Ida Castelluccio. Antonio e Ida, incinta di due mesi, furono assassinati dalla mafia nel 1989.
Vincenzo Agostino, papà di Antonio, dal giorno dell’assassinio di suo figlio, come forma di protesta, non si è mai più tagliato la barba, e sua moglie Augusta Schiera non ha mai più usato altro colore che non sia il nero.
Il giorno che ho conosciuto Vincenzo ed Augusta ho conosciuto la tristezza in persona.
La profondità dello sguardo di Vincenzo, attraverso i suoi occhi azzurri riuscivo a sentire il dolore di un padre che da 29 anni aspetta giustizia per la morte di suo figlio.
Dal volto di Augusta si è cancellata qualsiasi espressione di felicità.
La mafia ha strappato loro tutto, perché, esiste un dolore più grande della perdita di un figlio? Osservavo loro e non riuscivo a trattenere le lacrime, il senso di amarezza ed impotenza erano schiaccianti. Volevo solo abbracciarli e dire loro che non erano soli.
Il 19 luglio abbiamo partecipato all’evento di commemorazione dei 26 anni dall’assassinio di Paolo Borsellino e dei suoi agenti di scorta che lo accompagnavano, organizzato dal movimento agende rosse di Salvatore Borsellino.
Mentre Karim mi raccontava come era avvenuto l’attentato, guardavo attorno a me, gli edifici, le parti danneggiate dall’esplosione, in quel momento la mia mente ha iniziato a proiettare immagini, come in un viaggio nel passato, come se fosse parte di un film, Paolo, Emanuela, Walter, Vincenzo, Agostino e Claudio erano lì con me. Tra flash che andavano e venivano, nella mia testa sorgeva un pensiero: Paolo aveva dell’informazione nelle sue mani che poteva cambiare la storia, e se non fosse morto? Tutto sarebbe diverso. In quel momento pensai a Cristo, a cosa sarebbe successo se non lo avessero crocifisso. Pensai a tutto quello che sopportò e soffrì nel calvario.
La storia si ripeteva con protagonisti e situazioni differenti! Continuavamo a commettere gli stessi errori, continuavamo ad assassinare le persone che davano tutto per rendere questo mondo un posto più onesto, continuavamo cercando di far tacere le voci di chi ci voleva risvegliare.
Quindi Capaci, e la stessa sensazione di oppressione nel petto, ho sempre visto le foto di Giorgio in quel luogo tanto significativo ed ora ero lì, vivendolo io stessa.
Ma la tua vita adesso puoi cambiare solo se sei disposto a camminare, gridando forte senza aver paura, contando cento passi lungo la tua strada”, ed è così che il 23 luglio a Cinisi abbiamo iniziato a contare 1, 2, 3…100, camminando lungo un sentiero decorato con piastrelle che rievocavano immagini e frasi come:
“La mafia si combatte con la cultura, non con le pistole”, proseguendo il nostro cammino siamo arrivati alla casa della Memoria dove abitavano Peppino e Felicia Impastato.
La casa era piccola, l’atmosfera era molto accogliente, ogni angolo era strapieno di posters, foto e diversi ritagli di giornali che raccontano la sua storia. C’erano un paio di immagini che mi hanno emozionato in modo speciale. Una trasmetteva la natura e l’essenza di Peppino, un uomo semplice, umile, che faceva opere teatrali per bambini, ed un’altra ci mostrava un uomo forte, ribelle mentre partecipava ad una protesta portando la bandiera della Palestina.
Nella camera da letto di Peppino, dove ogni cosa è conservata intatta come quando lui era in vita, c’era una vibrazione energetica enorme, al punto che veniva la pelle d’oca e il cuore palpitava forte.
Credetemi che tutti quel giorno abbiamo sentito che lui era ancora lì.
Fuori della casa, c’è un albero, che fa da santuario, dove le persone continuano a lasciare piccoli oggetti personali in ricordo. Abbiamo lasciato una maglietta del nostro movimento, dove ognuno aveva scritto una dedica e il proprio nome.
Più tardi, siamo arrivati al punto esatto dove venne ucciso Peppino.
In un terreno confinante alla ferrovia, dentro una piccola costruzione in rovine, Impastato fu picchiato senza pietà, e dopo portato sulla ferrovia, dove si inscenò tutta la messinscena che simulerebbe il suo suicidio, dentro quel luogo sinistro, ho provato nausea, l’angoscia mi soffocava, faticavo a respirare.
Nella mia mente risuonavano le parole ‘non si possono uccidere le idee! Non possiamo vivere con la paura, siamo eterni’.
Capaci, Via d’Amelio, Cinisi avevano commosso la parte più intima del mio essere, sensibilizzandomi, avvicinandomi umanamente a questo braccio della nostra lotta che non è altro che l’origine madre del nostro movimento.
Tornando a quanto vissuto invece a Sant’Elpidio, ci sono stati diversi momenti spiritualmente rilevanti, che cito adesso.
