CRIMINI E PEDOFILIA IN VATICANO
MI PERMETTO DI RICORDARE CHE CONTRO QUESTO PECCATO È DIFFICILE OTTENERE IL PERDONO DI CRISTO, SOPRATTUTTO PER I CONSACRATI CHE HANNO TRADITO. MA ANCHE CHI TACE E ADDIRITTURA PROTEGGE CHI SI MACCHIA DI QUESTI ORRENDI DELITTI È DA CONSIDERARSI ALLO STESSO MODO COLPEVOLE SE NON PEGGIORE DI COLORO CHE LI HANNO COMMESSI.
STIGMATIZZATO
Maureen Dowd, New York Times, 11 aprile
DOSSIER SPECIALI: CRIMINI IN VATICANO (1ª parte) / CRIMINI IN VATICANO (2ª parte)
PAPA: SODANO, “LA CHIESA E’CON TE, DOLCE CRISTO IN TERRA”
(AGI) – CdV, 4 apr. – “Buona Pasqua Padre Santo, la Chiesa e’ con te, dolce Cristo in terra”. Con questa antica e significativa espressione il decano del Collegio Cardinalizio, Angelo Sodano, si e’ rivolto a Benedetto XVI all’inizio della messa di Pasqua con un gesto non previsto ma reso necessario dalla drammaticita’ del momento. “La liturgia della Chiesa – ha detto il porporato – ci invita a una santa letizia: anche se scende la pioggia su questa storica piazza il sole risplende sui nostri cuori, ci stringiamo a lei roccia indefettibile della Santa Chiesa di Cristo. “Oggi – ha continuato – con lei sono i cardinali i vescovi e i 400 mila sacerdoti. E’ con lei il popolo che non si lascia impressionare dal chiacchiericcio”.
LEGIONARI DI CRISTO, FONDATI DA UN PEDOFILO. LA CONGREGAZIONE CHE DISCONOSCE IL SUO “CREATORE”
di Maurizio Chierici
Nessuno ricorda le disavventure pedofile dei Legionari di Cristo, ma qualche giorno fa, con discrezione rispettata dal silenzio dai media italiani (unica eccezione, Il Fatto quotidiano) i Legionari hanno chiesto perdono. E i commenti sulle ombre di questa “macchina da guerra” sono fioriti su giornali e tv delle due americhe e della Spagna. Perché coinvolge una congregazione che ha potere, capitali e un’influenza in frenetica espansione: 800 sacerdoti, 2.500 seminaristi. Università e seminari a Roma, Monterrey, Connecticut, New York, Salamanca, Brasile e America Latina. Della congregazione religiosa (approvata da Giovanni Paolo II nel 1983) non viene ricordata mai la figura del fondatore, venerata nei secoli da ogni altra congregazione con l’orgoglio ricordare chi ha raccolto i fedeli nel segno della fede. Della smemoratezza si capisce perché. Il fondatore Marcial Maciel era pedofilo e pederasta. Ha vissuto una doppia vita: la vita di un sacerdote cattolico “ispirato dalla grazia divina”, la vita di un orco che approfittava dei ragazzi in seminario. “Siamo profondamente costernati e confermiamo che le accuse contro Maciel sono vere”. Poche parole di imbarazzo. Nel tormento che fa tremare la Chiesa, impossibile ormai nascondere le verità sepolte sotto l’ipocrisia. “E non guardiamo più alla sua figura come modello di vita cristiana e sacerdotale”. Che non fosse un esempio da seguire lo si sapeva da tempo, ma Maciel respingeva “sorpreso e indignato” le accuse di ex seminaristi ormai adulti ma con ferite che non rimarginavano. I Legionari inorridivano “per le falsità” che il loro padre morale allontanava con sdegno: invidia, manovre comuniste, marciume dei protestanti dell’altra America i quali non sopportavano l’onda irresistibile dei nuovi testimoni di Roma. Maciel poteva contare sulla solidarietà dell’economia e della politica, ma anche del Vaticano. Ma le denunce escono dai sacri corridoi dei poteri, allarmati dalle cronache di giornalisti che avevano raccolto il dolore delle vittime. Non voce di tutti; solo la voce di chi aveva trovato il coraggio di raccontare le violenze. Maciel protestava; gli amici che contavano provvedevano. Un canale televisivo messicano, il solo ad aver raccolto le testimonianze sull’infanzia rubata, viene asfissiato da blocco della pubblicità. E chiude.
Marcial Maciel, monsignore messicano è morto a fine secolo quando aveva a 87 anni ma era stato ridotto allo stato laicale a 84: per la prima volta nella storia recente della Chiesa, un Papa (Giovanni Paolo II) aveva privato della messa ad un sacerdote accusato di pederastia. La tenacia del cardinale Ratzinger lo aveva preteso per rispondere alle denunce accumulate in quarant’anni di istruttorie che si erano perdute nei corridoi vaticani. Distrazioni consuete a tante istituzioni e le vittime accusavano la Chiesa di coprire e tacere mentre le rivelazioni si moltiplicavano dal New York Times alle televisioni della costa pacifica. Alla fine la condanna si abbatte su un protagonista che aveva inorgoglito pontefici e burocrazie di Roma. Le quali salvano la grande opera realizzata da Maciel ma non nascondono il peccato.
Marcial Maciel aveva fondato i Legionari di Cristo nel 1941. Li ha governati fino a quando l’interminabile inchiesta delineava le conclusioni. Per un tempo troppo lungo ha salvato il potere nel quale era riuscito ad aggregare politici e soldi. Lo avevano battezzato “parroco dei miliardari”. Un seminarista, sette anni fa aggiunge qualcosa: “Soldi e politica riguardano altre chiese dell’America Latina”. Quando Maciel inventa i Legionari di Cristo, il Messico è convalescente dalle guerre cristologiche nelle quali la persecuzione isterica di Benito Juarez e dei laici al potere non distinguevano tra il clero che si mescolava alla gente e i vescovi legati alle oligarchie agrarie e militari combattuto dalla loro rivoluzione. Maciel ha attraversato l’angoscia di quegli anni progettando una compagnia di preti legionari, strutture meno culturalizzate dei gesuiti, ma politicamente più intransigenti dell’Opus Dei. Pio XII ha riconosciuto il valore di “un’armata pronta alla battaglia”.
Passa il tempo e diventano le “pupille degli occhi” di Giovanni Paolo II che si lascia affascinare dall’ipotesi di una diga integralista nell’America Latina animata dalle filosofie mercantili del neo liberismo, anche se la novità alla quale Marcial Maciel affida l’impegno di contenere il flusso popolare della teologia della liberazione, sceglie una definizione che suscita sospetti nel continente dove metà della gente resta sull’orlo della fame. I Legionari predicano la Teoria della Prosperità con una determinazione che sfiora il militarismo. Nel 1962 (racconto di un ex legionario uscito dall’ordine) nel cortile del collegio universitario di Anhaus, il più elegante e informatizzato del Messico – studi televisivi e postazioni radio uniche nel paese – gli studenti del seminario aprivano l’adunata del mattino alzando la mano destra per gridare felici “Heil Christus”. Brivido che riporta al delirio degli anni di Hitler. Ma ai Legionari serviva una scossa per contendere all’Opus Dei latina la formazione dei “leader dall’azione positiva”. Escono dal grembo dei Legionari ministri del governo del presidente messicano Fox (decaduto tre anni fa). Legionaria anche la moglie, Legionario Emilio Atzcarraga, proprietario di Televisa, la più importante holding in lingua spagnola del mondo. Legionaria la reginetta messicana della birra maritata con l’ambasciatore americano in Messico, compagno di scuola e amico del cuore dell’ex presidente Bush. Insomma, Lopez Obrador, candidato dalla sinistra alla poltrona di presidente, si era scontrato con ostacoli da scalare come montagne. E ha vinto l’avversario che i Legionari spingevano: Calderon, ombra di Fox. Intanto l’internazionale dei Legionari usciva da Città del Messico per aprire università e seminari in 18 paesi.
L’università romana accoglie i visitatori nei tavoli di un ristorante raffinato, mobili e quadri di antiquariato; pietanze e vini della grande cucina serviti da novizi in divisa con sottana. Qui è invecchiato fra gli onori Marcial Maciel. Fino alla “scomunica del Papa” i suoi Legionari non abbandonavano il sogno di vederlo fra i beati per pareggiare la concorrenza col Balaguer dell’Opus Dei.
Lo scontro più duro tra Opus Dei e Legionari si è consumato in Messico attorno al santuario della Vergine di Guadalupe, Lourdes dei due continenti. Dove miliardari di ogni America continuano ad assicurare l’eternità alle loro spoglie nei loculi scavati sotto l’altare, piccole tombe che costano più di una barca di sessanta metri o di un jet per dieci persone ma vengono considerate “buoni investimenti perché accorciano la strada verso il paradiso”. Alla fine l’Opus Dei ha vinto. E il santuario dei loculi d’oro è nelle mani del vincitore.
IL FATTO 6 aprile 2010
“UNO SCANDALO ENORME MI RICORDA IL WATERGATE”
Parla Timothy Shriver, opinionista del Washington Post
Se la Chiesa non confessa le proprie colpe, noi cattolici dovremo cercare altrove una guida spirituale.
ALIX VAN BUREN
«Se questa Chiesa, con la sua attuale gerarchia, col suo Papa e i suoi vescovi, non saprà confessare la Verità; se continuerà a nascondere le proprie colpe, come Nixon lo scandalo Watergate; se si dimostrerà più votata al potere che a Dio, allora noi cattolici dovremo cercare altrove una guida spirituale». Sono parole di piombo quelle che scaglia Timothy Shriver, erede dei Kennedy, il clan più cattolico d´America, figlio di Eunice, di cui ha ripreso la missione: battersi a favore dei “diversamente abili” in qualità di presidente delle Special Olympics fondate dalla madre. La sua invettiva ieri è apparsa sotto forma di un appello sul Washington Post. E subito ha avuto risonanza mondiale.
Timothy Shriver, lei è cresciuto all´interno di un bastione del cattolicesimo, legato alla Chiesa d´Irlanda. Eppure uno dei suoi fendenti più duri è riservato al Cardinale Arcivescovo d´Irlanda. Perché?
«Perché lui, come molti altri vescovi nel mondo, non solo non è intervenuto contro gli abusi, ma a quanto pare si è prodigato nell´insabbiare lo scandalo. E la pista non si ferma lì: sembra condurre più in alto, allo stesso Papa, che da arcivescovo di Monaco forse ha avuto una parte nel rinviare il problema senza affrontarlo. Tutto questo mi ricorda lo scandalo Watergate».
Lei traccia, nientemeno, un parallelo fra il Vaticano e l´Amministrazione Nixon?
