Di Sandra De Marco
Viene il tempo dell'aurora, dell'alba di un nuovo giorno. Viene il tempo nel quale la forza del Dio Solare concepisce e partorisce, insieme alla Madre Terra, la genetica della Nuova Era. I giovani che possiedono il seme dell'Intelligenza Onnicreante sono maturi; i bambini di ieri che davano amore e vita a noi genitori, sono oggi gli eredi della grande Opera Universale. Essi sono i nuovi Davide che abbattono il tiranno Golia: sono i giovani apostoli che emulano il Giovanni, giovane prediletto del Cristo, sono i nuovi Battista che gridano e risvegliano tutti gli assetati di giustizia. Ecco, sono loro i nuovi eletti di Dio. Seguiamo le loro gesta e le loro avventure d'amore. Se lo faremo, avremo la speranza di accompagnarli ed essere loro servi in un mondo migliore: il Regno di Cristo.
01 GENNAIO 2019 – Sant'Elpidio a Mare
La genetica GNA
Noi non conosciamo il nostro Universo come un’entità che comunica con noi esseri umani; ancora non abbiamo la capacità, sebbene ci stiamo avvicinando a questa prospettiva, di capirne il linguaggio, di tradurre il suono e le vibrazioni di spazi vuoti, meteoriti, stelle, galassie, supernove, etc. L’Universo è perfetto. È una manifestazione armonica di suoni e colori, ma noi non siamo ancora in grado di ascoltare, a malapena riusciamo a vedere con i nostri telescopi l’armonia dell’universo sconfinato: la NASA stessa ha allargato in modo superficiale i confini delle nostre conoscenze, perché non ne conosce il linguaggio e, a volte, occulta le prove della presenza extraterrestre.
Di Sandra De Marco
L'amore è un continuo divenire, una follia che rompe ogni schema, formalità, ogni regola. Un caleidoscopio di colori in continuo movimento, un percorso tumultuoso di sfide passionali, iniziative, vittorie e sconfitte, morti e rinascite, che arricchisce, mai ci completa. L'espressione dell'amore sarà sempre disadorno: chiunque voglia incasellarlo in un santuario, un credo, in una nicchia di certezze per rispondere al bisogno di equilibrio e stabilità non conoscerà mai la Sua grandezza, né l'Onnipotenza. Schemi, ritualità e abitudini sono trappole mentali mortali, circoli viziosi che alimentano i compromessi, i pregiudizi e incatenano il coraggio, l'audacia, la forza di combattere malgrado tutto. L'amore mai si adegua, non si adagia né si arrende. L'amore è giovane, è speranza, è lotta, è rivoluzione: va controcorrente, sempre, è una forza prorompente che trova espressioni umanamente illogiche senza bisogno del nostro consenso. Perché Dio sarà sempre oltre, sempre diverso e possiamo dire di averLo incontrato veramente ogni qualvolta, con il cuore aperto, ci imbattiamo in un atto d'amore e di giustizia che non smette un solo istante di emozionare e di sorprendere. E cosa può spingere ancora una volta il nostro amico e fratello Giorgio a condividere l'ennesima lezione spirituale? L'amore appunto, forse l'amore più grande di tutti gli amori.
Di Sandra de Marco
Non sarebbe certo un gran problema credere in Dio se, una volta ritornato al Padre, fosse rimasto nell’alto del Suo Eremo a godersi la Creazione. Invece, come doveva finire, lo sappiamo tutti, e anche troppo bene. Gesù di Nazareth, il Risorto, ha mantenuto la Promessa e duemila anni dopo ha bussato alle porte delle nostre vite; Egli è qui: con i Segni della Sua Passione, e con numerosi segni che manifesta in Cielo e in Terra, è venuto a risvegliare il tommaso giovanneo, l’incredulo credente che vive in tutti noi.
DAL CIELO ALLA TERRA
HO SCRITTO IL 29 MARZO 2018:
Foto: Getsemani (Giovanni 16,33)
La paura è un’energia atavica. L’uomo è capace di trascorrere una vita intera ad immaginare spettri, a preoccuparsi del futuro; è capace di vivere tutta un’esistenza con il timore di rimanere senza risorse, di perdere qualcosa, di fallire; di essere messo da parte, di non essere utile, riconosciuto, importante; di non essere accettato, amato; con la paura di soffrire, di non farcela, di essere frainteso, ingannato; di ammalarsi, di rimanere solo o di morire e si ostina a credere che ciò che vorrebbe veramente sia al di fuori della propria portata.
“Non Temere! Non avere paura!”. Dalla Genesi fino all’Apocalisse, il Signore ha inserito nella Bibbia tanti passi di incoraggiamento.
Nessuno di noi è perfetto, nessuno è esente, Dio lo sa. Cristo ci ricorda di non temere e ci scuote dal torpore di un benessere che ci ha preservati da difficoltà, annullando i disagi, troppo spesso sbriciolando la possibilità di maturare uno spirito di adattamento, la tolleranza al dolore, la forza e il coraggio di risorgere dalle proprie ceneri e continuare il nostro cammino.