Il 31 luglio, giorno del compleanno del nostro caro Matías Guffanti, la maggior parte dei ragazzi si è riunita ad aspettare l’alba di fronte al mare, una notte carica di emozioni, di comunione, fratellanza, in sottofondo la musica di Jovanotti con il suo “Chiaro di Luna”, sotto un cielo che ci regalava un paesaggio di stelle meraviglioso, minuscole in questo spazio immenso. Quella notte, i nostri fratelli maggiori si sono manifestati. Ci hanno dato il regalo migliore. È una consolazione sapere che sono sempre lì, avendo cura di noi e guidandoci.
Diverse luci hanno attraversato il Cielo, apparivano e sparivano, come se davanti a noi l’universo ci manifestasse una specie di Balletto cosmico.
Che altro potevamo chiedere? Forse non eravamo in quel momento gli esseri umani più fortunati?
Incoronando una notte magica, alle 5:55 sorgeva all’orizzonte in tutta la gloria, circondato da un mix perfetto di colori, lui, nostro Padre, si presentava dandoci la benedizione, ricordandoci che siamo fortunati ad essere vivi, dove ogni nuovo giorno è un’opportunità di miglioramento che Dio ci regala, alla quale dobbiamo aggrapparci e che dobbiamo onorare.
“Vi farò conoscere il Cristo” ha promesso Giorgio.
Fino al suo ritorno da Palermo, sotto quella premessa, abbiamo cercato di prepararci in ogni senso, per essere all’altezza del regalo che ci avrebbe dato il nostro Maestro.
Alla fine di ogni giornata di lavoro, il pomeriggio ci riunivamo sotto la quercia di Giorgio all’arca, vicino all’albero sacro, a chiacchierare su diversi temi relazionati con Cristo.
In questo posto dove ci sono state tante esperienze mistiche, ci siamo sdraiati, eravamo in sintonia, uniti, facevamo parte di una matrice unica, siamo stati di nuovo testimoni della visita dei nostri fratelli maggiori.
Ricordo Sonia che diceva “che piccola è quella luce”, o qualcosa di simile, ci siamo detti, potrebbe farsi più grande”, in quel momento di fronte alla nostra provocazione, quella piccola luce si è trasformata in un’esplosione brillante, diventando enorme davanti ai nostri occhi, non c’erano dubbi che erano loro, e ci stavano ascoltando.
Con Giorgio tra noi, ricordo la prima chiacchierata. Eravamo all’arca quella sera e la riunione è iniziata con la proiezione di un video sulla passione di Cristo.
Ci siamo emozionati tutti, fino alle lacrime, noi tutti attenti ad ogni parola e Giorgio, con una saggezza infinita, ci avvicinava al nostro maestro.
Ho pensato, conoscere il Cristo… non è forse sufficiente esempio la dimostrazione vivente che abbiamo davanti ai nostri occhi?
Io non ho visto Cristo, ma conosco Giorgio, e per me è sufficiente.
Quale miglior modo per farci conoscere Cristo che attraverso l’esempio di coerenza assoluta di Giorgio, imitandolo. Vedo questo uomo, che porta le stigmate, che dà la vita per i giusti, sostenendoli tutti, e con le sue azioni, ci fa conoscere Cristo.
Ci sono stati giorni in cui abbiamo avuto il piacere di conversare con lui per ore, Giorgio rispondeva ad ogni nostra domanda e condivideva con noi la sua conoscenza. Affascinati, avremmo potuto rimanere per sempre ad ascoltarlo.
Il 7 agosto siamo andati a Roma, e in questa occasione abbiamo visitato campo di Fiori, dove il 17 febbraio del 1600, Giordano Bruno fu bruciato vivo.
“Bruno, il secolo da lui divinato, qui dove il rogo arse”, con questa leggenda, ai piedi del monumento a Giordano, 418 anni dopo, si trovavano nuovamente un maestro insieme ai suoi discepoli, perché non c’è bavaglio che possa far tacere, né fuoco che bruci le idee.
“Non importa quanto oscura sia la notte, aspetto l’alba, e quelli che vivono nel giorno aspettano la notte. Pertanto, rallegrati, e rimani integro, se puoi, e restituisci amore all’amore”.
Quel giorno, ho visto sorridere Giorgio come poche volte l’ho visto, so quanto era significativo che fossimo lì, il suo sorriso rifletteva l’innocenza e la gioia di un bambino, per me quello è stato il più bel regalo.
Il 9 agosto è stata un’altra data importante, siamo andati a Gubbio, più precisamente ad Assisi, dove ci aspettavano Marco e Francesca insieme a tutti gli altri fratelli dell’arca.
Abbiamo visitato la Basilica di San Francesco, all’interno dell’opulento edificio troviamo la chiesa che il santo fondò nella sua architettura originale, luogo di semplicità assoluta, spoglio totalmente di qualsiasi lusso o comodità, così come gli spazi dove lui dormiva e perfino dove morì, lì si sentiva un’energia molto forte e speciale, che ti avvolgeva in uno stato di pace e riflessione.
