Frigoriferi Solidali ed Empori
E’ una pratica già diffusa in alcuni paesi: nato in Spagna ha raggiunto l’India per poi fare il giro del mondo fino al Brasile.
Cosa sono e come funzionano?
L’obbiettivo è quello della lotta allo spreco alimentare da un lato, e l’aiuto ai più bisognosi dall’altro. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, circa un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato, a fronte di circa 800 milioni di persone non hanno abbastanza cibo per sopravvivere.
E’ una pratica già diffusa in alcuni paesi: nato in Spagna ha raggiunto l’India per poi fare il giro del mondo fino al Brasile.
Cosa sono e come funzionano?
L’obbiettivo è quello della lotta allo spreco alimentare da un lato, e l’aiuto ai più bisognosi dall’altro. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, circa un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato, a fronte di circa 800 milioni di persone non hanno abbastanza cibo per sopravvivere.
E’ necessario pensare a delle soluzioni concrete, partendo dalle proprie realtà locali.
L’idea del Frigo Solidale nasce a Galdakao, una città spagnola di circa 29.000 abitanti. L’ideatore è Alvaro Saiz, il capo dell’Associazione dei Volontari di Galdakao.“L’idea del Frigo Solidale è nata con il diffondersi della crisi economica, quando la televisione ci mostrava le immagini di persone alla ricerca di cibo all’interno dei cassonetti. Tutto ciò non era assolutamente dignitoso e mi ha fatto pensare a quanto cibo invece noi sprecassimo”.
Una volta ottenuti i permessi necessari, nell’aprile 2015 venne installato il Frigo Solidale: chiunque può donare o prendere. “Non è carità. – spiega l’ideatore a The Guardian – Chiunque può prendere e donare, l’importante è il recupero del valore dei prodotti alimentari, lottando contro lo spreco.”
La rivista Natural Product Reports è andata a curiosare in loco: il Frigo Solidale era pieno di verdura fresca proveniente dal giardino di una comunità locale, e poi cartoni di latte non aperti e barattoli di lenticchie. Tutti i prodotti erano etichettati con la data in cui sono stati lasciati in frigo.
Ovviamente, infatti, ci sono regole da rispettare su ciò che non può essere donato: niente carne cruda, pesce o uova e qualsiasi cibo che abbia superato la data di scadenza. Il cibo fatto in casa è accettato, ma deve riportare l’etichetta che indica quando è stato fatto.
Il Frigo Solidale nei primi 2 mesi di attività ha recuperato dai 200 a 300 chilogrammi di cibo.
L’idea è stata riportata in altre parti della Spagna e successivamente ancora da altre zone del mondo, tra cui India e Brasile.
In INDIA Minu Pauline, la proprietaria del tea shop Pappadavada, nella città di Kochi, ha installato un frigorifero davanti al proprio ristorante, al quale hanno libero accesso, 24 ore su 24, chiunque abbia intenzione di donare o di consumare cibo. Attraverso la propria pagina Facebook, il ristorante Pappadavada ha annunciato che rifornirà quotidianamente il frigo con 50 porzioni di cibo, ma ha anche invitato tutti a portare i propri avanzi, affinché il frigo sia sempre in grado di offrire cibi freschi a senzatetto e poveri della città.
Allo stesso modo in Brasile i frigorìficos solidarios, accessibili 24 ore su 24 ogni giorno della settimana, sono posizionati per le strade: tutti sono liberi di depositarvi eccedenze alimentari (i servizi di ristorazione ne fanno un grande uso) da offrire a chi ne ha bisogno. L’iniziativa brasiliana è nata a Goiàs. Anche in Brasile le regole sono simili a quelle della Spagna: non si possono depositare carne o pesce crudo, uova o cibi avariati. I piatti cucinati in casa devono riportare la data del giorno di preparazione.
Il frigorifero solidale è un progetto che oggi si trova anche in Germania ed in Olanda.
La trovo un’iniziativa virtuosa con risvolti positivi, sia nella lotta allo spreco alimentare – che ad oggi raggiunge dei tassi altissimi – sia nel dare una mano al prossimo più bisognoso.
Ho cercato dunque di informarmi su quale fosse la situazione in Italia in relazione alla lotta allo spreco. Ho trovato alcuni progetti che hanno attirato la mia attenzione. Uno che mi aveva colpito particolarmente è Last minute sotto casa, di cui ho parlato in un recente post.
