Cody, il bambino con le protesi che cura i veterani

Cody, il bambino con le protesi che cura i veterani

cody-mccasland100CODY, IL BAMBINO CON LE PROTESI CHE CURA I VETERANI
Ha 11 anni, sogna le Paralimpiadi.
Visita i soldati rimasti mutilati in guerra che dicono: «Il suo sorriso è contagioso»
Kevin McCloskey è un veterano dell’Afghanistan. Una bomba esplose sotto il suo mezzo, maciullandogli le gambe, provocandogli ustioni, riempiendogli di schegge un occhio. Lauren, la sua fidanzata, vide un bimbo in tv. Correva. E sorrideva. Non aveva gambe, solo due piccole protesi. Cercò i genitori, Tina e Mike: «Vorrei che incontrasse Kevin».
Fu così che Cody, il bimbo texano con le protesi che corre felice, e Kevin, l’eroe di guerra tornato a casa con le stampelle, si incontrarono. «Mi ha visto e ha detto: “Ciao, sono Cody”. E ha cominciato a ballare». Sulle lame delle protesi. Era il suo modo per dirgli: «Ehi, puoi farlo anche tu!».
cody-mccasland1Cody McCasland aveva 7 anni, ora ne ha 11. Nato prematuro con una rara sindrome, gli hanno amputato le gambe quando aveva 15 mesi. Poi, anni da incubo: operazioni e blocchi respiratori. Lui e le protesi: non c’è sport che non abbia provato. Con un sorriso che fa innamorare. In acqua dai nove mesi, fra i 3 anni e i 6 saliva sui cavalli o giocava a baseball e calcio. Corre, salta, partecipa a minitriathlon, usa l’handbike . Soprattutto, nuota: «Il mio sogno è la Paralimpiade di Rio». Una sua foto, con lui in pista, le sue protesi e il suo sorriso meraviglioso lo ha fatto diventare una star della rete. «So che ispira gli altri e questo mi onora»: Tina, allora insieme a Mike, non gli ha mai precluso nulla, in primo luogo lo sport, alla stessa maniera della sorellina Callie.
Dopo l’incontro con Kevin, Cody ha cominciato ad andare nei Veterans Administration Hospital, dove ci sono soldati rimasti paraplegici, non vedenti, amputati. Un giorno era al Brooke Army Medical Center. C’era il colonnello dei Marines Tim Karcher, veterano di Afghanistan e Iraq. Aveva perso le gambe per una bomba vicino a Sadr City: «Cody è stato indimenticabile». C’erano marines di due metri che hanno superato mille volte la morte. Anche lui sa cosa vuol dire essere vicino a morire. «Mi chiamo Cody» e iniziava a ballare e correre. Parla di ciò che vive. Per questo quei soldati gli credono. « Be strong, never give up, siate forti, mai arrendersi». Sa farli sorridere. «I soldati vedono Cody correre e quel suo sorriso è contagioso», spiega Tina. Vuole diventare medico: «Per far stare meglio gli altri e aiutarli a non soffrire».
Fra pochi giorni partirà per l’Italia. Sabato sarà a Roma, in Vaticano, per ricevere il Premio Sciacca. «Conosco l’Italia: al Colosseo c’erano i gladiatori e in Vaticano c’è il Papa». Come la mamma, Cody ha fede: «Credo in Dio e so che mi aiuta a superare i momenti duri». Tina sa quel che Cody ispira: «Sono stupita dell’effetto che ha sugli altri, è così giovane. È una benedizione anche per la mia vita e non vedo l’ora di vedere quel che Dio ha pianificato per lui».
Claudio Arrigoni
5 novembre 2012© RIPRODUZIONE RISERVATA

Fonte: corriere.it