Il pomeriggio siamo andati al bosco dove Francesco predicava, circondati da un paesaggio verde spettacolare ed una tranquillità che poche volte riusciamo a goderci. Marco ci ha istruito sulla vita del santo.
La sera, siamo andati in montagna, sperando di avere qualche avvistamento.
Abbiamo scelto un posto, ci siamo sistemati tutti insieme. Marco ci ha chiesto di concentrarci un momento e di focalizzare i nostri pensieri e il nostro cuore nell’obiettivo. Poco dopo, sotto un Cielo, somigliante ad un velluto nero, adornato da migliaia di diamanti, ci godevamo un nuovo spettacolo di Balletto Cosmico, che ha fatto palpitare i nostri cuori, esaltati, felici, onorati.
Restavano pochi giorni di permanenza e ancora molte attività da fare.
L’11 agosto siamo andati al nord, in Friuli, dove ci aspettavano Elena Forgiarini e Stefano Lautieri chi ci hanno accolto a casa loro come fossimo i loro figli.
Abbiamo presentato “La Storia si Ripete” nel Camping Sabbiadoro, un luogo semplice pieno di pubblico di tutte le età, per la maggior parte giovani.
Quella sera, neppure la pioggia ci ha fermato, di fronte alla possibilità di sospendere lo show per il temporale, abbiamo deciso di proseguire, il Cielo ci ha concesso l’opportunità di realizzare lo spettacolo completo.
Siamo entrati in scena pronti a dare tutto e siamo riusciti a brillare, commuovendo il pubblico fino alle lacrime.
Quella sera è stato come rivivere gli esordi del nostro movimento, e questo ci ha lasciato un sapore dolce.
Il 16 agosto c’è stata la riunione delle Arche a Pordenone. Come sempre succede in questo tipo di incontri, si prova una montagna russa di sentimenti.
Quel pomeriggio, vicini all’immagine della Santa Madre, in un’atmosfera di profonda devozione e commozione, ancora una volta, Giorgio, il nostro nesso con il Cielo, ci regalava il privilegio di ascoltare la verità.
Finita la riunione, dovevo ritornare a Sant’Elpidio e l’angoscia iniziava a invadermi, era il primo saluto prima di partire, e sentivo tanta tristezza, dovevo separarmi dai miei fratelli, quella sera, parte del mio cuore è rimasto con ognuno di loro.
Il 17 agosto, Pina, Anna e Karim mi hanno portato a conoscere Pesaro, città dove sono cresciuti Karim e Jamil. Una giornata fantastica, sempre carica di emozioni.
Quella sera all’arca, mi aspettava una cena con alcuni dei fratelli. Non potete immaginare quanto è stato difficile salutare, ogni abbraccio e bacio, ogni parola, poche ore dopo sarebbe terminato questo sogno, questo mese e mezzo che è stato il più speciale nella mia vita.
Il mio essere è cambiato completamente dopo questo viaggio, e non sono semplici parole, qualcosa di diverso si è risvegliato dentro di me.
Voglio ringraziare tutti i fratelli italiani, che mi hanno accolto con tanto affetto, mi sono sentita a mio agio, tanto amata e in nessun momento ho provato nostalgia per l’Uruguay.
Grazie Julieta, perché ci hai dato il regalo più bello quest’anno, grazie di essere così dolce, coraggiosa e per averci scelto come tua famiglia, gli zii pazzerelli di quella benedizione che attendiamo ansiosi.
Grazie Antonella ed Anna che mi avete aperto le porte di casa vostra, con pazienza e amore, facendomi sentire come vostra figlia.
Ogni momento condiviso, passeggiate, pranzi, risate, pianti, abbracci hanno confermato che le nostre anime si conoscono da centinaia di anni, spiegando così la connessione immediata che ci unisce, l’amore immenso che sentiamo.
L’Italia mi ha segnato, sensibilizzandomi ed avvicinandomi veramente ed umanamente a Borsellino, Falcone, Peppino, dando un senso più profondo e tangibile alla lotta, facendo che in me vibri più che mai la sete di giustizia.
Fratelli, nel momento più difficile, mi avete dato le forze per non abbassare le braccia, per alzare la testa e lottare, aggrapparmi alla vita con più voglia, perché so che nonostante tutto, voi ci siete per me e non ho bisogno di altro.
Grazie Giorgio, per essere il nostro maestro, per riscattarci e spingerci a diventare la migliore versione di noi stessi.
Ci rivedremo presto, di questo sono sicura.
“L’amore è il calore della luce dell’essere. Per questo motivo l’amore l’abbraccia tutto.
L’amore è il calore e lo splendore dell’unità.
L’amore è l’essenza dell’universo”
Patricia Aboal.
Fray Bentos, 11 dicembre 2018.