Il terremoto del Nepal del 25 aprile 2015 ha compresso l’atmosfera terrestre fino a 1000 km d’altezza.
Il contraccolpo del terremoto del 25 aprile 2015, che ha colpito il Nepal con un’intensità di magnitudo 7.8, ha generato un’onda di energia che si è propagata nell’atmosfera superiore della Terra al di sopra del Nepal stesso e ha disturbato profondamente la distribuzione degli elettroni nella ionosfera. La ionosfera è la regione dell’atmosfera più alta, tra i 60 km e i 1000 km al di sopra della superficie terrestre. I disturbi sono stati registrati dai satelliti Gps che si trovavano al di sopra del Nepal nel momento del terremoto: i segnali di disturbo sono stati inviati alla stazione Gps di Lhasa, in Tibet (Cina).
Per misurare tale disturbo la Nasa ha messo a punto un sistema ad hoc noto come Vtec, da “vertical electron content”, in grado di registrare nell’alta atmosfera (l’area blu nel secondo dei due disegni qui sotto) i disturbi prodotti dalla distribuzione degli elettroni nella ionosfera (area in rosso). Le onde di disturbo sono arrivate a intervalli compresi tra i 2 e gli 8 minuti. Il cerchio nero nel tracciato indica la prima onda di disturbo, arrivata subito dopo il sisma.
Un simile rilevamento, oltre a dare una ulteriore immagine della potenza del sisma, che come un maglio planetario ha fatto sobbalzare persino l’atmosfera, può servire a due ricerche di tipo diverso. Da un lato per studiare la ionosfera, in quanto ogni sua alterazione interna permette di conoscere meglio le sue caratteristiche; dall’altro per mettere a punto un sistema di “allerta tsunami”. Se terremoti molto forti, come quello del Nepal, avvengono vicino alle coste, possono causare tsunami di notevole intensità (basti ricordare il terremoto del Giappone e quello di Sumatra). Avere un sistema di rilevamento delle variazioni atmosferiche è un elemento in più per cercare di definire in breve tempo l’intensità del sisma e quindi il possibile tsunami che ne può conseguire.
Un simile rilevamento, oltre a dare una ulteriore immagine della potenza del sisma, che come un maglio planetario ha fatto sobbalzare persino l’atmosfera, può servire a due ricerche di tipo diverso. Da un lato per studiare la ionosfera, in quanto ogni sua alterazione interna permette di conoscere meglio le sue caratteristiche; dall’altro per mettere a punto un sistema di “allerta tsunami”. Se terremoti molto forti, come quello del Nepal, avvengono vicino alle coste, possono causare tsunami di notevole intensità (basti ricordare il terremoto del Giappone e quello di Sumatra). Avere un sistema di rilevamento delle variazioni atmosferiche è un elemento in più per cercare di definire in breve tempo l’intensità del sisma e quindi il possibile tsunami che ne può conseguire.
Tratto da: http://www.focus.it/scienza/scienze/il-sisma-del-nepal-ha-compresso-latmosfera
Terremoto in Nepal, Kathmandu si è spostata di 3 metri verso Sud
L’analisi dell’Università di Cambridge
L’analisi dell’Università di Cambridge
È una delle conseguenze del terremoto. Ma gli esperti spiegano, l’altezza dell’Everest rimane invariata
Il terremoto che ha colpito il Nepal lo scorso 25 aprile ha spostato il terreno sotto l’area di Kathmandu fino a tre metri verso sud, mentre l’Everest dovrebbe essere rimasto della stessa altezza. Lo affermano alcuni esperti internazionali citati dal sito del Guardian.
Lo studio L’analisi, spiega il quotidiano, è di James Jackson dell’università di Cambridge, e i risultati sono simili a quelli ottenuti indipendentemente da Sandy Steacy dell’università di Adelaide. “Sembra che il terremoto – afferma Steacy – abbia interessato la faglia che separa il subcontinente indiano dall’Eurasia. La placca è sprofondata di circa 10 gradi verso nord est. Il movimento relativo nella zona interessata è stato al massimo di tre metri, appena a nord di Kathmandu”. L’altezza dell’Everest invariata Mentre Kathmandu si è mossa, aggiunge l’esperta, anche se non ovunque si è raggiunto il massimo spostamento, è improbabile invece che l’altezza dell’Everest sia cambiata. “Lo scorrimento principale è stato ad ovest dell’Everest – sottolinea – ma la montagna non è sopra il piano interessato direttamente. Inoltre il movimento della faglia è molto superficiale, quindi tre metri in orizzontale non implicano grandi spostamenti in verticale”. –
28 aprile 2015
Il terremoto che ha colpito il Nepal lo scorso 25 aprile ha spostato il terreno sotto l’area di Kathmandu fino a tre metri verso sud, mentre l’Everest dovrebbe essere rimasto della stessa altezza. Lo affermano alcuni esperti internazionali citati dal sito del Guardian.
Lo studio L’analisi, spiega il quotidiano, è di James Jackson dell’università di Cambridge, e i risultati sono simili a quelli ottenuti indipendentemente da Sandy Steacy dell’università di Adelaide. “Sembra che il terremoto – afferma Steacy – abbia interessato la faglia che separa il subcontinente indiano dall’Eurasia. La placca è sprofondata di circa 10 gradi verso nord est. Il movimento relativo nella zona interessata è stato al massimo di tre metri, appena a nord di Kathmandu”. L’altezza dell’Everest invariata Mentre Kathmandu si è mossa, aggiunge l’esperta, anche se non ovunque si è raggiunto il massimo spostamento, è improbabile invece che l’altezza dell’Everest sia cambiata. “Lo scorrimento principale è stato ad ovest dell’Everest – sottolinea – ma la montagna non è sopra il piano interessato direttamente. Inoltre il movimento della faglia è molto superficiale, quindi tre metri in orizzontale non implicano grandi spostamenti in verticale”. –
28 aprile 2015