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greenpeaceECCO DA DOVE ARRIVANO I DOLLARI DEGLI ECO-SCETTICI
LIVORNO. Il rapporto di Greenpeace "Wanted for crimes against the climate: Charles and David Koch" presenta un paio di casi di studio e soprattutto la lista della spesa  della propaganda anti-climate che si sviluppa attraverso un vasto network di gruppi di facciata che fanno il lavoro sporco per  rendere melmoso e illeggibile il dibattito sul global warming e che, ben spalleggiati dalle industrie petrolifere e nucleari, hanno forti e ben foraggiati capisaldi e terminali nervosi nelle aule parlamentari, nelle sedi dei partiti politici e nei media.  Il dossier di Greenpeace prova a districarsi in questa ragnatela presentando le cifre e gli esempi più clamorosi, che non riguardano solo le Koch industries. Per molti anni, apertamente o in maniera dissimulata, la ExxonMobil è stata ritenuta  la vera ambasciatrice e benefattrice dei clima-scettici, ma dopo 10 anni di pubblicazione di informazioni ingannevoli, di screditamento dei climatologi e di pressione sui suoi azionisti, i senatori Usa e le organizzazioni scientifiche, il nuovo amministratore delegato di ExxonMobil ha deciso di attuare una strategia di relazioni pubbliche più moderata sul cambiamento climatico: «Abbiamo cessato di finanziare diversi groppi di ricerca le cui posizioni rispetto ai cambiamenti climatici contribuisce a distogliere l'attenzione da un dibattito importante: come il mondo perverrà a garantire l'approvvigionamento energetico necessario alla sua crescita, adattando allo stesso tempo una scelta responsabile dal punto di vista ambientale».
Ma passare dalle buone intenzioni ai fatti sembra molto difficile: secondo Greenpeace «Nonostante questa dichiarazione, ExxonMobil continua a sostenere decine di organizzazioni che si muovono nella sfera dei negazionisti cimatici, a colpi di milioni di dollari di sovvenzioni annuali. Pero, nel corso degli ultimi anni, il gruppo ha imparato a gestire l'opinione pubblica ed ha diminuito, anche se moderatamente, l'ammontare dei contributi che versa ad un certo numero di organizzazioni "scettiche" di primo piano. Così, benché Koch Industries continui a tenere un basso profilo di fronte al grande pubblico, le sovvenzioni che accorda a questi organismi superano ormai quelle della Exxon».
Secondo il rapporto tra il 2005 e il 2008, Koch Industries ha  sovvenzionato non meno di 40 organizzazioni clima-scettiche. Ecco i finanziamenti più grossi: 9.247.500 dollari dalle fondazioni Koch tra il 2005 e il 2008  al Mercatus Center (totale dei fondi Koch 1997-2008: 9.874. 500 dollari), si tratta di think tank conservatore della  George Mason University dove Charles Koch siede nel consiglio di amministrazione;  5.176.500 dollari alla fondazione Americans for Prosperity per la sua campagna "Hot Air Tour", nel corso della quale una mongolfiera ha sorvolato gli Usa per denigrare la scienza del clima e per invitare ad opporsi all'adozioni delle leggi sul clima e l'energia volute dal Barack Obama; 1.620.000 dollari all'Heritage Foundation (1997-2008: 3.358.000 dollari), un think tank neo-con che è  pilastro della disinformazione su clima e ambiente; 1.028.400 dollari anche al  Cato Institute (1997-2008: 5.278.400 dollari), una fondazione "liberal" che mette in discussione le prove scientifiche del global warming e contesta l'opportunità di iniziative per contrastare e mitigare i cambiamenti climatici, questa associazione "progressista" si è data molto da fare anche per ingigantire mediaticamente il "Climate gate"; 800.000 dollari sono andati al Manhattan Institute, un vero e proprio laboratorio del neo-conservatorismo che negli ultimi due anni ha organizzato in giro per gli Usa conferenze ed iniziative per il noto eco-scettico Bjorn Lomborg che si oppone a qualsiasi iniziativa contro il cambiamento climatico; 365.000 dollari li ha presi anche la Foundation for Research on Economics and the Environment che propone la passività di fronte al cambiamento climatico perché tanto è un fenomeno "inevitabile" e perché tutte le iniziative per combatterlo sarebbero "troppo costose"; 360 mila dollari per il Pacific Research Institute for Public Policy, un think tank che ha finanziato il film "An Inconvenient Truth...or Convenient Fiction", in risposta al documentario dell'ex vice-presidente Usa Al Gore; 325 mila di dollari sono andati alla Tax Foundation, che ha pubblicato uno studio che contiene dati palesemente falsi sul costo della legislazione climatica all'attenzione del Parlamento Usa.