Un altro progetto degno di nota sono gli Empori Solidali, ovvero negozi apparentemente come altri con la sola differenza che alla cassa invece di pagare si scalano dei punti da un monte mensile calcolato in base al reddito Isee ed ai componenti famigliari: questi empori sono 60 sul territorio e impegnano 6.000 volontari.
Questi Empori sono presenti sul territorio dal 2008 (Roma e Prato per primi, nati dalla volontà delle Caritas diocesane). In Italia al momento se ne registrano in 16 regioni: 9 al sud, 23 al centro e 27 al nord. In testa a tutti l’Emilia-Romagna con ben 14 Empori. Da questo progetto traggono beneficio circa 60mila persona.
Tra gli ultimi nati, ad ottobre 2014, due Empori di Bologna, in via Abba e via Capo di Lucca. Ad occuparsene è Volabo, il Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Bologna, che si appoggia alla rete di welfare di comunità del progetto Case Zanardi. Ispirate ai “negozi Zanardi” istituiti nel 1914 dal primo sindaco socialista di Bologna – Francesco Zanardi – per dar da mangiare alla popolazione sfinita dalla guerra, le Case Zanardi costituiscono un progetto unico, incentrato sull’idea del riuso e del riciclo e della lotta agli sprechi.
La gestione quotidiana degli empori è garantita da volontari; il progetto si sostiene grazie alla cessione degli spazi e alla copertura delle utenze da parte del Comune, oltre che ai contributi, in donazioni e in sostegno organizzativo, di tutti gli altri partner (Istituzione per l’inclusione sociale e comunitaria don Paolo Serra Zanetti del Comune di Bologna, di A.S.Vo. – Associazione per lo Sviluppo del Volontariato, Forum del Terzo Settore, Lega Coop e altre sette associazioni del territorio).
Mi sono domandata se un progetto come il frigorifero solidale, dislocato in diversi punti delle città, potesse essere un’idea attuabile anche in Italia. Ovunque è stato attivato, funziona pienamente, riducendo sprechi ed aiutando famiglie di persone bisognose. L’unico dubbio che potrebbe sorgere è l’eventuale rischio di atti vandalici.
Forse, l’unico modo per saperlo, sarebbe provare?
https://germoglidisoiablog.wordpress.com/2016/04/07/frigoriferi-solidali-ed-empori/
L’idea del Frigo Solidale nasce a Galdakao, una città spagnola di circa 29.000 abitanti. L’ideatore è Alvaro Saiz, il capo dell’Associazione dei Volontari di Galdakao.“L’idea del Frigo Solidale è nata con il diffondersi della crisi economica, quando la televisione ci mostrava le immagini di persone alla ricerca di cibo all’interno dei cassonetti. Tutto ciò non era assolutamente dignitoso e mi ha fatto pensare a quanto cibo invece noi sprecassimo”.
Una volta ottenuti i permessi necessari, nell’aprile 2015 venne installato il Frigo Solidale: chiunque può donare o prendere. “Non è carità. – spiega l’ideatore a The Guardian – Chiunque può prendere e donare, l’importante è il recupero del valore dei prodotti alimentari, lottando contro lo spreco.”
La rivista Natural Product Reports è andata a curiosare in loco: il Frigo Solidale era pieno di verdura fresca proveniente dal giardino di una comunità locale, e poi cartoni di latte non aperti e barattoli di lenticchie. Tutti i prodotti erano etichettati con la data in cui sono stati lasciati in frigo.
Ovviamente, infatti, ci sono regole da rispettare su ciò che non può essere donato: niente carne cruda, pesce o uova e qualsiasi cibo che abbia superato la data di scadenza. Il cibo fatto in casa è accettato, ma deve riportare l’etichetta che indica quando è stato fatto.
Il Frigo Solidale nei primi 2 mesi di attività ha recuperato dai 200 a 300 chilogrammi di cibo.
L’idea è stata riportata in altre parti della Spagna e successivamente ancora da altre zone del mondo, tra cui India e Brasile.
In INDIA Minu Pauline, la proprietaria del tea shop Pappadavada, nella città di Kochi, ha installato un frigorifero davanti al proprio ristorante, al quale hanno libero accesso, 24 ore su 24, chiunque abbia intenzione di donare o di consumare cibo. Attraverso la propria pagina Facebook, il ristorante Pappadavada ha annunciato che rifornirà quotidianamente il frigo con 50 porzioni di cibo, ma ha anche invitato tutti a portare i propri avanzi, affinché il frigo sia sempre in grado di offrire cibi freschi a senzatetto e poveri della città.