«Le similitudini sono molte. Ciò che sembrava un´infrazione di poco conto, l´irruzione di un paio di ladruncoli nelle stanze del Watergate, finì per scoperchiare la corruzione ai più alti gradi del potere. Risultò coinvolto il presidente, costretto alle dimissioni».
Lei vuole dire che Ratzinger dovrebbe dimettersi?
«No, non dico questo. La vita del Papa è segnata dalla devozione, dobbiamo confidare che lo Spirito Santo operi attraverso di lui. Però lui deve dimostrare, con urgenza, la leadership spirituale e morale cui noi cattolici agogniamo».
E se non lo facesse?
«Allora dovremo rivolgerci altrove. Il mondo è pieno di uomini e donne santi, leader monastici, laici, dedicati alla missione di Dio: leggeremo i loro libri, ascolteremo le loro parole, per tornare alla fede che noi professiamo, che è fede in Dio, e non in una gerarchia che ha perso credibilità, e pare più votata a conservare il potere che a vivere nello spirito del Vangelo».
LA REPUBBLICA EDIZIONE NAZIONALE 6 APRILE 2010
LA STAMPA ESTERA CONTRO IL PAPA “A PASQUA SILENZIO SULLA PEDOFILIA”
Il Vaticano: “È solo una campagna diffamatoria”
Dal Pais a Le Monde: “Nessuna parola sulle violenze dei sacerdoti”
CITTÀ DEL VATICANO – L´orgoglio cattolico in difesa del Papa si materializza – a sorpresa – prima della solenne Messa di Pasqua nella persona del cardinale decano Angelo Sodano. Vera e propria alzata di scudi per difendere il Pontefice dalle critiche per lo scandalo della pedofilia nella Chiesa.
Critiche apparse ancora ieri sui maggiori giornali europei e statunitensi, con qualche autorevole testata – come il Washington Post – che chiede persino le dimissioni di Benedetto XVI. «Santità, tutta la Chiesa le è vicino ed il popolo di Dio non si lascerà impressionare dal chiacchiericcio del momento», declama Sodano davanti a Benedetto XVI. Un fuori programma inedito destinato a sollevare anche interrogativi e polemiche là dove il cardinale Sodano dà l´impressione di voler derubricare lo scandalo della pedofilia tra i preti a un banale «chiacchiericcio». Come, in effetti, avviene ieri negli editoriali dei più importanti quotidiani internazionali che quasi all´unanimità mettono l´accento sui «silenzi» che il Pontefice ha osservato sui preti pedofili durante la Settimana Santa e nella omelia di Pasqua tenuta dalla Loggia della Benedizione della basilica vaticana. Come, ad esempio, scrivono El Pais in Spagna, il Times e il Guardian nel Regno Unito, Le Monde in Francia, che nelle edizioni di ieri hanno puntano il dito contro «le mancanze» di Benedetto XVI sulla pedofilia nella Chiesa. «Il Papa ha terminato la Settimana Santa così come l´aveva iniziata – scrive, tra l´altro, El Pais -, senza pronunciare una sola parola sui casi di abusi sui minori».
Il Times di Londra riporta invece le proteste che hanno segnato la messa pasquale nella cattedrale di Dublino, in Irlanda, con un gruppo di fedeli che ha tentato di portare fin sull´altare delle scarpe da bambino per ricordare le vittime degli abusi al grido di “vergogna” rivolto all´arcivescovo Diarmuid Martin. Negli Usa, critiche dal New York Times – che con Maureen Dowd ha suggerito polemicamente alla Chiesa di servirsi di «sessorcisti» più che di esorcisti – e dal Washington Post, che paragona la crisi del clero cattolico allo scandalo Watergate degli anni ‘70 che costrinse il presidente Nixon alle dimissioni. Attacchi anche dal settimanale tedesco Der Spiegel che accusa il Papa di aver «guastato i rapporti con ebrei e musulmani, con molti cattolici, e anche con i tedeschi che, al momento della sua elezione erano tanto fieri di lui».
È solo «un´eclatante campagna diffamatoria» che mira a colpire non i preti pedofili ma direttamente il Papa», controbatte la Radio Vaticana, che cita un rapporto governativo Usa del 2008 secondo cui i sacerdoti cattolici coinvolti in casi di abusi sarebbero meno dello 0,03%. Mentre oltre il 64 per cento dei casi di abusi sono commessi da genitori, parenti o conviventi, dunque all´interno delle relazioni familiari. «La Chiesa – ricorda la nota trasmessa nel radiogiornale internazionale – difende la giustizia, e la prima giustizia è il diritto alla vita, difende la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna».
Così c´è chi vede nelle critiche l´obiettivo di escludere la Chiesa dal dibattito pubblico su temi cruciali; per non parlare poi di «avvocati senza scrupoli che tentano di mettere le risorse del Vaticano alla portata dei tribunali».
Papa Ratzinger, intanto, tornato a parlare in pubblico ieri, lunedì di Pasquetta, da Castel Gandolfo ha ricordato ai sacerdoti di essere «come gli angeli». Una esortazione fatta forse per indicare, indirettamente, la strada da seguire per «pulire» la Chiesa da quella parte del clero che si è macchiata di peccati imperdonabili come le violenze sessuali su minori.
(o. l. r.)
LA REPUBBLICA EDIZIONE NAZIONALE 6 APRILE 2010
NORVEGIA, VESCOVO CONFESSA E SI DIMETTE. GEORG MUELLER HA 58 ANNI, L’EPISODIO RISALE A VENTI ANNI FA
La Chiesa Norvegese ammette: “Siamo sconvolti”
“Ho abusato di un ragazzo minorenne”
OSLO – Mentre le prime pagine dei giornali riportano il “serrate le fila” in Vaticano contro gli attacchi al Papa, arriva una nuova notizia di abusi da parte di una alta autorità cattolica. E arriva dalla Norvegia, terra finora rimasta lontana da questo genere di scandali.
Un vescovo cattolico norvegese, Georg Mueller, ha confessato di aver abusato sessualmente di un ragazzo minorenne. La notizia viene riferita dalla tv di stato norvegese, Nrk. In seguito alla confessione il prelato ha dato le dimissioni nel giugno dello scorso anno.
E’ il primo caso di pedofilia legato alla Chiesa cattolica in Norvegia e il caso è stato confermato dalle autorità ecclesiastiche con una nota dai toni accorati: “La chiesa cattolica norvegese – si legge – è sotto shock dopo la rivelazione che l’ex vescovo di Trondheim (nel sud del Paese) si è dichiarato colpevole di abusi su un minore, ragione delle sue dimissioni lo scorso anno”.
Georg Muller, 58 anni, è originario di Trier in Germania. Secondo il quotidiano Adresseavisen, che ha reso nota la vicenda, gli abusi risalgono a più di 20 anni fa, quando Muller era sacerdote a Trondheim. La vittima era un ragazzo del coro che oggi ha circa 30 anni e ha ricevuto un indennizzo dalla chiesa.
(07 aprile 2010)
LA REPUBBLICA EDIZIONE ONLINE
25 SACERDOTI E UN VESCOVO ACCUSATI A VERONA DI VIOLENZE SU EX ALLIEVI SORDI, MA I REATI NON SONO PIÙ PERSEGUIBILI
di Vania Lucia Gaito
L’agghiacciante vicenda dell’Istituto Provolo per sordi, di Verona, sfociata nella testimonianza pubblica di 67 ex allievi che denunciano le violenze sessuali subite, rievoca il caso americano di padre Murphy, venuto recentemente alla ribalta delle cronache. Testimonianze precise, che coinvolgono 25 sacerdoti e un vescovo, tutti citati per nome. Il vescovo è monsignor Giuseppe Carraro, vescovo di Verona morto nel 1981, per il quale è in corso un processo di beatificazione. Dagli anni ’50 fino al 1984, una sequenza di orrori. Eppure non ci saranno indagini e processi per i sacerdoti coinvolti, neppure per quelli ancora in vita: è intervenuta la prescrizione e i reati non sono più perseguibili. La legge italiana prevede infatti tempi precisi entro i quali i procedimenti per abusi sessuali ai danni di minori possono essere perseguiti: 10 anni.
“La prescrizione decorre dalla data in cui viene consumato il reato”, afferma l’avvocato Paola Rubino, difensore di parte civile nel processo a carico di padre Turturro (sacerdote antimafia di Palermo, accusato nel 2003 di aver compiuto abusi sessuali ai danni di alcuni bambini della sua parrocchia), conclusosi con la condanna in primo grado a sei anni e mezzo. “Quella della prescrizione è una problematica legata a tutti i tipi di reato, in particolar modo i tempi diventano problematici quando si parla di abusi sessuali. Si tratta di reati consumati con modalità particolari, spesso la vittima è già di suo psicologicamente debole, perché viene da situazioni personali o familiari problematiche. Si instaura poi tra abusante e abusato un meccanismo simile a quello del plagio. Non di rado occorre parecchio tempo, anche anni, prima che la persona offesa sia capace di denunciare l’abuso.”
Come nel caso dei bambini sordi dell’istituto Provolo, come per i bambini delle scuole irlandesi del rapporto Ryan, come per i casi americani, trascorrono spesso anni. Molto però dipende dalla volontà politica di perseguire realmente certi crimini. Negli Stati Uniti, per esempio, lo stato della California approvò una legge che creava una finestra di un anno durante la quale potevano essere presentate denunce senza limiti retroattivi di tempo, in modo che anche abusi commessi decenni prima potessero essere perseguiti e risarciti. In Italia, al contrario, spesso non si riesce ad arrivare a sentenza definitiva prima che siano trascorsi i fatidici dieci anni della prescrizione. Come nel caso di don Giorgio Carli che, condannato in appello a sette anni e mezzo, ha visto prescriversi il reato prima della fine del processo in Cassazione. “Non è soltanto un problema legato alla tardività delle denunce” prosegue l’avvocato Rubino. “I fattori concomitanti sono molti, le indagini che si dispiegano in lunghi archi temporali, il fatto che molti magistrati siano oberati di lavoro, e poi ovviamente i tempi tecnici tra l’avviso di conclusione delle indagini, il rinvio a giudizio, l’udienza preliminare e tutti quei passaggi previsti dalla procedura. Ovviamente si tratta di un problema che investe sia il denunciante che il denunciato: nel primo caso perché potrebbe intervenire la prescrizione e il reato non sarebbe più punito, nel secondo perché se l’imputato non è colpevole dei reati a lui ascritti la sua innocenza dovrebbe essere riconosciuta il prima possibile.” Spesso le vittime non denunciano perché non hanno la certezza che un eventuale processo si concluda nei termini previsti dalla legge, quindi, ma anche perché temono il giudizio sociale. “Gran parte della società è impreparata, incapace di fronteggiare l’abisso oscuro della pedofilia. Certo, si affronta come tematica astratta, ma quando si ‘incarna’ nel vicino di casa, nel collega di lavoro o nel proprio parroco non si riesce più a coniugare l’immagine pubblica di quella persona con le accuse. E’ uno dei motivi per cui la società si schiera spesso al fianco dell’accusato, non della vittima, emarginando chi, con grande difficoltà, è riuscito a denunciare quanto subito” afferma Massimiliano Frassi, presidente dell’associazione antipedofilia “Prometeo”, che da anni chiede l’allungamento dei tempi di prescrizione del reato, se non che la prescrizione sia del tutto abolita. Frassi è stato fra i primi a schierarsi a sostegno delle vittime della pedofilia clericale e a rompere il muro del silenzio, organizzando già nel 2001 una conferenza con l’associazione “Snap”, che riunisce le vittime statunitensi dei preti pedofili. “Come altre associazioni, anche noi abbiamo ricevuto diverse segnalazioni di vittime di abusi da parte di religiosi, ma in particolare in questi casi ci viene chiesto di aiutare la vittima ma non si vuole sporgere denuncia. Quando si tratta di preti accusati di abusi sessuali, si arriva a situazioni veramente difficili, per la tendenza delle realtà locali a chiudersi in difesa dei propri sacerdoti.” Resta però aperta la possibilità di un risarcimento dei danni attraverso una causa civile: un danno infatti può manifestarsi anche parecchio tempo dopo, soprattutto laddove risulti di ordine soggettivo. Ma non serve assolutamente a condannare i colpevoli e, soprattutto, a tenerli lontani dai bambini.
