Gran Vía

Gran Vía

L’apoteosi della sofferenza e dell’umana contraddizione.

Questa potrebbe essere la sintesi del lavoro proposto da questa opera fotografica di Marrozzini. È la rappresentazione della contraddizione della vita a cui voglio ribellarmi profondamente, a cui il mio spirito insorge così come il mio essere giornalista ed il mio essere uomo.

L’assurdità contraddittoria sta nel presentare questo libro, e nel dover celebrare questo tipo di fotografia che ha dovuto sostenere l’onere di immortalare e raccontare storie limite, di bambini sofferenti, bambini costretti a drogarsi, bambini che subiscono abusi e violenze.
È un’aberrazione nefasta cercare di iniettare un tranquillante a queste vite per attenuare un dolore, un vuoto incolmabile che non dovrebbe esistere, come non dovrebbe esistere questo libro, questa fotografia. una società sana e civile non la concepirebbe nemmeno.
Le forme artistiche ed espressive dell’uomo dovrebbero occuparsi di un’altra società, di un’altra natura, di un’altra indagine antropologica ma il fotografo, l’artista, così come il giornalista devono occuparsi della verità che ci circonda. Ed ecco che giovanni marrozzini  ha espresso la verità, la sua rivoluzione non violenta. Perché se qualcosa può cambiare è necessario portare avanti la propria resistenza, e difendere chi non ha voce, difendere la vita. Ogni immagine sarà una raffica di colpi di mitra micidiali sferzati ai tiranni, agli assassini, ai criminali, agli indifferenti. la fotografia può fare questo.

Provocare barlumi di ingegno, rabbia, senso di giustizia, amore, pietà, solidarietà.

Giorgio Bongiovanni

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