Gheddafi provoca l’Europa

gadaffi_01IL LEADER LIBICO: «DATECI 5 MILIARDI ALL’ANNO O DIVENTERETE COME L’AFRICA»
Immigrati, Gheddafi provoca l’Europa. E Berlusconi:  «Si è chiusa

una ferita» 
Il raìs:«L’Italia finora ha fatto poco rispetto a ciò che abbiamo subito». Poi elogia il premier: «Coraggioso»

ROMA – Lo ha definito «il mio amico», il «leader della rivoluzione». E nel suo intervento alla caserma «Salvo D’Acquisto» per le celebrazioni del secondo anniversario del trattato italo-libico Silvio Berlusconi ha sottolineato che «tutti dovrebbero rallegrarsi» della nuova amicizia tra Italia e Libia sancita il 30 agosto 2008 con la storica firma di Bengasi. In quell’occasione, ha sottolineato il premier, «è stata chiusa una ferita ed è iniziata una vita nuova»: «Chi non capisce i vantaggi di questa intesa – ha detto il presidente del Consiglio -, appartiene al passato. Noi invece guardiamo al futuro». Nel suo intervento Berlusconi aveva sottolineato l’importanza strategica della nuova alleanza, lasciato intendere i tornaconti sul fornte dell’economia e ricordato tra l’altro gli accordi tra i due Paesi per la lotta all’immigrazione clandestina.
«FERITA CHIUSA» - Il capo del governo si è detto convinto dell’importanza del trattato anche per la chiusura di «una ferita» e per la possibilità di «recuperare il tempo perduto» dopo le tensioni del dopoguerra legate all’intervento coloniale italiano. «Il passato del popolo libico carico di sofferenza è consegnato ai libri di storia – ha sottolineato il premier -. La Libia ha vissuto il dolore che si infligge ad un popolo quando lo si vuole dominare».
«LA REPLICA DI GHEDDAFI» – Gheddafi, che ha preso la parola subito dopo, non ha rinunciato a sottolineare a sua volta le sofferenze subite dal suo popolo, ha ripercorso alcuni episodi risalenti al periodo coloniale, ha parlato di Graziani quale maestro di Hitler e ha enfatizzato il fatto che «ogni famiglia libica ha nella propria storia un morto, una persona risultata dispersa o costretta a subire mutilazioni a causa dell’occupazione italiana», ha ricordato l’ingente quantità di mine lasciate sul territorio libico dalle forze dell’Asse. L’Italia – ha commentato- ha eseguito alcuni interventi «riparatori» in LIbia, ha ad esempio costruito un ospedale ortopedico a Bengasi per curare le vittime delle mine, «ma è poca cosa rispetto a quanto successo veramente al popolo libico».
«BERLUSCONI CORAGGIOSO» - Ma alla fine anche lui ha ringraziato «il mio amico Berlusconi» e parlato della possibilità di «voltare pagina». «Avete riconosciuto gli errori del passato, commessi dall’Italia passata, fascista, e non attuale – ha detto il Colonnello, che ha invitato i giovani italiani a studiare gli orrori del colonialismo -. Il popolo libico è piccolo e pacifico e non aveva intenzioni ostili verso gli italiani. Ma ora vi ringrazio per la condanna del colonialismo e per il coraggio che avete dimostrato ammettendo gli errori; voi e il vostro coraggioso Berlusconi». Berlusconi che, ha ricordato, «ha pianto guardando le foto che testimoniavano le sofferenze del mio popolo». Berlusconi che a differenza di altri che lo hanno preceduto – e il leader libico ha citato Andreotti, Prodi e D’Alema, definendoli «amici» – che si sono limitati a firmare singoli accordi, ha portato fino alla fine la sottoscrizione del trattato. «Per questo è stato coraggioso».
«5 MILIARDI CONTRO L’IMMIGRAZIONE» - Nel suo intervento Gheddafi ha poi sollecitato un finanziamento di cinque miliardi di euro all’anno alla Libia, altrimenti «l’Europa potrebbe diventare Africa, potrebbe diventare nera». «La Libia chiede all’Unione Europea – ha detto Gheddafi – che l’Europa offra almeno cinque miliardi di euro all’anno per fermare l’immigrazione non gradita. Bisogna sostenere questo esercito che combatte per fermare l’immigrazione – ha aggiunto – altrimenti l’Europa potrebbe diventare Africa, potrebbe diventare nera. Libia è l’ingresso dell’immigrazione non gradita, dobbamo lottare insieme per affrontare questa sfida. L’Italia- deve convincere i suoi alleati europei per applicare la proposta libica».
LE CANZONI DI BERLUSCONI – La serata, caratterizzata anche dall’esibizione dei gruppi folkloristici berberi e del carosello equestre dei nostri carabinieri, è proseguita fino a tarda ora anche al di là del protocollo ufficiale. «Dobbiamo ancora terminare la cena, stiamo ancora qui insieme a festeggiare questa bella festa dell’amicizia, se fate i bravi vi canto anche una canzone» ha detto Berlusconi parlando dal tavolo d’onore nel corso della cena offerta dalla presidenza del consiglio. Al tavolo d’onore, oltre al premier e al Colonnello erano seduti il ministro degli Esteri Franco Frattini, quello della Difesa Ignazio La Russa, quello dell’Interno Roberto Maroni, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta e il portavoce di Palazzo Chigi, Paolo Bonaiuti. Agli altri tavoli erano presenti, tra gli altri, il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, il viceministro alle Attività produttive, Adolfo Urso oltre al vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero. Menu tipicamente italiano per i commensali. Sono state servite una insalata caprese, pennette tricolore di primo, filetto di chianina di secondo. come dessert, gelato all’italiana. Durante la cena, il premier si è più volte avvicinato al leader libico per parlare con lui a stretto contatto. Verso la fine della serata il presdiente del Consiglio ha anche cantato una canzone in francese.
31 agosto 2010 Corriere della Sera