Vittorio Messori e il Cardinale Bellarmino

Vittorio Messori e il Cardinale Bellarmino

bellarminoitDAL CIELO ALLA TERRA
HO SCRITTO IL 15 GIUGNO 2013:
 
VITTORIO MESSORI E IL CARDINALE BELLARMINO
 
IL MESSAGGIO DI ADRIANO CELENTANO RIVOLTO ALLO SCRITTORE MESSORI È CARICO DI RISPETTO ED EDUCAZIONE.
NELLA SUA LOGICA, LO CONDIVIDIAMO IN PIENO.
MI PERMETTO DI RICORDARE AL SIGNOR MESSORI, AMICO DEI POTENTI CARDINALI E PAPI DEL VATICANO CORROTTO E ANTICRISTICO CHE ANCHE PER LUI, PER LORO, PER ME E PER TUTTI, UN GIORNO VERRÀ IL GIUDIZIO DI DIO.  QUINDI NON SOLO PER I MAFIOSI ADDITATI DA PAPA WOJTYŁA (“Mafiosi, pentitevi, un giorno verrá il giudizio di Dio”. Valle dei Templi – Agrigento 1993).
Il GIUDIZIO DI DIO, PER IL CATTOLICO MESSORI E PER TUTTI NOI CATTOLICI CRISTIANI, SI MANIFESTERÀ DURANTE LA SECONDA VENUTA DI GESÙ CRISTO SULLA TERRA (Matteo cap. 24) E, COME RICORDA GIUSTAMENTE CELENTANO, DONERÀ A MOLTI LA FELICITÀ E LA GIOIA DI VIVERE NEL REGNO DI DIO SULLA TERRA. MA NON A TUTTI. NEL REGNO D’AMORE CHE IL FIGLIO DI DIO GESÙ CRISTO INSTAURERÀ SULLA TERRA NON CI SARANNO I PORTATORI DI INIQUITÀ, I TIRANNI E TUTTI COLORO CHE, NON PENTENDOSI, SONO STATI IPOCRITI E FALSI SERVITORI DELLA CHIESA: PEDOFILI, CORROTTI, MAFIOSI, GUERRAFONDAI, GENOCIDI. ECC. ECC.
È INTERESSANTE LA FIGURA DI VITTORIO MESSORI. MI RICORDA QUELLA DEL SEGRETARIO PERSONALE DEL CARDINALE ROBERTO BELLARMINO, IL PRINCIPALE E SANGUINARIO ACCUSATORE DEL FILOSOFO DOMENICANO GIORDANO BRUNO, CONDANNATO AL ROGO DALLA CHIESA DI MESSORI NEL 1600. EBBENE, QUESTO CARDINALE, POI FATTO SANTO DA UN PAPA PAZZO E CORROTTO, CERCAVA DI CONVINCERE A TUTTI COSTI IL BRUNO CHE LA CHIESA DOVEVA ESSERE RICCA E POTENTE E USARE LA SUA AUTORITÀ DI VITA E DI MORTE SUGLI UOMINI ANCHE, SE NECESSARIO, TORTURANDOLI. IL POVERO FRATE GIORDANO SPIEGAVA AL CARDINALE BELLARMINO CHE IL FONDATORE DELLA CHIESA CATTOLICA APOSTOLICA ROMANA, GESÙ CRISTO, AVEVA INSEGNATO L’OPPOSTO.
IL CARDINALE RISPONDEVA PICCHE ED IL SUO LIBELLISTA-SCRITTORE COMMENTAVA NEL SUO LIBELLO, RAFFORZANDOLE, LE INIQUITÀ E LE BESTEMMIE DEL SUO PADRONE,  IN MODO TALE CHE I NUMEROSI LETTORI CATTOLICI, SOPRATTUTTO GIOVANI, POTESSERO LEGGERE QUESTO LIBRO-MANOSCRITTO E QUINDI ESSERE MANIPOLATI ED INGANNATI NELLA CONOSCENZA DELLA VERITÀ.
LA STORIA SI RIPETE E PENSO CHE ANCHE I PERSONAGGI SI RIPETONO. MA, L’EPILOGO SARÀ DIVERSO QUESTA VOLTA, PER FORTUNA, PER GRAZIA E GIUSTIZIA DIVINE.
PREGO CRISTIANAMENTE PER IL FRATELLO VITTORIO MESSORI, NEL SUO CUORE EGLI LO SA. SA CHE GESÙ CRISTO SCACCERÀ I MERCANTI DEL TEMPIO CHE HANNO TRASFORMATO LA CASA DEL PADRE IN UNA SPELONCA DI LADRONI E CHE GLI SCRIBI MODERNI, GLI SCRITTORI-LIBELLISTI, DI PAPI VIGLIACCHI E IPOCRITI, SARANNO ACCOMPAGNATI DAGLI ANGELI NEL FUOCO DELLA GEENNA, DOVE CI SARÀ PIANTO E STRIDOR DI DENTI.
TUTTI I BUONI, INVECE, EREDITERANNO IL REGNO DI DIO E NEL MONDO CI SARANNO NUOVO CIELO E NUOVA TERRA, DOVE LA CHIESA SARÀ RICCA, RICCHISSIMA, MA DI SPIRITO E D’AMORE.
CONTINUI PAPA FRANCESCO NELLA SUA RIFORMA, NON SI FACCIA INTIMIDIRE E TENTARE DAI SERPENTI CHE SCIVOLANO INTORNO ALLA SUA PERSONA E, SPERO, CHE PRESTO SPEZZI IN DUE IL VELO DEL TEMPIO E RIPORTI LA CHIESA AD ESSERE MADRE DEI GIUSTI, DEI POVERI E DEI PACIFICI.
 