IL FATTO 7 APRILE 2010
PRETI PEDOFILI, LA MOSSA DEL VATICANO. «IL PAPA PRONTO A INCONTRARE LE VITTIME»
Lo ha reso noto il portavoce padre Federico Lombardi
«Molti non cercano compensi, ma aiuto interiore e un giudizio nella loro dolorosa vicenda personale»
CITTÀ DEL VATICANO – Papa Benedetto XVI è disponibile a «nuovi incontri» con vittime dei preti pedofili. Lo ha reso noto a Radio Vaticana il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. «Molte vittime non cercano compensi economici, ma aiuto interiore, un giudizio nella loro dolorosa vicenda personale». È in questo contesto, spiega padre Lombardi, che il pontefice ha scritto nella lettera agli irlandesi «di essere disponibile a nuovi incontri».
CAPIRE – La Chiesa deve «anzitutto continuare a cercare la verità e la pace per gli offesi», ha aggiunto il portavoce vaticano. «Una delle cose che colpisce di più è che vengono oggi alla luce tante ferite interiori che risalgono anche a molti anni addietro – a volte di diversi decenni – ma evidentemente ancora aperte. C’è qualcosa che va ancora capito veramente».
DOPPIO GIUDIZIO – Secondo padre Lombardi, i colpevoli di questi reati devono andare incontro a un doppio giudizio: penale e canonico. «Bisogna continuare ad attuare con decisione e veracità le procedure corrette del giudizio canonico dei colpevoli e della collaborazione con le autorità civili per quanto riguarda le loro competenze giudiziarie e penali, tenendo contro delle specificità delle normative e delle situazioni nei diversi Paesi. Solo così – aggiunge – si può pensare di ricostuituire effettivamente un clima di giustizia e la piena fiducia nell’istituzione ecclesiale», ha aggiunto il portavoce vaticano. «La trasparenza e il rigore si impongono come esigenze urgenti di una testimonianza di governo saggio e giusto nella Chiesa».
IMPARARE DAL PAPA – Tutti, sottolinea padre Lombardi, dovremmo imparare da Papa Ratzinger «la costanza necessaria per crescere nella verità, rispondendo con pazienza allo stillicidio di “rivelazioni” parziali o presunte che cercano di logorare la credibilità sua o di altre istituzioni e persone della Chiesa. Di questo paziente e fermo amore della verità abbiamo bisogno».
RIVOLUZIONE SESSUALE – L’analisi di padre Lombardi è che è necessaria una più efficace formazione dei futuri sacerdoti, anche per quanto riguarda la loro sessualità, dopo la rivoluzione sessuale degli scorsi decenni e un diffuso secolarismo. «In fondo si tratta di riscoprire e riaffermare senso e importanza del significato della sessualità, della castità e delle relazioni affettive nel mondo di oggi, in forme molto concrete e non solo verbali o astratte. La formazione e la selezione dei candidati al sacerdozio, e più generalmente del personale delle istituzioni educative e pastorali, sono la premessa per un`efficace prevenzione di abusi possibili».
Corriere della Sera
09 aprile 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
Impensabili: ma il velo caduto sugli abusi ha rotto un dogma
di Marco Politi
Alla fine la valanga degli scandali è piombata ai piedi del trono papale. La firma di Ratzinger su una lettera del 1985, che sconsiglia l’espulsione immediata di un prete pedofilo, è un colpo pesante al Papato. Negli Stati Uniti colgono la crisi gravissima e agitano lo spettro delle dimissioni. “Un Papa può dimettersi?”, si domandano a New York. E poi: “Qualcuno può spingerlo a ritirarsi?”. Perché la mentalità anglosassone è fatta di un’essenzialità dalle formulazioni brutali. L’Autorità colta in fallo, il Potere supremo inchiodato nell’attimo in cui dice o fa ciò che non doveva né dire né fare perde credibilità, prestigio, autorevolezza. E l’unica via d’uscita per il leader dopo l’errore fatale è l’abbandono di campo. Giorni fa la vescova tedesca Margot Kaesemann si è dimessa da presidente delle Chiese protestanti di Germania per il solo fatto di essersi trovata in macchina con un tasso alcolico superiore a quanto permesso. Non sarebbe stata più credibile, ha spiegato.
“(In)Fallibile”, titola in copertina il settimanale tedesco Spie-gel, raffigurando Benedetto XVI. In Vaticano le dimissioni papali non sono in agenda, sono impensabili, sono inimmaginabili. Nessuno può chiederle, nessuno può costringerlo. Ma la paura sta invadendo i sacri palazzi. Si teme che la crisi – la più destabilizzante da quando i bersaglieri a Porta Pia cancellarono il millenario Stato pontificio – sia foriera di sviluppi impensabili, di contraccolpi imprevedibili, di sorprese sempre peggiori. Non cominciò così, dicono in America, il Watergate: un piccolo scasso effettuato da falsi idraulici? Sembrava un incidente facilmente circoscrivibile… Per la prima volta che il Papato si misura con un avversario più potente di qualsiasi stato, di qualsiasi movimento, di qualsiasi ideologia. L’opinione pubblica internazionale, che ha capito quanto la pressione dei media e dei processi abbia spinto la Chiesa a confessare le sue colpe, alzando il velo sugli insabbiamenti di crimini odiosi e ponendo la Suprema Autorità del cattolicesimo dinanzi ad una scelta cruciale: raccontare tutta la verità su ciò che è stato fatto o non fatto nel cuore stesso dell’apparato vaticano o lasciarsi travolgere da ondate di rivelazioni.
Se in America l’80 per cento dei cattolici non si riconosce nella linea tenuta da Ratzinger nelle ultime settimane, anche in Italia l’opinione pubblica non gli è favorevole. Il 62 per cento degli italiani “non approva l’operato della Chiesa e del Papa in questo frangente” (Istituto Piepoli). Perché Benedetto XVI non ha proseguito sulla via della denuncia e del pubblico mea culpa a Pasqua, quando il mondo intero guardava a lui. E perché arrivano nuovi materiali che lo chiamano direttamente in questione. I punti di vulnerabilità si stanno accumulando.
1. A Monaco di Baviera un prete pedofilo, accolto in diocesi solo per una terapia, viene riassegnato nel 1980 ad un’altra parrocchia. Il vicario generale (che si è assunto ogni responsabilità ) scrisse un memorandum in proposito all’arcivescovo Ratzinger. L’arcivescovo ha letto l’appunto? C’è un motivo, per cui in una realtà così attenta alle regole burocratiche come quella tedesca, non doveva essere letto?
2. Nel 1996 il vescovo di Milwaukee chiede alla Congregazione per la Dottrina della fede, guidata dal cardinale Ratzinger, di aprire un processo canonico contro il prete pedofilo Murphy, che ha abusato di duecento minori sordomuti. Nel 1997 mons. Bertone, vice di Ratzinger al Sant’Uffizio, autorizza l’apertura del procedimento. Nel 1998 il vescovo americano e un suo confratello vengono convocati in Vaticano da Bertone e il processo fermato, perché in Vaticano sono sorti improvvisamente “dubbi sulla fattibilità e opportunità”. Di fatto Murphy, vicino a morire, ha chiesto clemenza a Ratzinger. 3. Nel 2000 viene insabbiato il caso del fondatore dei Legionari di Cristo, padre Maciel, accusato di abusi plurimi. Ratzinger vorrebbe intervenire, ma resta aperto l’interrogativo su chi fra i collaboratori papali è riuscito a convincere Giovanni Paolo II a non aprire un’inchiesta.
4. I fatti di Oakland sono esplosivi . Un vescovo chiede nel 1981 alla Congregazione per la Dottrina della fede di ridurre allo stato laicale un prete pedo-filo, già condannato in tribunale e che ha chiesto personal-mente di lasciare la tonaca. Il cardinale Ratzinger, nella risposta data solo nel 1985, non disconosce i gravi motivi “e tuttavia” (attamen, che in latino è un “ma” molto rafforzato) invita il vescovo a tenere conto del “bene della Chiesa universale” e dei “danni” che potrebbero venire alla comunità parrocchiale. (Quest’anno, nella sua lettera gli Irlandesi, Benedetto XVI parlerà di “preoccupazione malriposta per il buon nome della Chiesa”). Il vescovo sostiene che il pedofilo crea più scandalo ai fedeli rimanendo nelle fila del clero che andandosene. Però il Vaticano non gli dà retta ed esige un esame “più accurato”. Solo nel 1987 al prete verrà tolta la tonaca.
La lettera riflette l’atmosfera nella Chiesa cattolica negli anni Ottanta: protagonisti sono le autorità ecclesiastiche, il prete accusato, il “bene della Chiesa”, l’eventuale scandalo per i fedeli. Le vittime non sono mai menzionate.