Allo stesso modo in Brasile i frigorìficos solidarios, accessibili 24 ore su 24 ogni giorno della settimana, sono posizionati per le strade: tutti sono liberi di depositarvi eccedenze alimentari (i servizi di ristorazione ne fanno un grande uso) da offrire a chi ne ha bisogno. L’iniziativa brasiliana è nata a Goiàs. Anche in Brasile le regole sono simili a quelle della Spagna: non si possono depositare carne o pesce crudo, uova o cibi avariati. I piatti cucinati in casa devono riportare la data del giorno di preparazione.
Il frigorifero solidale è un progetto che oggi si trova anche in Germania ed in Olanda.
La trovo un’iniziativa virtuosa con risvolti positivi, sia nella lotta allo spreco alimentare – che ad oggi raggiunge dei tassi altissimi – sia nel dare una mano al prossimo più bisognoso.
Ho cercato dunque di informarmi su quale fosse la situazione in Italia in relazione alla lotta allo spreco. Ho trovato alcuni progetti che hanno attirato la mia attenzione. Uno che mi aveva colpito particolarmente è Last minute sotto casa, di cui ho parlato in un recente post.
Un altro progetto degno di nota sono gli Empori Solidali, ovvero negozi apparentemente come altri con la sola differenza che alla cassa invece di pagare si scalano dei punti da un monte mensile calcolato in base al reddito Isee ed ai componenti famigliari: questi empori sono 60 sul territorio e impegnano 6.000 volontari.
Questi Empori sono presenti sul territorio dal 2008 (Roma e Prato per primi, nati dalla volontà delle Caritas diocesane). In Italia al momento se ne registrano in 16 regioni: 9 al sud, 23 al centro e 27 al nord. In testa a tutti l’Emilia-Romagna con ben 14 Empori. Da questo progetto traggono beneficio circa 60mila persona.
Tra gli ultimi nati, ad ottobre 2014, due Empori di Bologna, in via Abba e via Capo di Lucca. Ad occuparsene è Volabo, il Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Bologna, che si appoggia alla rete di welfare di comunità del progetto Case Zanardi. Ispirate ai “negozi Zanardi” istituiti nel 1914 dal primo sindaco socialista di Bologna – Francesco Zanardi – per dar da mangiare alla popolazione sfinita dalla guerra, le Case Zanardi costituiscono un progetto unico, incentrato sull’idea del riuso e del riciclo e della lotta agli sprechi.
La gestione quotidiana degli empori è garantita da volontari; il progetto si sostiene grazie alla cessione degli spazi e alla copertura delle utenze da parte del Comune, oltre che ai contributi, in donazioni e in sostegno organizzativo, di tutti gli altri partner (Istituzione per l’inclusione sociale e comunitaria don Paolo Serra Zanetti del Comune di Bologna, di A.S.Vo. – Associazione per lo Sviluppo del Volontariato, Forum del Terzo Settore, Lega Coop e altre sette associazioni del territorio).
Mi sono domandata se un progetto come il frigorifero solidale, dislocato in diversi punti delle città, potesse essere un’idea attuabile anche in Italia. Ovunque è stato attivato, funziona pienamente, riducendo sprechi ed aiutando famiglie di persone bisognose. L’unico dubbio che potrebbe sorgere è l’eventuale rischio di atti vandalici.
Forse, l’unico modo per saperlo, sarebbe provare?
https://germoglidisoiablog.wordpress.com/2016/04/07/frigoriferi-solidali-ed-empori/
Frigorifero sociale, un’idea solidale che si espande in tutto il mondo
I frigoriferi sociali o frigoriferi della solidarietà si stanno facendo strada in Sudamerica. Un progetto molto semplice, partito dalla Spagna e dal Brasile, ora si sta espandendo in Argentina e speriamo possa arrivare altrove nel mondo.
Solo due settimane fa è nato il primo frigorifero della solidarietà di Tucuman, in Argentina. Queste iniziative mettono a disposizione della comunità dei frigoriferi dove donare il cibo avanzato e a cui accedere gratuitamente per prelevare gratis alimenti e bevande.