Greenpeace avverte che non si tratta di una lista completa: «Le sovvenzioni accordate direttamente alle diverse organizzazioni, sia quelle dei membri della famiglia Koch o dei dirigenti delle società del gruppo, non sono pubbliche». Sono invece obbligatoriamente pubblici i contributi versati dal Political action committee (Pac) della Koch: dall'inizio del ciclo elettorale Usa nel 2006, i fondi attribuiti dal Pac Koch ai candidati alle presidenziali hanno superato quelli di tutte le altre compagnie petrolifere: «Nel corso di questo periodo - spiega il rapporto di Greenpeace - Koch Industries ed I suoi dirigenti hanno così versato 2,51 milioni di dollari ai candidate, contro 1,71 milioni per Exxon, 1,68 milioni per Valero e 1,22 milioni per Chevron».
Ma non è finita: i dirigenti della Koch e i  loro familiari praticano notoriamente una vasta operazione di lobbyng a livello federale e sovvenzionano diverse campagne conservatrici. «Nel corso degli ultimi anni, il gruppo, i suoi impiegati e i membri della famiglia hanno così "investito": 37,9 milioni dio dollari, tra il 2006 e il  2009, in lobbying diretta sulle questioni energetiche e petrolifere, in questo settore, il gruppo e surclassato unicamente dalla ExxonMobil (87,8 milioni di dollari) e dalla Chevron (50 milioni di dollari); 5,74 milioni attraverso il Pac in favore dei candidati, dei comitati e delle spese legate alla campagna elettorale, dall'inizio del ciclo elettorale nel 2006; 270.800 dollari per i diversi comitati del Partito repubblicano dall'inizio del ciclo elettorale nel 2006».
I dossier presenta due  "casi di studio: La scandalo del "Climat gate":  almeno 20 organizzazioni finanziate dai Koch hanno fatto da portavoce al "climate gate" del novembre 2009, quando dei pirati informatici diffusero le e-mail riservate di climatologi dell'università dell''East Anglia, asserendo che rivelavano una vera e propria cospirazione per imporre la teoria del global warming.
Articolo pseudo-scientifico sugli orsi polari: l'autore ha riconosciuto di aver ricevuto dei soldi dalla Exxon Mobil, dall'American Petroleum Institute e dalla fondazione di Charles G. Koch. Anche se l'articolo, era stato pubblicato dal Journal of Ecological Complexity come un "punto di vista" e non come una ricerca scientifica (infatti non è stato sottoposto ad alcuna revisione dei dati e delle fonti) è subito fatto a pezzi da glaciologi e biologi specialisti dell'orso polare per le sue «conclusioni senza fondamento». Ma successivamente è stato rilanciato con grande rilievo  presentato dai gruppi eco scettici finanziati da Koch ed Exxon come oro colato su internet e sui media, sostenendo che era la prova scientifica della bugia che gli orsi polari sarebbero minacciati dal cambiamento climatico. Alcune associazioni finanziate dai Koch, come il Pacific Research Institute for Public Policy, hanno addirittura annunciato un ricorso contro il governo Usa che ha inserito l'orso polare tra le specie in via di estinzione.
1 aprile 2010 - Greenreport