Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Italiano Español English Português Dutch Српски
testa sito 2024
LA MAREA NERA ARRIVA IN MESSICO
Accordo con gli Usa per la proroga del divieto di trivellazioni frontaliere. Salvador Trevino Garza, responsabile dell'Agenzia dell'ambiente e sviluppo sostenibile dello Stato messicano di Tamaulipas è molto preoccupato per le ricadute del disastro petrolifero della piattaforma Deepwater Horizon:  «Gli impatti negativi sulla migrazione degli uccelli e l'alimentazione dei pesci potrebbero aggravarsi nel corso dei prossimi mesi. Sorveglieremo strettamente questi impatti». Trevino Garza é intervenuto ad un incontro tenutosi a Tampico con funzionari del governo locale dove si é discusso  del disastro petrolifero del Golfo del Messico insieme ai responsabili dei ministeri della marina e dell'ambiente e con i funzionari della Petroleos Mexicanos (Pemex), l'impresa petrolifera di Stato del Messico.
Il ministro dell'ambiente, Juan Rafael Elvira Quesada, la settimana scorsa aveva annunciate che il Messico stava preparando le procedure giudiziarie contro la Bp per tutti i possibili danni prodotti dallo sversamento di petrolio in territorio messicano.
Ieri, gli  Stati Uniti e il Messico hanno deciso di prorogare di altri 3 anni il trattato sul divieto di perforazione petrolifera lungo la loro frontiera marittima comune nel Golfo del Messico. E' la seconda volta che il divieto viene prorogato su un'area comunemente conosciuta come "doughnut hole" al di fuori del limite territoriale delle 200 miglia marine dei due Paesi. L'accordo sarebbe frutto dell'incontro del 19 maggio a Washinton tra il presidente Usa Barack Obama e quello messicano Felipe Calderon.
Secondo una nota del ministero degli esteri messicano «Entrambe le parti hanno avuto la comune intenzione di negoziare un trattato che regola l'utilizzo di giacimenti di idrocarburi che attraversano la nostra frontiera marittima comune».
La trivellazione petrolifera in aree marittime condivise sono un tema caldo in Messico dal 2000, quando l'allora presidente conservatore Vicente Fox accusò gli Usa di estrarre gas dai pozzi esplorativi installati vicino alla frontiera comune e di rivenderlo al Messico a caro prezzo.
Il Messico non è in grado di fare prospezioni in acque profonde nell'area interessata dal trattato perché la Pemex non dispone delle tecnologie necessarie, molte imprese Usa si sono fatte avanti ma dopo il disastro ambientale della Bp i messicani non si fidano più dei miracoli tecnologici delle Big Oil.
Anche per questo l'intesa sulla moratoria tra Obama e Calderon è stata facile ed ora il ministero degli esteri messicano dice che «Nessun ente ha registrato la presenza di eventuali depositi cross-border, ma riteniamo che sia importante avere un regime di regole a carattere bilaterale nel caso in cui una scoperta dovesse verificarsi in futuro».
La maledizione della Marea Nera: il petrolio torna a scorrere, morti due tecnici
di Angela Vitaliano
New York
Una giornata nera per la BP. Ancora una del periodo più buio della sua storia. Anche se nessuno più, dopo le continue conferme sulla gestione della “sicurezza” a dir poco sconsiderata da parte del colosso inglese, riesce a provare alcuna solidarietà verso chi questo disastro lo ha causato.
Così, se gli Stati Uniti, con un salvifico gol di Donovan, si assicurano il primo posto nel girone dei Mondiali – scavalcando   proprio la squadra inglese – c’è chi, sotto sotto, ci vede un po’ di sana giustizia. La verità è che da ieri, causa un incidente provocato da un robot sottomarino che ha urtato una ventola procurando una fuoriuscita di gas, la perdita del petrolio è ripresa a “barilate” perchè i tecnici sono stati costretti a rimuovere il tappo posizionato sulla falla. Sebbene parte del greggio continui ad essere bruciata in superficie, la situazione ha fatto segnare un nuovo picco di drammaticità soprattutto perchè i responsabili della BP non   sono in grado di dire, con certezza, quando il tappo potrà essere riposizionato, dal momento che il tutto è legato agli eventuali danni causati dall’urto del robot. Per comprendere l’entità della nuova emergenza basta pensare che il tappo aveva bloccato la fuoriuscita di 700mila galloni nelle ultime 24 ore: la stessa quantità, dunque, che nello stesso arco di tempo potrebbe aggiungersi ai milioni di galloni dispersi dal 20 aprile ad oggi (fra i 67 e i 127 milioni). L’Ammiraglio della Guardia   Costiera, Thad Allen, che ha dato l’annuncio ufficiale del nuovo incidente, ha anche confermato la scomparsa di due responsabili delle operazioni di pulizia della costa, entrambi, però, morti per cause non legate direttamente alla loro attività: uno è morto per un incidente avvenuto in piscina e l’altro per un colpo d’arma da fuoco. Per entrambi i casi ci sono indagini in corso. Dalla Casa Bianca si prepara, intanto, il contrattacco alla decisione, assolutamente inaspettata, presa, nella giornata   di martedì, dal giudice federale del distretto di New Orleans, Martin Feldman, di rigettare la moratoria di sei mesi sulle trivellazioni imposta dall’amministrazione, per consentire una serie di controlli. Feldman, la cui decisione ha causato l’apprezzamento delle compagnie petrolifere, ha obiettato che la Casa Bianca non ha avanzato ragioni sufficienti se non quella che l’esplosione del 20 aprile “potrebbe ripetersi altrove”. Lo sconcerto per tale decisione è stato immediatamente palpabile non   solo sui “volti dell’amministrazione”, a cominciare da quello di Robert Gibbs che, in un briefing con la stampa, già martedì aveva anticipato l’intenzione del presidente di opporsi. Anche i media sono stati tutti piuttosto compatti nel ritenere la scelta del giudice Feldman quantomeno inopportuna data a severità della situazione nel golfo. Ken Salazar, segretario agli Interni, che aveva firmato la prima moratoria ha detto che ne è in arrivo un’altra che toglierà ogni legittimo dubbio sulla sua legittimità.  
IL FATTO QUOTIDIANO 24 GIUGNO 2010