E’ un paradosso tragico che Joseph Ratzinger, il quale appena eletto pontefice si è battuto con grande fermezza e coerenza contro gli abusi sessuali del clero, venga oggi inseguito dai fantasmi di un passato in cui a tutti i livelli della Chiesa cattolica le “vittime non furono ascoltate” (come lui stesso ha scritto nel messaggio agli Irlandesi). Ma nel meccanismo delle rivelazioni c’è qualcosa di inarrestabile. E certamente si scaricano oggi su Benedetto XVI malumori, insofferenze e tensioni accumulate nell’opinione pubblica esterna e interna alla Chiesa nei confronti della sua linea tradizionalista, così chiusa alle riforme. Nell’arco di poche settimane è mutato l’oggetto del contendere. Non si parla più dei silenzi della Chiesa, ma è in discussione l’inattaccabilità o meno del Romano Pontefice. La sua credibilità internazionale. A sua difesa si stanno muovendo i grossi calibri. Vescovi e cardinali, l’Opus Dei, i Cavalieri di Colombo che in America hanno indetto una “novena” di solidarietà al Papa. In Italia si sta progettando una manifestazione dei cattolici in appoggio del Papa. Eppure, se non riuscirà a chiudere la vicenda con un atto di trasparenza totale, Benedetto XVI vedrà profilarsi sulla scena internazionale l’interrogativo bruciante: come potrà guidare la Chiesa cattolica? Con quale carisma?
IL FATTO QUOTIDIANO 11 APIRLE 2010
“DA RATZINEGR NUOVE INIZATIVE” PEDOFILIA, BERTONE ANNUNCIA LA SVOLTA
Le linee guida anti-abusi: i vescovi denunceranno i preti colpevoli
Sarà anche abolita la prescrizione. “Mi auguro la stessa severità da parte di altre istituzioni”
Giro di vite del Vaticano: riduzione allo stato laicale dei religiosi molestatori
ORAZIO LA ROCCA
CITTÀ DEL VATICANO – «Denunce alle autorità civili da parte dei vescovi». «Riduzione allo stato laicale su diretta decisione del Papa, senza processi, senza appelli e senza possibilità di revoche». «Abolizione della prescrizione». «Obbligo per i vescovi di salvaguardare i bambini isolando tempestivamente i chierici sospettati, anche in attesa di chiarimenti». Ecco – in sostanza – l´atteso giro di vite concepito dal Vaticano per far fronte al dilagare dello scandalo della pedofilia nel clero. Lo hanno annunciato ieri le autorità pontificie presentando le Linee guida per contrastare gli abusi sessuali su minori nella Chiesa.
Il documento – due pagine scritte in inglese pubblicate sul sito on line vaticano – contiene in sintesi parte delle norme varate riservatamente nel 2001 nell´Istruzione «Delicta Graviora» – I delitti più gravi – voluta dall´allora cardinale Joseph Ratzinger, prefetto dell´ex Sant´Uffizio, e firmata da Giovanni Paolo II. In quel testo la Santa Sede assunse, tra l´altro, la diretta competenza sui reati di pedofilia e di abusi sessuali tra i chierici, sottraendoli al controllo giuridico e repressivo dei soli vescovi locali. Ma rispetto al 2001, le Linee guida presentate ieri hanno due importanti novità proprio in materia di repressione. Per la prima volte viene sancito che i vescovi devono denunciare alle autorità civili i preti colpevoli e che la loro riduzione allo stato laicale può essere decisa su diretto intervento del Papa «anche senza un regolare processo e con un pronunciamento inappellabile». «Presto ci saranno altre sorprese per stroncare delitti tanto abominevoli. Le sta preparando il Santo Padre», ha annunciato ieri il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone da Santiago del Cile. Ma «mi auguro che facciano altrettanto anche altre istituzioni e religioni non cattoliche», ha aggiunto il porporato, escludendo che «la pedofilia sia collegabile al celibato sacerdotale, caso mai questo tipo di patologie sessuali sono da mettere in relazione alla omosessualità».
Le Linee guida sono divise in tre parti. Nella prima («Procedure preliminari»), si stabilisce che è compito dei vescovi indagare su «ogni accusa di abusi sessuali su minori da parte di un sacerdote». «Se l´accusa appare verosimile, il caso – puntualizza il testo – va riferito alla Congregazione per la dottrina della fede» con «tutte le informazioni necessarie» da parte del vescovo, che è obbligato anche a rendere note «procedure e misure» adottate per isolare i preti accusati e «per salvaguardare la comunità, incluse le vittime». Nella seconda parte si descrivono le procedure. Preso in esame il caso, l´ex Sant´Uffizio può autorizzare il vescovo locale a un processo penale di fronte al tribunale diocesano o anche un processo amministrativo penale di fronte a un delegato del vescovo affiancato da due assistenti. I casi «più gravi» vanno sottoposti al giudizio «inappellabile» del Pontefice «per il bene della Chiesa». Il prete chiamato a «rispondere delle accuse» può fare ricorso all´ex Sant´Uffizio nel caso di condanne a suo carico. Il giudizio finale, prescrive la Guida, «è della Congregazione». In caso di condanna – e siamo alla terza parte della Guida – sono previste una serie «di pene canoniche (richiamo, ammonimento, obbligo del silenzio, divieto di celebrazione in pubblico), la più grave delle quali è la riduzione allo stato laicale».
Sullo scandalo della pedofilia, intanto, la presidenza della Cei in una nota invita la Chiesa italiana al «dovere della purificazione» pregando, in particolare, per le vittime di abusi sessuali e per quanti, in ogni parte del mondo, si sono macchiati di tali odiosi crimini». La Cei sollecita, inoltre, tutte le parrocchie ad «unirsi» simbolicamente intorno al Papa con «preghiere, veglie e recite di rosari» in occasione del quinto anniversario dell´elezione di Benedetto XVI al pontificato, che ricorre il prossimo 19 aprile.
LA REPUBBLICA 13 APRILE 2010
ABUSI SU BIMBA, ARRESTATO SACERDOTE. CURIA DI TERAMO COLLABORA ALLE INDAGINI
In manette un prete quarantenne di origini indiane: avrebbe violentato sessualmente una bambina di 10 anni
Il sacerdote si copre la testa all’uscita dalla Procura (Ansa)TERAMO – Si trova in carcere a Teramo, in attesa dell’interrogatorio di garanzia il sacerdote quarantenne di origine indiane arrestato lunedì con l’accusa di aver violentato, lo scorso Natale, una bimba di dieci anni nel Teramano. Il prete è finito in manette in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip. All’indagine, partita da una denuncia dei genitori con cui la bambina si era confidata, ha collaborato la Curia di Teramo.
ESERCITAVA DA DUE-TRE ANNI – Il sacerdote esercita da 2-3 anni in una zona vicina al capoluogo. Proprio lunedì era tornato dall’India dove si era recato per visitare la madre malata. Secondo quanto si è appreso, sarebbe uno soltanto l’episodio di molestie sessuali nei confronti della bambina. Il sacerdote, pur dipendendo dal vescovo di Teramo per l’attività parrocchiale, fa capo al superiore del suo ordine religioso. L’arresto è stato seguito dai carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria presso la Procura che da alcuni mesi indagava dopo la denuncia dei genitori della piccola.
VESCOVO ADDOLORATO – Addolorato, il vescovo di Teramo Michele Seccia ha espresso un senso di vergogna e di umiliazione, oltre che solidarietà per la sofferenza della famiglia interessata da questa triste vicenda. Seccia, ospite della trasmissione televisiva Primaditutto di Teleponte, si è detto pronto ad incontrare i famigliari della bambina molestata. «Desiderio dell’incontro non è per insabbiare, dimenticare. Anzi, siamo stati i primi a continuare ad insistere perchè questa cosa venisse a galla e venisse risolta secondo la legge della Chiesa e della legge civile perchè siamo in uno stato di diritto dove le leggi vanno osservate».
Corriere della Sera
12 aprile 2010(ultima modifica: 13 aprile 2010)
PEDOFILIA E VATICANO. L’ARCHIVIO USA CHE IN ITALIA NESSUNO CONOSCE
– Prima puntata
Negli ultimi mesi, molti casi di pedofilia nella Chiesa cattolica sono venuti allo scoperto in tutto il mondo, in rapida sequenza, come in un domino.
Stati Uniti, Irlanda, Germania, Olanda, Svizzera, Austria, Italia: le vittime di questi abusi, reiterati nel tempo e per anni nascosti, decidono ora di parlare, si rivolgono agli avvocati, pretendono attenzione e giustizia – non più solo quella divina, ma quella umana dei tribunali.
E producono prove incontrovertibili, che le gerarchie ecclesiastiche hanno occultato per decenni. Non solo: dal 1981 al 2005 l’attuale papa Benedetto XVI fu a capo di quella Congregazione per la Dottrina della Fede cui spetta tuttora l’istruzione dei processi canonici ai danni di preti accusati di molestie. Come poteva non sapere dei tanti abusi segnalati in quel lasso di tempo?
Fra questi, emblematico è il dossier raccolto e pubblicato nel marzo 2010 dal New York Times, che documenta le violenze compiute, dal 1950 al 1974, da un prete cattolico, Padre Lawrence Murphy, su 200 bambini sordomuti a lui affidati nella Diocesi di Milwaukee, nel Wisconsin, Usa.
Oltre a contenere inequivocabili testimonianze di alcune delle vittime, il dossier dimostra anche come i diretti superiori di Murphy fossero a conoscenza delle sue azioni almeno dal 1974 e ne avessero informato le gerarchie vaticane. Perché non intervennero per punire il prete, rendere pubbliche le denunce e costringerlo a lasciare l’abito talare?
Perché gli italiani possano farsi liberamente un’opinione su questo scandalo abbiamo deciso di tradurre il dossier del New York Times e metterlo a disposizione sul sito a puntate.
Nella prima, la testimonianza di una giovane vittima, raccolta nel 1974; il memorandum con cui l’Arcivescovo di Milwaukee concede a Murphy un “congedo per motivi di salute” dalla Saint John School, l’Istituto per sordomuti dove furono commessi gli abusi; la foto di Murphy “MOST WANTED” distribuita, sempre nel 1974, dagli studenti della scuola per denunciare le molestie subite.
I DOCUMENTI CHE SEGUONO, NEL DOSSIER DEL NEW YORK TIMES, SONO ARCHIVIATI CON UN NUMERO PROGRESSIVO E LA DICITURA “ARCH_MARSHALL”, cioè si trovavano nell’archivio dell’arcivescovo dell’epoca.
15 maggio 1974
Io, [omissis] mi sono diplomato alla St.John’s School per Sordi nel maggio 1970. Quello che segue è il racconto dei miei rapporti con Padre Lawrence Murphy dal 1964 al 1970.
Nel 1964 mi recai nell’ufficio di Padre Murphy per parlargli dei problemi che avevo con una delle Sorelle, e Padre Murphy mi rimproverò, dicendomi che ero stato cattivo. Poi mi attirò nella sua stanza e mi iniziò al sesso. Per prima cosa mi sculacciò con la cintura dei pantaloni e poi prese a toccarmi il pene mentre mi parlava di sesso.
Lo fece tante altre volte: mi tormentava perché andassi nella sua stanza e mi costringeva a commettere atti impuri. Pochi giorni dopo mi raggiunse nel dormitorio maschile e cominciò a toccarmi mentre [omissis] ci guardava dal suo letto. Una notte vidi Padre Murphy che toccava il pene di [omissis] nel suo letto.
