Gaza, bambini che resistono

GAZA, BAMBINI CHE RESISTONO

Battuti due record del mondo dai piccoli della Striscia: un sorriso nel mezzo di una tragedia. Credetemi, i bambini di Gaza sono mocciosi da record. Sono sopravvissuti a Piombo Fuso e sopravvivono ogni giorno alla guerra in tempo di tregua.
Coperti di sangue hanno strisciato sotto le rovine di palazzi bombardati e si sono presi cura per giorni dei fratelli più piccoli, dei corpi agonizzanti dei genitori seppelliti sotto le macerie delle loro culle.
Come eroi disneyani sono sgusciati fuori dal ventre della morte ancora inzaccherati dal liquido amniotico per scoprire il peso dell’ereditare la condizione di esule palestinese.
Più della metà della popolazione di questa misera Striscia di terra è composta da bambini, e sebbene nessuno di questi minori abbia mai votato per Hamas sono loro le vittime designate delle operazioni militari israeliane e più in generale dell’assedio imposto a Gaza.
Bambini che resistono. Contro le malattie: secondo un recente rapporto del Palestinian Medical Relief Society il 52 percento dei bambini di Gaza sono anemici, e soffrono di gravi carenze nutrizionali per la scarsità nella loro alimentazione di elementi quali il fosforo, il calcio e lo zinco. Anche il dato sulle malattie respiratorie è preoccupante.
Bimbi che resistono alle psicosi, a quelle lacerazioni della memoria che li riporta dinnanzi a corpi smembrati ed edifici in fiamme, a quei traumi indelebili che li rendono ansiosi e depressi, insonni e incontinenti.
Vivono in spazi sovraffollati privi di aree ricreative e hanno visto nelle strade dove giocano la carne ardere viva e decomporsi. Missili, devastazioni e morte sono evocati nei disegni quando si mette dinnanzi a loro un foglio bianco.
Se il diritto al gioco qui è un lusso, quello allo studio è prevenuto: Israele quest’anno oltre ai giocattoli ha impedito l’entrata all’interno della Striscia anche dei libri di testo per le scuole elementari.
A differenza dei loro coetanei israeliani che sono liberi di praticare sport all’aria aperta o di svagarsi con la playstation i bambini di Gaza sono resi schiavi di un padrone che si chiama fame, e li vedo ogni giorno spingere aratri nei campi, frugare nei cassonetti della monnezza in cerca di materiali di recupero. Nel caldo insopportabile di questa canicolare estate sono sopra carretti trainati da muli stracarichi di mattoni e pietre recuperati dagli edifici bombardati, o li trovi agli incroci delle strade a vendere cianfrusaglia con sguardi da vecchi stanchi di sognare verdi cortili, campi di calcio e gelati.
Non stanno giocando a nascondino quando spariscono sottoterra i nei tunnell di Rafah: col rischio di rimanere seppelliti vivi sono la manodopera economicamente e fisicamente più adatta per trafficare le merci che altrimenti non arriverebbero mai sugli scaffali dei negozi di Gaza.
Cosi qualche tempo fa si era espressa Jasmine Whitbread, Direttore Generale di Save the Children: “I bambini a Gaza hanno fame a causa dei notevoli impedimenti all’ingresso di cibo nell’area, e stanno morendo perché non possono lasciare Gaza per avere quelle cure mediche di cui hanno urgente bisogno. Centinaia di migliaia di bambini stanno crescendo senza avere un’istruzione decente perché gli edifici scolastici sono gravemente danneggiati e a causa delle restrizioni nel passaggio e rifornimento di materiali edili, non possono essere ristrutturati. Sono i bambini che stanno pagando il prezzo più caro dell’assedio”.
Oltre a questi record non ricordarti, i bambini della Striscia di Gaza in sette giorni hanno infranto due primati celebrati nel Guinness.
Giovedì 22 luglio nell’area dell’aeroporto fantasma di Rafah, distrutto dall’aeronautica militare israeliana nel 2001, nell’ambito della fine dei campi estivi organizzati dall’Unrwa (agenzia Onu per i profughi palestinesi) più di 7.200 bambini hanno fatto rimbalzare simultaneamente per 5 minuti altrettanti palloni da basket mentre ieri è stato stabilito il record di quanti più aquiloni svolazzanti nello stesso istante.
Sulla spiaggia di Beit Laya, dinnanzi al confine nord con Israele, il cielo si è tappezzato di migliaia di esagoni colorati, in una sorta di celebrazione animata di quella libertà agognata anche dai più piccoli. Oltre 7mila bambini hanno fatto volare i loro aquiloni, raddoppiando il record che era stato registrato sempre a Gaza lo scorso anno.
Così si è espresso al termine dell’evento John Ging, a capo della Unrwa: “E’ un successo incredibile riuscire a infrangere due record mondiali in una sola settimana. Una dimostrazione di cosa possono fare i bambini di Gaza se gli è data loro una opportunità. I bambini della Striscia sono come tutti gli altri bambini del mondo, desiderano vivere una vita normale lontano dalle avversità che sono costretti ad affrontare giorno dopo giorno”, ha concluso Ging, “Questa giornata di festa è l’espressione della richiesta di libertà per questi bambini”.
A differenza dei palloni da basket utilizzati a Rafah, gli aquiloni che hanno sventolato ieri sopra Beit Laya non sono di produzione industriale ma confezionati dalle stesse mani di quei bambini che li hanno issati al cielo.
Alcuni presentavano fantasie sgargianti, numerosi orgogliosamente i colori della bandiera palestinese.
Un urlo visibile di resistenza dinnanzi alla torrette di sorveglianza israeliane distanti a poche centinaia di metri.
Poco dopo la registrazione del nuovo Guinness dei Primati, una nave da guerra di Tsahal (l’esercito israeliano) è apparsa all’orizzonte e si avvicinata alla costa di Beit Laya, come a ricordare che l’ora di ricreazione era finita.
Restiamo Umani
Di Vittorio Arrigoni – 30 luglio 2010 – Peace Reporter

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