Ma c’è un passo straordinario, durante l’ultima Cena, che raccoglie tutti i precedenti e il Suo insegnamento si propaga oltre ogni misura.
Poche ore prima di scendere nell’orto del Getsemani, di essere arrestato, torturato e crocifisso, Gesù assicura: “Coraggio, io ho vinto il mondo!”.
Non è la promessa di una vittoria futura. Sembra assurdo, una contraddizione. Come può Gesù affermare di aver vinto il mondo, mostrarsi vittorioso proprio nel momento in cui vive il dramma della sofferenza, dell’ingiustizia, dell’abbandono e della morte?
Cristo fatto uomo, in tutta la Sua umanità, ci dimostra che anche noi lo possiamo fare, che possiamo vincere la nostra lotta quotidiana contro ogni paura e rimanere coerenti agli ideali in cui crediamo: se ci riusciremo la vittoria di chi affronta la paura per Amore, di chi crede fino in fondo a una causa giusta, alla causa di Cristo, sarà anche nostra. E sarà nostro anche il Nuovo Regno.
Di Sandra De Marco
... E chiesero: “Cosa cerchi con quella lampada Diogene?” Ed egli rispose loro: “Cerco l’uomo!...”.
Ho ascoltato un amico dell’Uomo!
Lo Spirito Paraclito è sceso in mezzo noi per insegnarci, con l’esempio di una vita, che 'il cammino della verità e la realizzazione dello spirito avviene attraverso il percorso della Croce'. Egli è il Messaggio, il messaggero, il Vangelo che precede i nostri passi.
7 MAGGIO 2017 – PORDENONE
Giorgio: Buonasera a tutti, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Gesù mi perdonerà se sono un po' stanco; la verità va detta sempre. Lui sa che non vivo la Sanguinazione come la vivevo da giovane, perché sono stanco e lo dico anche ai miei fratelli, ma devo “affrontarla” e farmi forza; è molto più difficile degli anni passati e non provo nessuna vergogna a dirlo.
Di Sandra De Marco
Fin dalla Sua nascita, nei panni dei pastori che gli fanno visita, e durante tutta la Sua predicazione, Gesù è spesso attorniato da gente comune, chiamata ora folla, a volte popolo, a volte turbe: non è quel sciame di sacerdoti, scribi e farisei con il loro potere e la loro dottrina; e nemmeno il popolo di Dio, quell’Israele scelto per tracciare il sentiero del Vangelo sulle orme di quel giovane Nazareno.
Ma che ne è stato delle folle che Lo seguivano?
È strana la folla…, tutta quella gente senza volto né nome, spinta da una fede che reclama segni, che chiede una parola, un conforto, un miracolo, la speranza che la propria vita possa cambiare o il perdono dei propri peccati; una folla avida di affetti e di risposte alla ricerca disperata di qualcosa che possa colmare i propri vuoti interiori. Che indaga, interroga, ricerca; che esulta, si meraviglia, si rallegra, getta le monete al tempio e chiede maldestramente giustizia… Che Lo stringe e Lo schiaccia da ogni parte, che Lo vuole sempre con sé... che non vorrebbe mai lasciarlo partire, tanto da impedire alla Madre e ai fratelli di avvicinarsi.
È strana la folla… ma è lei la prima testimone, l’inviata umile e spontanea, che comincia a raccontare... Una cornice costante nella vita di Gesù: arriva da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, dall’Idumea e dalla Transgiordania… Si accalca davanti alla casa di Pietro a Cafarnao, in riva al lago di Tiberiade e Lo segue lungo il peregrinare in Galilea nella speranza di poterlo ancora ascoltare, di vedere i prodigi di cui era capace. Lo ha visto scendere da Betfage, in mezzo agli ulivi, attraversare il torrente Cedron, esultante Lo ha accolto a Gerusalemme, steso a terra avanti a Lui i mantelli e vedendolo avanzare in groppa a un asinello Lo ha acclamato Re.
È anche brava la folla…, senza dubbio non teme il giudizio di condanna già emesso dagli scribi, inviati dalle autorità del Sinedrio a controllare la situazione; anzi, fa mostra di volerlo proteggere da costoro e dagli stessi parenti di Gesù, venuti da Nazareth a prenderlo.
“Mago dello specchio magico, sorgi dallo spazio profondo, tra vento e oscurità io ti chiamo. Parla! Mostrami il tuo volto! Specchio specchio, servo delle mie brame, chi è il più cristiano del reame?”
Ammettiamolo, il vizio ancora non ce lo siamo tolto! È un male sottile e persistente che s’insinua nel nostro quotidiano. La caccia alle streghe, ai malvagi, ai falsi profeti oggi non pone in evidenza distinzioni d’epoca o di territorio: è rimasta immutata, si è semplicemente evoluta, ha cambiato volto. Quel voler a tutti i costi trovare un capo espiatorio su cui proiettare le proprie miserie, i peccati e le nostre paure, una inquisizione moderna più subdola e ubiqua per sviare l’occhio delle nostre coscienze.