Intorno al 1967 o 1968 fummo trasferiti in un nuovo edificio della scuola e anche lì Padre Murphy venne nella mia stanza – non c’erano porte – e mi toccò mentre mi trovavo nella parte superiore del letto a castello, mentre [omissis] dormiva di sotto. Mi molestò molte volte, fino al mio diploma.
Mi toccò alcune volte anche durante la confessione, in camera da letto, in bagno o nel suo ufficio. Quando mi confessava mi chiedeva sempre: “Hai mai fatto questo con altri ragazzi?”. Io rispondevo di sì e lui allora mi chiedeva i nomi degli altri ragazzi e io finii per dirglieli. Così cominciò a molestare anche gli altri.
Durante il periodo estivo ci portava al suo cottage e una volta, mentre sedevo in auto al suo fianco dal lato del passeggero, mi toccò anche di fronte agli altri, ma non so se ci videro. Ci trattava come fossimo sui figli: ci portava al cinema, al ristorante, alle mostre… mi toccava nella stanza da letto del cottage e lo faceva anche con gli altri ragazzi.
Durante il mio viaggio prima del diploma, una settimana e New York e a Washington, mi molestò anche in albergo. Ho sofferto molto a causa di Padre Murphy per sei anni.
Se andrò davanti a una corte, proverò che tutto questo è vero: chiederò a Padre Murphy di spogliarsi e prima che lo faccia rivelerò ai giudici che il pene di padre Murphy non è circonciso.
Ancora una cosa: spesso Padre Murphy veniva nella sala docce e fissava i nostri peni. Allora il nostro supervisore era il signore Barnett.
In fede
[OMISSIS]
A seguito di questa e altre denunce, la Diocesi decise di allontanare Padre Murphy dalla scuola e per occultare le vere ragioni della sospensione decise di concedergli un “congedo per motivi di salute” specificando che questa doveva essere la motivazione indicata nei documenti pubblici.
12 Settembre 1974
MEMORANDUM
OGGETTO: Padre Lawrence Murphy
DA: Padre Robert G. Sampon
In una conversazione telefonica con padre Murphy Sabato 7 settembre 1974 sono stati definiti i seguenti dettagli:
Padre Murphy prenderà quello che sarà chiamato “congedo temporaneo per motivi di salute” a partire da metà settembre. Questa sarà la definizione riportata nell’edizione autunnale dell’annuario del Catholic Herald Citizen e nel prossimo manuale pastorale.
Questo congedo durerà fino alla fine di Novembre. Allo scadere di questo periodo padre Murphy dovrà prendere contatti con l’Arcivescovo per ricevere istruzioni.
Per quanto riguarda gli aspetti finanziari, ecco gli accordi:
La St John’s School gli pagherà lo stipendio fino alla fine di settembre.
Per lo stipendio pieno di Ottobre e Novembre Padre Murphy farà domanda al Fondo ecclesiastico di san Michele. La segreteria dovrà verificare che l’Arcivescovo abbia concesso il congedo temporaneo per motivi di salute.
La St. John’s School lo manterrà nel progetto Blue Cross/Blue Shield fino alla fine dell’anno 1974, a partire dal prossimo trimestre che avrà inizio il 1 ottobre.
Il Padre dovrà informare il Fondo di san Michele in mondo che la sua assicurazione non venga trasferita.
Padre Murphy ha versato i contributi pensionistici per l’anno 1975, per cui non è necessario dedurli dall’assegno del Fondo.
Concordo nel chiedere che il Catholic Herald continui a inviare le sue copie a Padre Murphy all’indirizzo di Boulder Junction fino a diverso avviso.
SEGUE INDIRIZZO E NUMERO DI TELEFONO
Copia di questo memorandum sarà inviata al Fondo ecclesiastico di san Michele, a padre Murphy e all’Arcivescovo.
PEDOFILIA-VATICANO
di Sabrina Provenzani – 1° aprile 2010
– Seconda puntata
Mentre lo scandalo dei presunti preti pedofili scompare dalle homepage dei quotidiani italiani ma si allarga alla Florida, dove un uomo ha accusato il Vaticano e papa Benedetto XVI di aver mantenuto al proprio posto il prete che lo avrebbe violentato quando era adolescente, dal Wisconsin arriva la notizia della citazione in tribunale del Pontefice in persona.
William McMurry, uno dei legali delle presunte vittime di padre Murphy, ha infatti chiesto alla Corte Distrettuale di Louisville che Benedetto XVI venga ascoltato come testimone, per rispondere alla domanda che ponevamo nella precedente puntata di questa inchiesta: com’è possibile che Joseph Ratzinger, che dal 1980 al 2005 era a capo della Congregazione della Dottrina della Fede [che valuta le segnalazioni di abusi da parte di preti in tutto il mondo] fosse all’oscuro del caso Murphy?
Non è possibile, sostiene McMurry, secondo cui il Vaticano avrebbe “scoraggiato la persecuzione legale del clero e incoraggiato il mantenimento del segreto per proteggere la reputazione della Chiesa». Ricordiamo che il Pontefice, in quegli anni, era Giovanni Paolo II.
Perché gliitaliani possano farsi un’idea indipendente di quanto denunciato dal New York TImes, proseguiamo la pubblicazione, in traduzione, dei documenti del dossier sul caso Murphy.
Di seguito, la lettera con cui il Reverendo Raphael M.Fliss, stretto collaboratore del Vescovo di Superior, sempre nel Wisconsin, intercede presso la Diocesi di Milwaukee a favore di padre Lawrence Murphy.
È il 1980: sono passati cioè sei anni dalle denunce che hanno provocato l’allontanamento di Padre Murphy dalla St.John School per sordomuti dove, secondo le sue vittime, dal 1950 al 1974 avrebbe abusato di 200 dei suoi allievi.
DIOCESI DI SUPERIOR
1201 HUGHITT AVE
SUPERIOR, WISCONSIN, 54880
9 luglio 1980
Al Reverendo Joseph A. Janicki
Vicario per il Personale – Arcidiocesi di Milwaukee
P.O Box 2018
Milwaukee, WI 53201
Caro Padre Janicki:
Padre Lawrence Murphy, dell’Arcidiocesi di Milwaukee, risiede attualmente vicino Boulder Junction, nel Wisconsin. Vive con discrezione, con sua madre. È diventato ottimo amico e collaboratore pastorale [un ruolo che consente a chi lo ricopre di esercitare diversi aspetti del ministero, fra cui la guida pastorale e la formazione di bambini e adolescenti, ndt] di padre Irving C. Meyett della chiesa di sant’Anna a Boulder Junction. Pedre Meyett è anche responsabile delle missioni a Presque Isle a Sayner. So che padre Murphy lo coadiuva in tutti e tre i luoghi.
Non molto tempo fa, conversando con padre Murphy, è apparso molto chiaro che desidera chiarire la sua posizione e il suo rapporto con l’Arcidiocesi di Milwaukee. Vorrebbe trovare un modo e una destinazione per tornare ad esercitare la sua vocazione da prete e il suo talento nell’apostolato dei sordi. Desidera sopra ogni cosa fare ritorno all’Arcidiocesi di Milwaukee e lì esercitare il suo ministero nella comunità dei sordi adulti. Sarebbe ben felice di prendere in considerazione altre possibilità, qualora fosse necessario.
In una recente conversazione con l’Arcivescovo Weakland ho avuto l’impressione che, per il momento, non sia consigliabile invitare padre Murphy a tornare a Milwaukee per lavorare con i sordi.
Mi domando se sia possibile abusare della Vostra cortesia e del vostro ruolo per chiedervi di portare con me la vicenda fino in fondo. Credo che padre Murphy abbia molto da offrire, in particolare nel campo dell’apostolato dei sordi.
È raggiungibile presso la chiesa di Sant’Anna, P.O. Box 110, Boulder Junction, Wisconsin 54512.
Confidando che voi continuiate a conservarvi in salute e letizia
Vostro in Cristo
[Segue firma]
Reverendissimo Reverendo Raphael M. Fliss
Assistente del vescovo di Superior
Questo documento ci fa capire tre cose:
1) nonostante le accuse, padre Murphy non era stato sottoposto ad alcun tipo di sanzione, ma aveva potuto tranquillamente, nella più completa discrezione, conservare l’abito talare e addirittura esercitare il proprio ministero in qualità di stretto collaboratore di un altro prete presso una parrocchia e due “missioni”, cioè due centri pastorali dipendenti dalla parrocchia.
2) il ruolo di collaboratore pastorale consente, fra l’altro, di amministrare i sacramenti e di esercitare un ruolo di guida spirituale e formatore di fedeli di ogni età. Benché il reverendo Fliss non entri in dettagli, non possiamo escludere che nell’esercizio di queste funzioni Murphy entrasse in contatto con bambini e adolescenti.
3) La diocesi di Superior, dove Murphy era stato trasferito, non era stata informata da quella di Milwaukee, né da altre autorità ecclesiastiche, della passata “condotta” del prete. Oppure, non la riteneva in contrasto con il suo desiderio di tornare a esercitare l’apostolato fra i sordi.
Tratto da: gliitaliani.it
PEDOFILIA E VATICANO. CASO MURPHY, IL RAPPORTO WALKER
di Sabrina Provenzani – 2 aprile 2010
– Terza puntata
È il 12 dicembre 1993. Padre Lawrence Murphy, il sacerdote cattolico accusato di abusi sessuali da alcuni allievi della St John School per non udenti di Milwaukee (e per questo allontanato dall’incarico nel 1974), viene interrogato dalla dottoressa Kathy Walker, specializzata in turbe sessuali.
A richiedere il parere dell’esperta è l’Arcidiocesi di Milwaukee, retta dal 1977 dall’Arcivescovo Rembert G.Weakland.
La Walker stila un rapporto inequivocabile circa la pericolosità di Murphy e la possibilità che reiteri gli abusi e invita la Diocesi a prendere provvedimenti per controllarlo e restringerne l’attività pastorale TUTTORA in corso.
Ecco la sua relazione, tradotta dal dossier disponibile sul sito del New York TImes. Particolarmente significativi sono i paragrafi
RACCOMANDAZIONI e DISTORSIONI COGNITIVE.