I primi frigoriferi della solidarietà stanno nascendo nelle vicinanze di piccoli negozi di alimentari che ogni giorno mettono a disposizione di chi ne ha bisogno il cibo invenduto ma ancora perfettamente commestibile. Così chi non può permettersi di fare la spesa può sempre trovare un pasto gratis. Anche i cittadini possono contribuire a rifornire i frigoriferi della solidarietà in modo che al loro interno ci sia sempre qualcosa da mangiare e da bere.
In breve tempo l’iniziativa dei frigoriferi della solidarietà sta prendendo piede in Argentina. A Cipolletti, città della provincia del Río Negro, il ristorante ‘La Nonnina’ ha deciso di gestire un nuovo frigorifero solidale per non gettare più il cibo invenduto. Così il lunedì, il martedì e il mercoledì, dalle 12 alle 15, i dipendenti si occupano di rifornire il frigo per distribuire il cibo a chi lo desidera.
Anche a Sáenz Peña, sempre in Argentina, presto nascerà un nuovo frigorifero solidale. Un’ iniziativa analoga sta prendendo forma a San Salvador, grazie al progetto Heladera Social Jujuy, di cui potete seguire lo sviluppo su Facebook, dove sono già state pubblicate le prime foto del frigorifero della solidarietà.
Dopo la Spagna, il Brasile e l’Argentina ci auguriamo di veder nascere al più presto dei nuovi frigoriferi solidali in altri Paesi del mondo. Pensate che una proposta simile potrebbe funzionare anche in Italia? Potrebbe diventare un’idea in più per aiutare le persone in difficoltà e per consentire a supermercati e ristoranti di ridurre gli sprechi alimentari.
Mentre in Italia sta prendendo forma una nuova proposta di legge per tagliare gli sprechi, nei mesi scorsi alcuni panifici hanno deciso di mettere a disposizione gratis il pane invenduto del giorno. E’ la prova che il cambiamento è possibile proprio grazie a iniziative che partono dal basso, come nel caso dei frigoriferi solidali. Cosa ne pensate?
Marta Albè – 17 Marzo 2016
Solo due settimane fa è nato il primo frigorifero della solidarietà di Tucuman, in Argentina. Queste iniziative mettono a disposizione della comunità dei frigoriferi dove donare il cibo avanzato e a cui accedere gratuitamente per prelevare gratis alimenti e bevande.
I primi frigoriferi della solidarietà stanno nascendo nelle vicinanze di piccoli negozi di alimentari che ogni giorno mettono a disposizione di chi ne ha bisogno il cibo invenduto ma ancora perfettamente commestibile. Così chi non può permettersi di fare la spesa può sempre trovare un pasto gratis. Anche i cittadini possono contribuire a rifornire i frigoriferi della solidarietà in modo che al loro interno ci sia sempre qualcosa da mangiare e da bere.
In breve tempo l’iniziativa dei frigoriferi della solidarietà sta prendendo piede in Argentina. A Cipolletti, città della provincia del Río Negro, il ristorante ‘La Nonnina’ ha deciso di gestire un nuovo frigorifero solidale per non gettare più il cibo invenduto. Così il lunedì, il martedì e il mercoledì, dalle 12 alle 15, i dipendenti si occupano di rifornire il frigo per distribuire il cibo a chi lo desidera.
Anche a Sáenz Peña, sempre in Argentina, presto nascerà un nuovo frigorifero solidale. Un’ iniziativa analoga sta prendendo forma a San Salvador, grazie al progetto Heladera Social Jujuy, di cui potete seguire lo sviluppo su Facebook, dove sono già state pubblicate le prime foto del frigorifero della solidarietà.
Dopo la Spagna, il Brasile e l’Argentina ci auguriamo di veder nascere al più presto dei nuovi frigoriferi solidali in altri Paesi del mondo. Pensate che una proposta simile potrebbe funzionare anche in Italia? Potrebbe diventare un’idea in più per aiutare le persone in difficoltà e per consentire a supermercati e ristoranti di ridurre gli sprechi alimentari.
Mentre in Italia sta prendendo forma una nuova proposta di legge per tagliare gli sprechi, nei mesi scorsi alcuni panifici hanno deciso di mettere a disposizione gratis il pane invenduto del giorno. E’ la prova che il cambiamento è possibile proprio grazie a iniziative che partono dal basso, come nel caso dei frigoriferi solidali. Cosa ne pensate?
Marta Albè – 17 Marzo 2016