G. B.
Palermo (Italia)
15 Giugno 2013
 
CELENTANO: IL MIO PA’ FRANCESCO NON HA BISOGNO DI VESTIRE ARMANI
Lettera di Adriano Celentano
 
Caro direttore, qualcuno si domanderà cosa ci sia dietro la frase pronunciata dal Papa quando, con riferimento a San Pietro, ha detto che «l’apostolo sul quale Gesù edificò la sua Chiesa non aveva un conto in banca».
Un messaggio, quello di Pa’ Francesco, che non poteva essere più chiaro e che arriva come una sciabolata fra le mura di uno Ior alquanto “OPACIZZATO” dai misteri che lo circondano. Un fendente di nome “Pietro” che in tempi molto ravvicinati ha tutta l’aria di abbattersi sulla banca centrale del Vaticano e “OLTRE”. Un Papa, questo, che non finisce mai di sorprenderci. Difficile trovare chi non lo ami. Eppure, ce n’è più di uno, specialmente all’interno del Vaticano.
Sono tutti quelli che non vogliono cambiare e che, a differenza di Francesco, che vorrebbe una Chiesa povera, invece la vogliono ricca perché col denaro è più facile comprare il “BUIO” dove nascondere i “peccati”, tipo i gravi abusi sui minori e il silenzio di chi sa e tace e il più delle volte insabbia.
Ma lo scrittore e storico Vittorio Messori, del quale leggo sempre con interesse gli editoriali, in un dibattito a Porta a Porta ha detto che «il Vaticano, anche se piccolo, è pur sempre uno Stato con una realtà burocratizzata che distribuisce appalti, commesse, denaro e quindi non può farne a meno». Sarà, ma fra i due mali bisognerà pur scegliere quello minore.
Allora cos’è meglio? Avere una banca che attira gli scandali o il giusto indispensabile per il necessario nutrimento del Pontefice e i suoi vescovi con al massimo una diaria che gli consenta di poter predicare la “buona novella” nel mondo? È chiaro che fino a quando il Papa non sarà in grado di fare i miracoli, la via di mezzo forse è un compromesso. Un compromesso che si avvicinerà più ai colori della povertà che a quelli dello sperpero. E allora anche il ricatto a cui si sottopongono i funzionari e i prelati che hanno una doppia vita, come dice Messori, sarà meno sfuggente sotto i riflettori di un serio controllo.
«Non è intenzione di Francesco — dice poi Messori a un giornalista —, ma i suoi discorsi vengono dipinti con demagogia». Consultando il vocabolario (ve lo dico perché penso che in Italia ce ne sono molti che, come me, non conoscono il significato di questa parola), Demagogia è un termine greco che indica un comportamento politico mirante ad ottenere il consenso popolare attraverso false promesse vicine ai desideri del popolo.
A quanto pare Messori attribuisce al Papa un comportamento demagogo che, a mio parere, invece, confonde con la passione SFRENATA che lo strepitoso Francesco ci mette nel servire coLui che ha creato tutte le cose con la PROMESSA di una vita GIOIOSA che mai finirà. Ma Messori non demorde e va giù duro: «La Chiesa povera è una cavolata, Gesù aveva una disponibilità economica, persino un tesoriere che poi l’ha tradito, Giuda Iscariota, tant’è vero che le guardie ai piedi della croce si giocarono ai dadi la preziosa stoffa che Lui indossava». E conclude con una frase davvero imprevedibile: «Gesù vestiva Armani». Fantastico!
Non posso non ammettere la genialità di questa provocazione. Naturalmente solo per il gusto della battuta in sé e non per quello che la battuta esprime, che a mio parere è veramente una Cazzata.
La disponibilità economica nelle mani del “Giuda tesoriere” la si può paragonare a una delle tante famiglie dei giorni nostri che faticano a tirare la fine del mese. Tant’è vero che Giuda, nel corso di una cena, ipocritamente si risente e inveisce contro la peccatrice accusandola di sprecare il prezioso unguento che con tanto amore sparge sui piedi di Gesù: «Si sarebbe potuto vendere per dare il ricavato ai poveri». Ma il figlio di Dio prende subito le difese della donna: «Lasciatela fare. I poveri li avrete sempre con voi, ma non sempre avrete me».
Dunque, tutta questa disponibilità economica che Giuda avrebbe avuto non doveva essere così florida se se la prendeva tanto per lo spreco della peccatrice. E dai Vangeli non risulta che Gesù abbia qualche volta detto al traditore: «Dai questa somma al tal povero, tanto a noi i soldi non mancano». E noi sappiamo quanto Gesù tenesse ai poveri, a differenza dello Ior. E se il fatto di non portare i mocassini rossi come Ratzinger significa fare della demagogia, allora anche Ratzinger è un demagogo perché non porta gli scarponi.
La verità è che ognuno di noi non desidera altro che andare d’accordo col proprio modo di vestirsi. Sia che riguardi un Papa, un parrucchiere o un bagnino. Non mi meraviglierei se il padrone di una zona balneare sgridasse il suo bagnino perché durante un salvataggio si è tuffato senza giacca e cravatta: «Bisogna essere eleganti anche sott’acqua». E Gesù non aveva certo bisogno di quel panno per essere elegante. Qualcuno, magari un benestante, glielo avrà regalato e Lui di buon grado lo avrà accettato, pur sapendo che era egli stesso l’unica vera eleganza!
Fonte: Repubblica 15/6/13