LM [Lawrence Murphy]
I. Raccolta delle informazioni
II. Conclusioni
III. Raccomandazioni
IV. Aree tematiche specifiche:
A. Profilo delle vittime
B. Comportamento sessuale
C. Episodi/ contesto
D. Scenario tipico della condotta sessuale
E. Distorsioni cognitive
F. Confessione
G. Aspetti morali per un prete
Riassunto (basato su autodichiarazione del cliente)
Ammissioni/ dinieghi:
– dei nomi riferiti, ammette contatti sessuali con 19 ragazzi, nega di averne avuto con altri 10
– nega contatti sessuali con chiunque non sia nominato in denunce esterne, e ammette solo quelli di cui è accusato
– il numero di contatti sessuali PER BAMBINO varia da 1 a più di 25 (non ne ammette più di 25 ma non nega che sia stato possibile un numero di incontri più alto)
– periodo di tempo in cui questi contatti con allievi della St John ebbero luogo: fra il 1952 e il 1974
Il cliente è diventato sessualmente attivo negli anni del seminario (studi liceali) e lo è rimasto fino a due anni prima dell’ordinazione sacerdotale, quando con un compagno decise che era sbagliato avere rapporti sessuali.
I successivi rapporti furono con i ragazzi della St.John
C’era un gruppo di ragazzi fra cui il cliente sceglieva regolarmente qualcuno da portare al suo cottage a Boulder Junction per consumare rapporti sessuali:
[LUNGO OMISSIS]
Il cliente nega di avere avuto rapporti sessuali con chiunque dopo l’allontanamento dalla St. John e il trasferimento a Boulder Junction, avvenuto il 17 settembre 1974. Nega qualsiasi coinvolgimento con non udenti nella Diocesi di Superior [ dove era stato trasferito]
Benché di questo manchino le prove, il cliente riferisce di un incontro con l’Arcivescovo Cousins nel 1974, in cui l’Arcivescovo avrebbe ritenuto le accuse di abusi sessuali a carico di Murphy credibili.
Di conseguenza, il cliente fu esonerato dall’esercitare il ministero con bambini.
CONCLUSIONI
– sessualmente orientato verso adolescenti maschi, generalmente in età post-puberale
– dice di aver tentato approcci sessuali verso tutti i ragazzi della St John che corrispondessero al suo profilo sessuale preferito (vedi), evitando gli altri perché non corrispondevano a tale profilo e perché riteneva che non avrebbero mantenuto il “segreto”
– e accuse parlano di abusi del cliente su circa 200 studenti. Questa stima sembrerebbe piuttosto verosimile
– è molto probabile che i ragazzi abbiano scambiato le “sessioni di educazione sessuale” con la Confessione, visto che gli stessi temi venivano affrontati negli stessi o in simili luoghi e il ragazzo in entrambi i casi veniva rimproverato o istruito in termini “pastorali”
– c’è il sospetto che la confusione fra la Confessione e l’”educazione” al sesso fosse generata di proposito
– il cliente sostiene di non aver avuto rapporti sessuali dopo il 1974.
– Benché ciò sembri corrispondere alla verità, sarebbe necessario fare delle ricerche in tal senso nella Diocesi di Superior. I membri della comunità dei non udenti dovrebbero essere contattati, così come chiunque abbia avuto relazioni dirette con il cliente nel corso del suo ministero pastorale.
È molto difficile per chiunque interrompere improvvisamente un’attività sessuale molto intensa, a meno che non intervenga un evento traumatico. La scoperta e l’umiliazione pubblica subita nel 1974 potrebbero aver avuto questo effetto. Va anche considerato, tuttavia, che le distorsioni cognitive sono profondamente e diffusamente intrecciate con un’incapacità di gestire la vergogna connessa agli eventi. Questo cliente sembra non avere coscienza della gravità del danno provocato.
– Non è un sadomasochista. Utilizzava le punizioni o i maltrattamenti per controllare i ragazzi, non per trarne piacere sessuale
– Non è possibile accertare se il cliente abbia continuato ad avere rapporti sessuali con le ex vittime quando si reca nell’area di Milwaukee. Il cliente sostiene che non ve ne sono stati
RACCOMANDAZIONI
1. è necessario fare indagini nella Diocesi di Superior:
A. la comunità dei non udenti va identificata e bisogna rispondere alla domanda se il cliente abbia avuto successivi contatti con qualcuno dei non udenti a Superior
B. il ministero pastorale del cliente dovrebbe essere sottoposto a revisione, e bisognerebbe ottenere informazioni oggettive e di prima mano
2. il cliente ha bisogno di una terapia specifica per violentatori ma non è un buon candidato per sottoporvisi ed è improbabile che collabori.
3. il cliente ha bisogno di una guida spirituale/pastorale che lo sostenga come essere umano ma lo aiuti a fare i conti con la violazione dei doveri del suo ministero (ha scelto come preda un gruppo svantaggiato e, fra loro, i più vulnerabili, per approfittare di loro grazie al proprio ruolo)
4. fornire ndicazioni sull’opportunità che il cliente continui a esercitare il ministero pastorale va al di là del mio ruolo. Posso però sottolineare alcuni rischi:
I. Il cliente potrebbe venire sottoposto a esposizione pubblica, in tribunale o sotto i riflettori mediatici, a causa del suo passato. In quel caso, l’opportunità del fatto che sia ancora in carica verrebbe contestata pubblicamente
II. Nel caso in cui il cliente dovesse avere contatti sessuali con un minore o un adulto vulnerabile successivamente a questa relazione medica e dovesse continuare a esercitare il ministero pastorale e se la vittima dovesse essere procacciata tramite l’attività pastorale, l’Arcidiocesi o Diocesi potrebbe esserne ritenuta legalmente responsabile.
PROFILO DELLE VITTIME
Profilo della vittima tipica: età 15-22 anni: in un caso 11 anni.
Razza caucasica, altezza media 1.77, corporatura media, non sovrappeso; capelli neri, occasionalmente biondi; bisognosa di attenzione e affetto; leale; in adorazione di Lawrence Murphy; rispettoso; abilità sociali molto limitate; sessualmente ignorante.
Ha genitori poco disponibili o distanti, del tutto disinteressati al figlio
– scarse capacità comunicative scritte
– si tratta tipicamente di bambini che avevano commesso qualche violazione e dovevano essere puniti
– padre della vittima non è mai un seminarista (meno sottomesso a preti o sacerdozio)
COMPORTAMENTI SESSUALI
Tipologia di comportamenti sessuali messi in atto dal cliente:
– masturbazione manuale del bambino, di solito fino al raggiungimento dell’orgasmo/eiaculazione
– auto masturbazione fino al raggiungimento dell’orgasmo/eiaculazione, sia contemporaneamente al bambino o successivamente al contatto sessuale
– non permette al bambino di masturbarlo
– voyeurismo: si metteva in situazioni tali da guardare atti sessuali fra i ragazzi
– nega l’accusa di aver colpito i bambini sul pene con una cintura ma ammette di averla usata per punirli
EPISODI/ LUOGHI
– la stanza dei supervisori o il dormitorio a St John
– il letto del cliente a casa di sua madre a Boulder Junction
– visite scolastiche a NYCity a Washington, D.C (in stanza d’albergo)
SCENARIO TIPICO DEL CONTATTO SESSUALE
1. quando i ragazzi (durante il sacramento della Confessione) confessavano di aver avuto rapporti con un altro ragazzo, il cliente gli chiedeva di fare i nomi (la scusa per questo era che, nel caso fra loro ci fosse stata una ragazza, “la questione sarebbe stata più grave per il rischio di gravidanze)
2. il cliente identificava questi ragazzi durante il giro serale nel dormitorio. Se trovava qualcuno di loro impegnato in qualche contatto sessuale gli ordinava di seguirlo nella stanza del supervisore
3. una volta raggiunto l’ufficio, impartiva loro “lezioni di sesso”, per esempio sui genitali e sul loro funzionamento e contemporaneamente stimolava sessualmente il bambino. Se il bambino si eccitava, lo masturbava fino all’eiaculazione e, in qualche caso, si masturbava contemporaneamente – o subito dopo.
Se il bambino non lo respingeva, il cliente interpretava questa mancata resistenza come un segno di assenso, collaborazione e interesse. Se il bambino non opponeva resistenza, il cliente avvicinava il bambino nel suo letto, più o meno una volta alla settimana, masturbandolo fino all’eiaculazione – il bambino restava nel suo letto. Di solito il cliente si masturbava contemporaneamente o poco dopo. Questo tipo di abusi si verificava un numero indefinito di volte, generalmente fino al diploma. Quindi da quando il bambino era minorenne fino all’età adulta….
[continua con analoghe descrizioni in luoghi diversi]
DISTORSIONI COGNITIVE
Ecco alcune delle distorsioni tipiche di Murphy:
“Per loro era educazione sessuale. Erano molto confusi sul sesso”
“Fra i ragazzi più grandi c’era un’omosessualità aggressiva. Io ho risolto il problema”
“Non ho mai fatto uso di violenza”
“Sono stato stupido. Non ero adeguatamente preparato”
“Ho pensato che se avessi giocato con i ragazzi una volta alla settimana li avrei fatti sfogare e non avrebbero fatto sesso fra loro”
“Potevo capire che gli piaceva dal fatto che non mi respingevano. Quindi gli piaceva”
“I miei accusatori sono disonesti, cattivi e manipolatori: quindi le loro minacce non dovrebbero essere prese sul serio”
QUESTIONI MORALI CONNESSE AL SACERDOZIO
“Sono un prete debole. Subito dopo pregavo e mi confessavo”
“Loro mi hanno perdonato e io ho perdonato loro”
“Ero convinto, in questo modo di assumere su di me, il fardello dei loro peccati”
Tratto da: gliitaliani.it
PEDOFILIA E VATICANO. RATZINGER SAPEVA
di Sabrina Provenzani – 7 aprile 2010
– Quarta puntata
Gli ultimi giorni hanno visto, da un lato, il dilagare dello scandalo dei preti pedofili in tutto il mondo; dall’altro l’arroccamento dei vertici della Chiesa a difesa di Benedetto XVI.
Durante la Messa di Pasqua, non una parola è stata spesa per il dolore delle vittime dei sacerdoti pedofili. La linea ufficiale è stata sintetizzata dalle parole del Decano dei Cardinali Angelo Sodano, secondo il quale la Chiesa sarebbe il bersaglio di una campagna mediatica e le accuse al Papa solo “chiacchiericcio”.
Purtroppo per le gerarchie ecclesiastiche, questo chiacchiericcio in molti casi è ben documentato.
Ad esempio nel dossier su padre Murphy, pubblicato online dal New York Times, che traduciamo per gliitaliani che su quella vicenda di abusi e omissioni vogliano farsi un’opinione indipendente.
Il 1996 è un anno cruciale per il caso Murphy. Dal 1974, il sacerdote ed ex direttore della St John’s School per sordomuti di Milwaukee, accusato di aver abusato di circa 200 suoi allievi nell’arco di 22 anni, è stato trasferito nella Diocesi di Superior, sempre nel Wisconsin, dove ha continuato ad esercitare il suo ministero sacerdotale come assistente del parroco di Saint Anne e ha potuto avere contatti con altri minori.
