Erano mesi che Raúl Blázquez, che conosco da 25 anni, mi diceva: “Fratello, voglio che tu venga a vedere tutto quello che c’è qui! Non puoi immaginarlo! Non voglio che vada perduto!
Siamo partiti a mezzogiorno e quando pensavamo di essere ormai quasi arrivati, dato che mancavano solo 30 km, abbiamo imboccato un sentiero di montagna in una zona soggetta a frane, con gallerie e precipizi. Un paesaggio aspro e molto bello, se non fosse per la strada stretta e degradata e l’assenza di guardrail, che non ci permetteva di superare i 20 km. all’ora.
L’impatto visivo che il luogo ha prodotto su di me è stato impressionante. C’ero stato 20 anni prima e all’epoca non c’era nulla, solo rovi e qualche tala e carrubo, in una terra arida e compatta. Ora vedevo ulivi, alberi da frutto, viti… edifici… pannelli solari… Era un altro mondo!
Ci siamo fermati davanti alla casa, ero ancora sorpreso da quello che stavo vedendo, quando Alejandro e Nicolás uscirono ad accoglierci e Alicia arrivò subito dopo dalla città di Villa Dolores. Raul era seduto all’interno della casa ed era molto emozionato di vederci.
CI HA CHIESTO DI RINGRAZIARE TUTTI I FRATELLI PER L’AFFETTO CHE GLI HANNO DIMOSTRATO DURANTE LA SUA MALATTIA E PER LE LORO PREGHIERE.
QUANDO CE NE SIAMO ANDATI CI HA RIPETUTO LA RICHIESTA.
Ma torniamo indietro. Ho trasmesso a Raul la mia ammirazione per ciò che stavo vedendo… per ciò che aveva costruito dal nulla…
Mi ha detto che quando arrivò dormiva nel furgone sotto gli alberi perché non poteva montare la tenda per paura delle vipere locali (yarará, serpente a sonagli e corallo) e che la prima cosa che ha fatto è stata “la piccola stanza per le sanazioni” dove ha ricevuto centinaia di persone alle quali offriva pratiche di guarigione. Per queste prestazioni ha ricevuto ogni tipo di alimenti che ha usato per il proprio fabbisogno e per dare da mangiare ai bambini che arrivavano al comedor (mensa) che aveva aperto a tale scopo. Con i soldi che ha ricevuto dal suo pensionamento e con la collaborazione di alcune persone, poco a poco ha costruito ciò che c’è adesso.
Il risultato di queste fatiche ha portato a: 1) la casa in cui vive, composta da 3 camere da letto, cucina, soggiorno e bagno; veranda, garage e barbecue, con una cisterna dove è immagazzinata l’acqua di una fonte sotterranea e – sebbene possa contare sulla fornitura di elettricità – ci sono due strutture con pannelli a energia solare; 2) una lavanderia con soppalco, due depositi per attrezzi e materiali vari; 3) un capannone (che fungeva da sala da pranzo per bambini), di 30 m. per 20 m. che ha un seminterrato, una cucina, una camera e due bagni, oltre ad una struttura per posizionare un soppalco, parte del quale è già stato realizzato dopo l’arrivo di José, un fratello di Gualeguaychú che si era stabilito lì, e il comedor era diventato anche un laboratorio in cui ai bambini veniva insegnata la falegnameria; 4) infine, è stato aggiunto un capannone dove vengono custoditi altri attrezzi, macchine per falegnameria e per la produzione di olio d’oliva, arnie per alveari ed estrattori a tamburo per miele, un gruppo elettrogeno, batterie, frigoriferi e congelatori a gas. All’esterno ci sono altre due strutture con pannelli solari.
Tutti questi luoghi sono collegati da strade interne, tra cui sono stati piantati 100 ulivi, 70 alberi da frutto (pruni, peschi, melograni, ecc.) e 40 piante di viti di moscato. Tutte le piante vengono irrigate con un sistema di gocciolamento di acqua contenuta in quello che era un serbatoio australiano modificato con sistemi di filtrazione dell’acqua per evitare l’ostruzione dei fori.
22 dicembre 2019