Parla l’attivista romena impegnata nella lotta al racket della prostituzione
di Fabiana Dallavalle
Iana Matei, avvocato e psicologa rumena, nominata Europea del 2010, che da 12 anni si occupa, attraverso l’associazione da lei fondata, delle donne vittime del racket della prostituzione, sarà venerdí all’Abbazia di Rosazzo, ospite di Ator Pal Mont, la manifestazione promossa dall’associazione Gentes giunta alla nona edizione. Il tema di quest’anno, dedicato all’Europa, con focus proprio sulla Romania, vedrà Iana insignita del Premio internazionale Ator Pal Mont, proprio per l’aiuto da lei dato alle ragazze sfuggite alla criminalità. Una vita pericolosa e dedicata a salvare vite, quella di Iana, che comincia con la telefonata di un poliziotto che le dice: «Ci sono tre ragazze qui».
di Fabiana Dallavalle
Iana Matei, avvocato e psicologa rumena, nominata Europea del 2010, che da 12 anni si occupa, attraverso l’associazione da lei fondata, delle donne vittime del racket della prostituzione, sarà venerdí all’Abbazia di Rosazzo, ospite di Ator Pal Mont, la manifestazione promossa dall’associazione Gentes giunta alla nona edizione. Il tema di quest’anno, dedicato all’Europa, con focus proprio sulla Romania, vedrà Iana insignita del Premio internazionale Ator Pal Mont, proprio per l’aiuto da lei dato alle ragazze sfuggite alla criminalità. Una vita pericolosa e dedicata a salvare vite, quella di Iana, che comincia con la telefonata di un poliziotto che le dice: «Ci sono tre ragazze qui».
Quelle ragazze, le prime tre, da lei accolte, erano prostitute minorenni. Iana aveva lasciato il suo Paese per l’Australia (nei giorni dell’esecuzione del dittatore Ceausescu) e in quel paese aveva maturato l’esperienza con i ragazzi di strada e gli orfani: «In Australia ho fondato Reaching out e mi occupavo di giovani in difficoltà». Iana era poi rientrata in Romania finalmente pronta ad attivare la sua rete di salvataggio. Nel suo paese, infatti, erano moltissimi i bambini orfani o abbandonati e lei aveva molto da fare per la sua gente. «Per quelle tre prime ragazzine, spaventate, disperate, affamate e infreddolite, una di loro era incinta, affittai un appartamento a Putesti, in Muntenia, e offrii loro un rifugio».
Reaching out Romania, l’associazione che si occupa di salvare, accogliere e aiutare le prostitute schiave, iniziò così. Da allora Iana non si è più fermata. Fino a oggi ha salvato 420 donne e ragazze. E prosegue «sui marciapiedi italiani. Anche qui da voi, in Friuli, terra di confine, ci sono le giovani dell’Est, rese irriconoscibili dal trucco e dagli abiti che gli aguzzini fanno loro indossare. Sono minorenni provenienti da vari paesi, che spesso hanno alle spalle storie terribili (abusi familiari, genitori alcolisti e violenti) e che diventano prede dei trafficanti di esseri umani».
Iana Matei ha scritto anche un libro-choc: Minorenni in vendita (pubblicato da Corbaccio) nel quale racconta di una piaga «che equivale a uno stupro organizzato, qui da noi, nel ventunesimo secolo». Le donne che ha conosciuto le chiama «bambole spezzate, bambine che sono state rotte dall’interno». Ma chi sono queste schiave moderne? «Sono piccole donne vendute come merce. Oggi il traffico di donne e bambini, rende più di quello della armi e della droga – spiega Iana – e l’Italia è la seconda destinazione più “apprezzata” dai trafficanti di schiave, dopo la Spagna».
Una «destinazione apprezzata» che ogni anno porta nel nostro Paese, tra le 19 e le 26 mila donne per un giro di affari che oscilla tra i 2 e i 6 miliardi l’anno. Il 20 per cento delle ragazze obbligate al marciapiede, e tenute prigioniere, ha tra i quattordici e i sedici anni. A volte sono vendute dalle stesse famiglie di origine, altre attirate con la promessa di un lavoro e di una vita migliore. Ascoltare Iana che racconta le storie di queste giovani donne fa star male. Il mondo da lei riportato è un girone infernale, un mercato dove si vende e si compra carne.
«Non giudico le donne che liberamente vendono il loro corpo, né i clienti. Io mi occupo di chi è costretto con la violenza a subire violenza. Le giovani salvate dalla strada riescono attraverso Reaching out ad avere una vita “normale”, nonostante tutto e con immensa fatica. L’unico modo per arginare questo fenomeno e debellare la schiavitù del nostro millennio è stanare i trafficanti, condannarli e requisire loro i beni», conclude Iana che coraggiosamente, ogni giorno, si batte per restituire dignità e speranza alle donne a cui è stato sottratta ogni cosa.
Reaching out Romania, l’associazione che si occupa di salvare, accogliere e aiutare le prostitute schiave, iniziò così. Da allora Iana non si è più fermata. Fino a oggi ha salvato 420 donne e ragazze. E prosegue «sui marciapiedi italiani. Anche qui da voi, in Friuli, terra di confine, ci sono le giovani dell’Est, rese irriconoscibili dal trucco e dagli abiti che gli aguzzini fanno loro indossare. Sono minorenni provenienti da vari paesi, che spesso hanno alle spalle storie terribili (abusi familiari, genitori alcolisti e violenti) e che diventano prede dei trafficanti di esseri umani».
Iana Matei ha scritto anche un libro-choc: Minorenni in vendita (pubblicato da Corbaccio) nel quale racconta di una piaga «che equivale a uno stupro organizzato, qui da noi, nel ventunesimo secolo». Le donne che ha conosciuto le chiama «bambole spezzate, bambine che sono state rotte dall’interno». Ma chi sono queste schiave moderne? «Sono piccole donne vendute come merce. Oggi il traffico di donne e bambini, rende più di quello della armi e della droga – spiega Iana – e l’Italia è la seconda destinazione più “apprezzata” dai trafficanti di schiave, dopo la Spagna».
Una «destinazione apprezzata» che ogni anno porta nel nostro Paese, tra le 19 e le 26 mila donne per un giro di affari che oscilla tra i 2 e i 6 miliardi l’anno. Il 20 per cento delle ragazze obbligate al marciapiede, e tenute prigioniere, ha tra i quattordici e i sedici anni. A volte sono vendute dalle stesse famiglie di origine, altre attirate con la promessa di un lavoro e di una vita migliore. Ascoltare Iana che racconta le storie di queste giovani donne fa star male. Il mondo da lei riportato è un girone infernale, un mercato dove si vende e si compra carne.
«Non giudico le donne che liberamente vendono il loro corpo, né i clienti. Io mi occupo di chi è costretto con la violenza a subire violenza. Le giovani salvate dalla strada riescono attraverso Reaching out ad avere una vita “normale”, nonostante tutto e con immensa fatica. L’unico modo per arginare questo fenomeno e debellare la schiavitù del nostro millennio è stanare i trafficanti, condannarli e requisire loro i beni», conclude Iana che coraggiosamente, ogni giorno, si batte per restituire dignità e speranza alle donne a cui è stato sottratta ogni cosa.
03 ottobre 2012