Ma il 17 luglio 1996 l’Arcivescovo di Milwaukee, Rembert G. Weakland, scrive al Prefetto per la Sacra Congregazione della Fede Joseph Ratzinger per informarlo dei fatti e chiedergli come procedere, dato che, secondo il diritto canonico, la vicenda rientra nella giurisdizione della Congregazione.
Nonostante la sua richiesta di consigli sia dettagliata, la gravità dei fatti acclarata e la competenza del Prefetto evidente, Weakland non riceverà mai alcuna risposta da Ratzinger.
Prefetto della Sacra Congregazione della Fede
00120 Stato della Città del Vaticano
Europa
Sua Eminenza,
Le scrivo per informarLa di due casi in cui due sacerdoti di questa Arcidiocesi sono stati accusati di aver molestato un penitente così da incorrere in peccato contro il sesto comandamento [non commettere adulterio], articolo 1387 codice diritto canonico. I casi non hanno alcuna relazione fra loro e sono avvenuti in periodi molto diversi, ma sono venuti alla luce sono di recente. Ora chiedo il Suo consiglio circa le procedure da seguire.
Poco prima di iniziare il mio anno sabbatico il 1 gennaio 1996, avevo incaricato il mio vice segretario, il reverendo James E. Connell, Dottore in Diritto Canonico, di verificare le accuse contro i due preti. Al mio ritorno, il primo luglio, padre Connell mi informa che in entrambi i casi ci sono delle testimonianze giurate che confermano le accuse. Padre Connell ritiene che tali testimonianze siano state fornite alla Chiesa in buona fede e che dovrebbero essere prese sul serio, e io concordo.
Il primo caso riguarda il reverendo Lawrence Murphy, il cui unico incarico è stato quello di Cappellano e pii Direttore alla St John School per non udenti a Milwaukee dal 1950 al 1974.
Secondo la testimonianza giurata della persona che ha accusato Padre Murphy di aver approfittato del confessionale per commettere azioni peccaminose contro il sesto comandamento del Decalogo, molti altri studenti sono stati vittime di Padre Murphy nello stesso modo, e ora siamo nella fase di raccolta di altre accuse simili da altre persone. Benché accuse contro padre Murphy fossero state presentate al mio predecessore e siano sfociate in un processo civile poi archiviato, è la prima volta che sento degli abusi in confessionale. Ho notato che la comunità dei non-udenti tende a tenere per sé i suoi problemi e le ragioni di imbarazzo e questo potrebbe spiegare la riluttanza di queste vittime a rendere note queste accuse prima.
Padre Murphy è stato ordinato sacerdote nel maggio del 1950, fu trasferito per motivi di salute nel settembre 1974 e non ha mai vissuto nell’Arcidiocesi di Milwaukee da quando io ne sono diventato Arcivescovo. Poco dopo aver assunto il mio incarico ho saputo che il suo allontanamento era dovuto a questioni sessuali, me solo meno di un anno fa ho scoperto che del caso potevano far pare le molestie in confessionale. È stato allora che ho ordinato a padre Connell di procedere con un’inchiesta. La mia preoccupazione ora non riguarda semplicemente la necessità di fare giustizia; quello che mi preme è dare una risposta, da parte della Chiesa, che sani le ferite della Comunità dei non-udenti nell’Arcidiocesi, in modo da arginare la loro rabbia e far sì che ritrovino la fiducia nei ministeri ecclesiastici.
*Un prete che nel corso, in occasione o con il pretesto della confessione solleciti un penitente a peccare contro il sesto comandamento del Decalogo deve essere punito, a secondo della gravità del delitto, con la sospensione, divieti, privazioni o in casi più gravi con la remissione dell’abito talare.
Riassumendo: Weakland, che è Arcivescovo di Milwaukee dal 1977, ha saputo quasi subito dopo aver assunto il suo incarico che Murphy era stato accusato di molestie sessuali, ma non ha ritenuto di dover procedere con un’inchiesta finché non ha avuto il dubbio che le molestie fossero avvenute in confessionale.
Un volta verificato con i suoi canonisti che le accuse sono serie, le rimanda a Ratzinger, che è il prelato a capo dell’Istituzione ecclesiastica che decide se e in quali circostanze avviare il processo, anche nei casi in cui siano trascorsi molti anni dagli abusi contestati e quindi ci sia la possibilità che i fatti siano prescritti.
In attesa di risposta, il 15 ottobre Weakland avvia il processo penale ecclesiastico formale nei confronti di padre Murphy.
Il 22 novembre il pubblico ministero ecclesiastico reverendo Reifenberg redige un LIBELLO, cioè un atto formale di accusa, in cui si elencano i delitti di cui il sacerdote è accusato e di cui vengono allegate le prove:
Richiesta di favori sessuali in confessionale
Violazione almeno indiretta del segreto confessionale tramite l’utilizzo di nomi e informazioni su peccati di natura sessuale, ottenuti da un penitente con lo scopo di condizionare e manipolare con aggressività il comportamento di altri penitenti, presumibilmente per la propria gratificazione e appagamento sessuale, e
Aggressione e molestie sessuali di studenti maschi sotto i 16 anni.
Come punizione per questi delitti, Reifenberg chiede al giudice del tribunale ecclesiastico che padre Murphy venga privato dell’abito talare.
La giuria viene designata il 1 dicembre dello stesso anno. Il 10 dicembre l’inizio del processo a suo carico viene comunicato a padre Murphy, che ha 15 giorni di tempo per replicare alle accuse e nominare un avvocato difensore fra quelli indicati dalla Diocesi.
E arriva il 1997.
Tratto da: gliitaliani.it
PEDOFILIA E VATICANO. QUINTA PUNTATA DEL DOSSIER MURPHY
di Sabrina Provenzani – 13 aprile 2010
Lo scandalo dei preti pedofili sembra ampliarsi in modo inarrestabile, come se l’emergere delle prime denunce avessero fatto saltare una”congiura del silenzio”. Le vittime si fanno coraggio e decidono di parlare: sotto questa pressione – che sarebbe corretto definire morale, invece che bollarla con sprezzo come “mediatica” – sembrano cedere alcuni dei responsabili, che ammettono colpe lontane, nascoste per troppo tempo.
Dimentichiamo troppo spesso quanto quella che indichiamo come Chiesa cattolica sia una realtà plurale, fatta di persone, contraddizioni, milioni di fedeli spesso critici e tormentati.
Di tutto questo e dell’impatto della rivelazione di questi abusi al mondo cattolico non ci viene detto abbastanza. Quella che conosciamo, perché rappresentata in comunicati e dichiarazioni ufficiali, è la posizione del Vaticano: il vertice spirituale, il cuore del potere e la mente della Chiesa -istituzione.
E non solo i laici, ma anche molti credenti restano esterrefatti per la linea ufficiale: non difensiva e tanto meno umile, ma offensiva, aggressiva, tutta arroccata in difesa di Benedetto XVI. La ragione? Il sospetto che l’attacco a Ratzinger sia stato orchestrato secondo una regia e un tempistica troppo efficaci per essere casuali. Alcuni commentatori accusano la lobby ebraica, che agirebbe dietro il New York Times e armerebbe le presunte vittime per portare la Chiesa statunitense a una mole di risarcimenti tale da finire in bancarotta. Altri scrivono di divisioni fratricide dentro la Chiesa stessa, con una fronda verso la gestione Ratzinger tanto forte da essere pronta ad alzare l’asticella al massimo pur di “liberarsene”.
Legittimi sospetti.
Intanto, noi completiamo la traduzione del dossier del New York Times sugli abusi di padre Lawrence Murphy ai danni di circa 200 bambini sordomuti a lui affidati presso la St John’s School per non udenti di Milwaukee, dal 1952 al 1974.
È, finora, la documentazione più completa mai pubblicata su abusi e “omissioni” vaticane; e, come abbiamo già visto, chiama direttamente in causa Joseph Ratzinger, a quei tempi Capo della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Come chiarito nella puntata precedente della nostra inchiesta, nel 1996 l’Arcivescovo di Milwaukee Rembart Weakland scrive direttamente a Ratzinger chiedendogli come procedere nel caso Murphy. Non ricevendo risposta, istruisce un processo canonico e ne informa il sacerdote.
Ma il 24 febbraio dell’anno successivo la difesa di Murphy solleva un’obiezione giuridica: nel suo caso si dovrebbero applicare le norme canoniche del 1962, non la Legge Canonica del 1983. In sintesi, i reati sarebbero prescritti, a meno che da Roma non arrivi una rinuncia all’applicazione della prescrizione.
Per procedere, dunque, si fa urgente un pronunciamento chiaro da Roma.
Il 10 marzo Weakland riprova. Stavolta scrive al Cardinal Gilberto Agustoni, Prefetto del Tribunale Supremo della Signatura Apostolica, (cioè il supremo tribunale della Santa sede) per chiedere una consulenza canonica sul caso Murphy: quali sono i termini perentori in caso di processi contro membri del clero? E cioè: il caso Murphy può considerarsi prescritto?
Ecco i passaggi più significativi della lettera che:
Ho scritto a Sua Eminenza, il Cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Chiesa, nel luglio del 1996, quando sono venuto a conoscenza dei dettagli della situazione. Speravo che, considerata la condizione dei penitenti, il tempo trascorso dagli eventi e il fatto che la vicenda sembrerebbe ricadere sotto la giurisdizione della Congregazione, (codice di diritto canonico 1362,§1, 1°), forse Sua Eminenza avrebbe garantito norme speciali per un processo penale in questo caso. Finora, tuttavia, non ho ricevuto alcuna risposta.
Weakland sottolinea come le denunce siano state rese più difficili dalle condizioni fisiche e psicologiche delle vittime. In sostanza, sembra sollecitare il Vaticano a procedere in ogni caso contro Murphy, per il Bene della Chiesa, perché la giustizia faccia il suo corso e per paura di uno scandalo pubblico.
Una copia della lettera viene inviata anche all’ufficio di Ratzinger tramite il nunzio apostolico a Washington.
Stavolta Weakland riceve una risposta chiara, datata il 9 aprile, proprio dal Cardinal Agustoni,:
Eccellenza,
Lei ha inoltrato la Sua richiesta a noi perché la Congregazione per la Dottrina della Fede non ha risposto alla Sua lettera del 17 luglio 1996 e nel frattempo tre degli accusatori del sacerdote hanno minacciato di fare causa civile.
Questo Supremo Tribunale, pur riconoscendo la gravità e l’urgenza della questione descritta, non è competente a trattarla. Per questo, rinviamo la Sua lettera, con i documenti allegati, alla Congregazione per la Dottrina della Fede, che resta l’organo competente a trattare il caso.
Insomma, l’imprimatur per procedere con il processo canonico a padre Murphy deve venire da Ratzinger e da nessun altro.
