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hielopolar100L’estensione marina è la quarta più ridotta da quando sono iniziate le osservazioni spaziali

L’11 settembre 2015 ha rappresentato una data simbolica per ovvie ragioni, con le commemorazioni per le vittime dell’attacco terroristico alle Torri gemelle che hanno unito il mondo occidentale e non solo. Quest’anno, però, lo stesso giorno ha fornito al pianeta un altro segnale d’interesse globale, benché di tutt’altra natura: come ha certificato la Nasa poche ore fa, l’11 settembre 2015 il ghiaccio marino artico sembra aver toccato il suo minimo annuale. Secondo una prima analisi dei dati satellitari da parte degli scienziati della Nasa e del National snow and ice data center (Nsidc), l’estensione del ghiaccio marino si è ridotta a 4,41 milioni di kmq, ovvero 1,81 milioni in meno della media 1981-2010.


La copertura di ghiaccio marino  si è sciolta quest’anno a un ritmo relativamente lento nel mese di giugno, il mese in cui l’Artico riceve più energia solare. Tuttavia, il tasso di perdita di ghiaccio ha accelerato nel mese di luglio, e in agosto è stato più veloce del consueto (in un mese in cui le perdite di ghiaccio in genere cominciano invece a rallentare). A quel punto, un grosso “buco” è apparso nella banchisa nei mari di Beaufort e di Chukchi in agosto: l’oceano ha assorbito una quota maggiore di energia solare, accelerando il processo di fusione del ghiaccio. «In passato il ghiaccio marino artico era come una fortezza – ha spiegato  Walt Meier, del Nasa Goddard space flight center – L’oceano non poteva che attaccare dai lati». Ora è diverso.

Nonostante tutto, il 2015 non ha rappresentato un record assoluto, anche se ci si è avvicinato molto. La superficie coperta dai ghiacci al Polo nord è stata la quarta più piccola da quando sono state avviate le osservazioni dallo spazio, nel 1978. La calotta di ghiaccio artico cresce e si restringe ciclicamente con le stagioni, coprendo una porzione più o meno vasta di mare. È un processo naturale, ma la sua estensione minima estiva, che si verifica alla fine della stagione “calda”, è in calo dalla fine del 1970 in risposta a un aumento delle temperature; dal 1996, inoltre, la diminuzione del ghiaccio marino ha accelerato. Non a caso, le dieci estensioni minime più basse rilevate da satellite si sono verificate negli ultimi undici anni. «La calotta artica diventa sempre meno resistente, e non ci vuole più molto perché si sciolga», conclude Meier.

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[16 settembre 2015]
http://www.greenreport.it/news/clima/nasa-il-ghiaccio-artico-anche-questanno-ha-raggiunto-il-suo-minimo-video/

https://www.youtube.com/watch?v=OpwM6PfcIbg


Clima, anche ad Agosto temperature record. NOAA: il 2015 sarà il più caldo di sempre

Wwf: «I leader di tutto il mondo abbiano il coraggio di cambiare il cambiamento climatico»
A Bruxelles i ministri dell’Ambiente Ue per definire posizione comune alla Cop21. Greenpeace: «Target insufficienti»
[18 settembre 2015]
 
Da mesi, ogni nuovo rapporto periodico della Noaa (la National oceanic and atmospheric administration) sull’andamento delle temperature medie globali individua un nuovo record per il periodo di riferimento. Non fa eccezione l’analisi relativa al mese d’agosto, da poco concluso: con 0.88 °C in più rispetto alla media del 20 secolo, quello del 2015 è stato l’agosto più caldo mai registrato, sorpassando così anche il record stabilito dall’agosto 2014 di 0.09°C.

«Il 2015 rappresenta uno ‘spartiacque’ nella storia del clima – commentano dal Wwf Italia –, non solo per i  dati record di febbre del pianeta ma anche per l’opportunità che abbiamo di concordare un nuovo accordo sul clima il prossimo dicembre. Questa lunga sequenza di record di temperatura deve essere un monito per i  leader di tutto il mondo affinché abbiano il coraggio di ‘cambiare il cambiamento climatico’. Se non taglieremo drasticamente i gas serra dovremo fare i conti con un clima assolutamente imprevedibile, irriconoscibile e devastante per i sistemi naturali e tutta l’umanità».


 
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Le temperature medie registrate dal Noaa, incrociate con i modelli climatici realizzati dall’istituzione statunitense, hanno portato inoltre i ricercatori ad affermare che – al 97% delle probabilità – sarà il 2015 l’anno più caldo di sempre, o meglio dal 1880, ossia dall’inizio delle serie storiche a nostra disposizione. Un record che, non a caso, appartiene al momento al 2014.

La Conferenza Onu sul clima, in programma a Parigi a fine novembre, sarà un crocevia fondamentale per provare a fermare quest’escalation. Nello stesso giorno dell’aggiornamento dei dati Noaa, oggi a Bruxelles si è svolto il meeting tra i ministri dell’Ambiente Ue per decidere la posizione comune da portare al tavolo dei negoziati della Cop21: l’Unione europea, emerge, punta a un taglio delle emissioni al 2030 di almeno il 40 per cento rispetto ai livelli del 1990.

«La posizione dell’Ue – commenta Luca Iacoboni, responsabile della campagna Clima ed energia di Greenpeace Italia – è ancora ben lontana da quanto serve per riuscire ad ottenere un efficace accordo globale. L’Europa può e deve fare di più per velocizzare la transizione energetica verso un sistema che si basi completamente sulle rinnovabili, impegnandosi al contempo ad abbandonare definitivamente l’utilizzo di combustibili fossili. A Parigi, inoltre, ci sarà bisogno di un fronte unito che supporti l’uscita dall’era fossile a livello globale entro il 2050».

Simbolicamente, in contemporanea con il meeting di questa mattina, diverse associazioni ambientaliste – Change Partnership, Climate Action Network Europe, Friends of the Earth Europe, Greenpeace, Nature Code, Oxfam International, Transport & Environment e WWF – hanno messo in scena un “tiro alla fune” simbolico tra gli inquinanti combustibili fossili e le energie rinnovabili, per chiedere ai governi dell’Ue di schierarsi dalla parte dei cittadini e costruire un futuro che sia rinnovabile al 100 per cento, con il fondamentale contributo dell’efficienza energetica.

I Paesi europei dovrebbero dunque mirare a impegni più ambiziosi in fatto di clima e, nell’ambito della Conferenza di Parigi, dovrebbero accordarsi per creare un meccanismo globale di controllo che ogni cinque anni permetta di rivedere al rialzo i propri obiettivi. «Ancora una volta – conclude Iacoboni – su un tema vitale come il contrasto ai cambiamenti climatici, l’Italia dimostra scarso coraggio e mancanza di leadership, appiattendosi sulle posizioni della maggioranza. Inoltre, la credibilità del nostro Paese è pesantemente minata dai piani del governo nazionale che, inspiegabilmente, continua a puntare sulle trivelle, affossando rinnovabili ed efficienza».


http://www.greenreport.it/news/clima-anche-ad-agosto-temperature-record-noaa-il-2015-sara-il-piu-caldo-di-sempre/