Nel cosmo troppa spazzatura, arrivano gli spazzini del cielo

Nel cosmo troppa spazzatura, arrivano gli spazzini del cielo

I rischi della nuova frontiera

Nasa, Dipartimento alla Difesa Usa e, dall’altra parte dell’oceano, l’agenzia europea Esa, spediranno in orbita macchinari in grado di catturare parte dei 750 mila detriti lasciati da 4900 lanci di razzi e satelliti: i rifiuti viaggiano a velocità fino a 56 mila km/h e sono un pericolo mortale

di Giovanni Caprara

Ora c’è un video su YouTube che racconta con fascino e inquietudine la minaccia degli oggetti persi nello spazio. Persi o abbandonati o generati in vari modi, includendo quindi i rottami cosmici, i famosi space debris o space junk. Con la voce dell’astronauta della Nasa Piers Sellers il video «Adrift» (sfiorate l’icona blu più in basso per vederlo sul sito di The Atlantic) racconta la minaccia in continuo aumento portata da questi oggetti vaganti e fuori controllo. Lo stesso Sellers (sotto nella foto Reuters) è stato un protagonista, involontario, di questo mondo per essersi lasciato sfuggire una spatola durante un lavoro compiuto al di fuori dello shuttle Discovery STS-121 nel 2006. Dall’inizio dell’era spaziale sono stati effettuati 4900 lanci in orbita dalle varie nazioni dai quali ne è derivata una fittissima popolazione di oggetti presenti a varie altezze che sfrecciano ad una velocità media di 40 mila chilometri orari (ma si arriva anche 56 mila chilometri orari).

«Proiettili» sotto i 10 cm, non rilevabili dai radar

Quelli censiti e sotto controllo perché hanno una dimensione rilevabile dai radar, quindi intorno ai 10 centimetri, sono 19 mila e tra questi ci sono 1.100 satelliti in attività. Tutti gli altri sono rottami di varia grandezza generati per il 64 per cento da 250 esplosioni o collisioni. Però le stime effettuate dalla Nasa e dall’Esa parlano della presenza intorno alla Terra di 750 mila oggetti più grandi di un centimetro e 200 milioni maggiori di un millimetro. In altre parole, intorno alla Terra viaggiano proiettili ad altissima velocità i quali se incontrano un satellite attivo lo danneggiano o lo mandano fuori uso (tra questi il satellite per le telecomunicazioni Olympus dell’Esa).

L’Iss effettua variazioni d’orbita per evitare collisioni

Per la stazione spaziale internazionale Iss in orbita a 400 chilometri d’altezza sulla quale c’è ora anche il nostro astronauta Paolo Nespoli impegnato nella missione «Vita» dell’Asi, in media si prevede che debba effettuare un paio di volte l’anno delle variazioni d’orbita per evitare scontri con qualche oggetto pericoloso. Un’operazione lunga e complessa che richiede 30 ore per essere effettuata dovendo ricorrere ai piccoli propulsori delle navicelle russe Progress agganciate alla base. Inoltre, i vetri dei finestrini dello shuttle, ora in pensione, erano stati cambiati varie volte in alcuni casi perché alterati da impatti con micro-spazzatura cosmica. (leggi il rapporto della Nasa sugli «space debris», sfiorando l’icona blu)

L’Esa e il progetto di ripulire il cosmo

La Nasa assieme al Dipartimento della Difesa, ha varato un programma di controllo e altrettanto succede in Europa con l’Esa (un centro di riferimento c’è anche al centro Esrin dell’Esa a Frascati, leggi l’articolo del Guardian sfiorando l’icona blu). Ora la preoccupazione aumenta perché crescono le costellazioni satellitari e il numero dei piccoli satelliti lanciati. Naturalmente si cercano delle risposte, ad esempio discusse nella settima «European Conference on Space Debris» tenuta a Darmstadt, in Germania, nell’aprile scorso. A tal fine si progettano dei satelliti per cercare di intervenire i quali devono avere la capacità di catturare i vari oggetti trasferendoli su orbite più basse così da provocarne la disintegrazione nell’atmosfera.

La start-up italiana D-Orbit

Ciò vale per i più minuscoli mentre per quelli di dimensioni maggiori si attua un trasferimento sull’Oceano Pacifico per evitare che qualche frammento sopravviva arrivando in superficie. In proposito c’è anche la start-up italiana D-Orbit impegnata su questo fronte. Finora, tuttavia, non è mai stata avviata una missione del genere perché le tecnologie necessarie sono ancora in corso di sviluppo. L’argomento, comunque, è ormai così sentito che ha portato persino all’iniziativa di «adottare» un rottame e ricevere informazioni sul suo destino. Volete provarci? Se guardate il video «Adrift» su YouTube troverete tutte le indicazioni necessarie. (nella foto Esa, i pannelli solari del Sentinel-1A prima e dopo, a destra, l’impatto con un detrito di meno di 5 millimetri)

29 ottobre 2017

http://www.corriere.it/extra-per-voi/2017/10/27/nel-cosmo-troppa-spazzatura-arrivano-spazzini-cielo-889b9594-bb03-11e7-8ef5-94a13146dc45.shtml