E l’autorizzazione arriva. In una una lettera del 12 maggio, firmata dal responsabile giuridico dell’Arcidiocesi di Milwaukee, il Reverendo Thomas Brundage,, che presiede il Tribunale canonico dell’Arcidiocesi, vi si fa esplicito riferimento:
Da pochissimo abbiamo ricevuto il permesso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede a Roma di procedere nei tribunali canonici nonostante i limiti di prescrizione siano stati superati.
In effetti, in una comunicazione ufficiale del 27 marzo, il cardinale Tarcisio Bertone, vice di Ratzinger, risponde brevemente a Weakland autorizzandolo a procedere secondo quanto indicato nell’allegata “Instructio de modo procedendi in causis sollicitationis”, cioè come procedere in caso di molestie, sulla base delle norme canoniche del 1962.
L’indagine preliminare di Brundage è molto approfondita e porta a conclusioni inequivocabili:
gli abusi si sono verificati su almeno 100 bambini; sono avvenuti nell’ambito della Confessione; molti dei non udenti non vogliono che padre Murphy eserciti ancora il ministero pastorale; solo una delle vittime ha chiesto un risarcimento economico; tutte sono d’accordo sul fatto che Murphy debba essere ridotto allo stato laicale.
Nei suoi appunti, Brundage scrive tra l’altro:
abbiamo avuto il permesso dalla C.D.F. di procedere con il processo penale. Dovremo seguire le norme segrete del 1962 (?)
Proprio così, sottolineato e con un punto interrogativo. Non è chiaro il motivo del punto interrogativo, ma è chiaro il riferimento alle norme segrete:nel 1962, con la lettera Crimen solicitationis, la Congregazione per la Dottrina della Fede (allora retta non da Ratzinger, che ne divenne Prefetto nel 1981, ma dal cardinale Ottaviani) forniva a Patriarchi, Arcivescovi, Arcivescovi e autorità ecclesiastiche locali istruzioni su come procedere in caso di abusi o molestie sessuali da parte di religiosi, e dava indicazioni sull’applicazione del Codice di diritto canonico.
In particolare, nella Sezione 11, la Crimen Solicitationis impone ai religiosi la massima segretezza su episodi di molestie o abusi sessuali, prima, durante e dopo il processo e il verdetto. Chiunque sia al corrente dei fatti è obbligato a non parlarne mai, pena la scomunica immediata.
La Crimen Solicitationis è rimasta in vigore fino al 2001, quando Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione per la Fede da 20 anni, l’ha aggiornata con il documento De delictis gravioribus.
Insomma, nessuno, all’esterno, dovrà mai saperne nulla ma le prove contro Murphy sono schiaccianti e il processo si può fare anche se, per competenza territoriale, passa alla Diocesi di Superior.
Si può fare? Il 12 gennaio 1998 padre Lawrence Murphy si appella direttamente a Joseph Ratzinger con queste motivazioni:
Chiedo che la Congregazione per la Dottrina della Fede dichiari non valido l’atto di citazione della Diocesi di Superior. Sono accusato di fatti risalenti a più di 25 anni fa. Ciò contravviene alle norme canoniche del 1962 che stabiliscono che un’azione legale vada avviata entro un mese dalle presunte molestie.
Ho 72 anni, Sua Eminenza, e sono molto malato. Ho avuto di recente un altro infarto che mi ha lasciato molto indebolito. […] Mi sono pentito di tutte le mie passate trasgressioni e ho vissuto senza problemi nel Winsconsin del Nord per 24 anni. Voglio soltanto trascorrere il tempo che mi rimane nella dignità del sacerdozio. Le chiedo aiuto per questo.
La risposta arriva il 6 aprile. È una lettera confidenziale su carta intestata della Congregazione per la Dottrina della Fede ancora a firma di Tarcisio Bertone, indirizzata non a Murphy ma a Raphael Fliss, Arcivescovo della Diocesi di Superior. Lo invita a tenere in attenta considerazione le misure pastorali da applicare per ottenere “la riparazione dello scandalo e la riaffermazione della giustizia, come indicato nell’art 1341”.
Di che si tratta? Riduzione allo stato laicale? Richiesta pubblica di scuse alle vittime? Niente di tutto questo. L’articolo 1341 prescrive: “Un vescovo ordinario deve preoccuparsi di avviare un procedimento giudiziario o amministrativo e emettere sentenze solo dopo essersi accertato che la correzione fraterna o il rimprovero o altri mezzi di sollecitudine pastorale non possono porre sufficiente rimedio allo scandalo, riaffermare la giustizia o correggere il molestatore”.
Il 13 maggio Fliss risponde così a Bertone:
Eccellenza,
dopo aver attentamente considerato la Sua richiesta di applicare le misure pastorali previste dall’art 1341, è mio giudizio che tutti i ragionevoli metodi pastorali siano stati esauriti.
Sono giunto alla conclusione che lo scandalo non possa essere riparato né la giustizia sufficientemente riaffermata senza un processo contro
Padre Murphy.
E aggiunge
Lo scandalo e il senso di ingiustizia che pervade la Comunità dei non udenti sono di tale entità da richiedere un’attenta amministrazione delle giustizia in questa davvero tragica situazione.
Eppure nemmeno questo basta a far partire il processo.
Segue nella sesta e ultima puntata.
Tratto da: gliitaliani.it
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Il 7% dei preti è pedofilo
Non si tratta di casi limite ed isolati
di Fausto Marinetti
Lettera a Santoro dopo la trasmissione sul documentario della BBC relativo ai preti pedofili.
Gent.mo Santoro, complimenti per il coraggio di mettere a confronto le vittime con coloro che, in qualche misura, o con il silenzio, o con l’omertà, o con la collaborazione attiva o passiva, hanno fatto sì che fossero “prodotte”. Alcune osservazioni:
I casi evidenziati dalla BBC e dalle vittime in sala, rischiano di avallare la tesi, che si tratta di “alcuni” preti maniaci sessuali e potrebbe far pensare: “Bè, in fondo sono eccezioni, casi limite, le mele marce ci sono dappertutto, ecc.”. E’ questo che non si può tollerare, perché sulle idee si può discutere, sui numeri no: solo negli USA più di 5.000 preti pedofili con 11.000 vittime (sarebbe stato efficace un pannello con le cifre a livello mondiale). Questo è solo ciò che è venuto alla luce nei tribunali, ma quello che è rimasto nascosto nelle sacrestie e negli archivi segreti delle curie sarebbe, a detta degli esperti, dieci volte tanto.
La gravità dei documenti ufficiali (Crimen sollicitationis (1962), Codice di diritto canonico (1983), De delictis gravioribus (2001),) consiste nell’attribuirsi la “competenza” di giudicare crimini da codice penale, come se si trattasse di “peccatucci” dei quali basta pentirsi, qualche preghiera o una “pena canonica” (trasferimento, sospensione dal ministero, riduzione allo stato laicale, scomunica). Il delitto va trattato da delitto (l’unica competente è la società civile), non da peccato (riguarda la coscienza personale). Per giustizia il male fatto va riparato, risarcito. E perché ci si crede autorizzati a giudicare in foro interno un delitto pubblico? Perché la chiesa si ritiene “società perfetta, autonoma, indipendente” dallo Stato. I suoi funzionari non sono cittadini come gli altri, ma “persone sacre”, sul piedistallo di Dio, tanto da “agire in persona Christi” (al posto di Cristo), perché si fa credere al prete di essere “ontologicamente configurato a Cristo” (=Cristo stesso).
Fisichella ha un bel dire che tutto è in ordine, che la Chiesa difende i bambini. Negli USA le cose sono venute alla luce non per merito della gerarchia, ma dei LAICI, che sono usciti dalla condizione di eterni minorenni e si sono riappropriati della loro dignità umano-cristiana, che consiste nella corresponsabilità, condivisione, compartecipazione di tutto ciò che riguarda “il popolo di Dio”. E queste organizzazioni (SNAP, Voice of the faithfull, Call to action, Noi siamo Chiesa, ecc.) vengono ancora ostacolate, quando non perseguite e condannate.
Peccato non si sia accennato al reclutamento dei minorenni, già messo fuori legge dalla Carta dell’ONU (1989). Nei paesi impoveriti le vocazioni (“bocazioni”) dei minori sovrabbondano perché in seminario si mangia, ma viene impartita una diseducazione, perché l’ambiente di soli maschi è contro natura; perché l’assenza della donna (l’altra metà dell’uomo) produce persone immature, frustrate, incompiute. Non solo, ma viene inculcata la salvezza dell’anima a scapito del corpo, che la donna è il diavolo, l’Eva tentatrice, da cui rifuggire. L’unica donna ammessa è “la Vergine Maria”, che induce il ragazzo alla visione della donna-angelo, smaterializzata, ridotta ad un fantasma, ragione per cui non riuscirà più a relazionarsi normalmente con la donna reale. Un trauma che lo segna per sempre. Non ha senso giustificare tutto, lavandosene le mani: “quei preti delinquenti non avrebbero dovuto essere preti”, perché si continua a impartire un’educazione” che giunge a menomare e deformare la persona umana. E’ tutto per caso o c’è qualcosa a monte che non va? Non per nulla i preti sposati nel mondo sono 100-150.000, uno su cinque. In Italia sono 10.000 e le suore il triplo. E chi ha quantificato preti e vescovi alcolizzati, con l’amante, con il compagno, in cura psichiatrica, con figli non riconosciuti? E’ la paura della verità, che fa occultare le cifre? (Secondo la ricerca statistica di Rodríguez Pepe, il 95% dei preti si masturba, 60% ha relazioni sessuali, 20% è omosessuale, 7% abusa di minorenni. Da un campione si ricava che: il 53% ha relazioni sessuali con adulte, 21% con adulti, 14% con minori maschi e il 12% con minori femmine ( La vida sexual del clero, Barcelona, 1995).
Bisogna mettere a nudo le radici del male: la visione pagana della sessualità (ereditata dagli gnostici, manichei, ecc.); ossessione del “de sesto”, patriarcalismo, misoginia, dispotismo, oscurantismo, angelismo. Come se Dio dovesse vergognarsi di averci fatto di anima e corpo, maschi e femmine. Non ha detto all’inizio, che era “tutto molto buono”, compresa la donna e il piacere sessuale?
Non si può tralasciare, che i vescovi, i quali hanno coperto i loro preti (uno di loro dice: “Come faccio a denunciare un figlio?”), li hanno trasferiti da una parrocchia all’altra, nascosto o fatto emigrare all’estero, sono ancora sul trono del loro insindacabile potere. Come quello di Agrigento, di Firenze, ecc. Oppure godono della extra-territorialità, cittadini del Vaticano, come il card. Bernard Law.
E così che la Chiesa difende i “piccoli”?
Cordialmente,
Fausto Marinetti