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GRANDI SPESE MA ANCHE BUSINESS L’ALTRA FACCIA DELL’AFGHANISTAN
Il governo cerca i fondi per la missione, intanto la vendita di armi ha raggiunto livelli record.
di Marco Maroni
Bisogna rifinanziare la missione in Afghanistan e La Russa vuole altri mille soldati. Ma i soldi non ci sono. Come si fa? Tremonti trova una soluzione che ha del grottesco: far scommettere di più gli italiani.
La missione Isaf ha costi enormi e per trovare i soldi si ricorre a escamotage. Ma la guerra in Afghanistan è anche un grande business. Il finanziamento del primo semestre è stato approvato in febbraio con soldi pescati dallo scudo fiscale: 308 milioni di euro passati dai paradisi fiscali svizzeri all’inferno di Herat e Kabul per pagare 3300 soldati con 750 mezzi terrestri, 30 velivoli, armi, munizioni e quant’altro serve per fare la guerra e addestrare la polizia locale. E si tratta solo dei costi diretti della missione, conti che trascurano spese come il miliardo di   euro che il ministero dello Sviluppo economico dà alla Difesa per l’acquisto di mezzi avanzati, per esempio gli aerei senza pilota Predator o i nuovi blindati Vbn Freccia (prodotti Iveco Fiat – Oto Melara), che dovrebbero proteggere i soldati in Afghanistan un po’  meglio dei Lince in cui hanno perso la vita due alpini lunedì.
Entro il 30 giugno il governo deve finanziare l’impegno del secondo semestre e i soldi da stanziare saranno di più, visto che il programma è di aumentare il contingente di mille uomini entro dicembre. In ambienti parlamentari si parla di una cifra attorno ai 400 milioni,   anche contando che parte dei nuovi soldati saranno trasferiti dal Kosovo e dal Libano. Al ministro Tre-monti, che ha in ballo una manovra correttiva da circa 27 miliardi per il biennio 2011-2012, e dal cui ufficio ormai passa tutta l’attività parlamentare, è toccato individuare d’urgenza un   paio di soluzioni. Una è stata approvata in via definitiva con la conversione del cosiddetto decreto “Incentivi”. All’articolo 2, è stata inserita una norma che prevede che le maggiori entrate derivanti dalle concessioni di giochi e concorsi a premi saranno destinate al fondo per il rifinanziamento delle missioni militari all’estero. Le nuove entrate ovviamente non sono certe. Infatti, l’ulteriore soluzione allo studio è quella di varare un rifinanziamento su base trimestrale o quadrimestrale, un escamotage che rende bene l’idea di come   stanno le cose. Ma se i costi economici della missione Isaf sono alti e quelli umani inaccettabili (24 soldati italiani uccisi, 1500 degli altri contingenti, 50mila vittime afgane di cui si stima due terzi civili) si deve notare che per l’Italia le faccende militari hanno anche risvolti economici di tutto rispetto. Nel 2009 l’industria bellica nazionale ha esportato armamenti per 4,9 miliardi di euro, con un incremento record del 61% rispetto all’anno prima. Ed è lo stesso Afghanistan a mettere in moto un bel po’ di business. Solo per fare un   esempio: nell’aprile scorso Alenia Aeronautica (Fin-meccanica) ha consegnato a Bucarest i primi due di sette aerei da trasporto tattico C-27J Spartan, che andranno a trasportare truppe e mezzi rumeni in Afghanistan, dove entro settembre il contingente di 900 uomini sarà raddoppiato. Lo Spartan, che costa circa 40 milioni di euro e l’Italia vende a mezzo mondo (tra cui Grecia, Bulgaria, Slovacchia, Marocco, Stati Uniti, Lituania) è un velivolo che va per la maggiore in Afghanistan, perché grazie alla capacità di atterrare su piste sterrate e impervie può servire i reparti di prima linea.   Diciotto esemplari del modello precedente, il G-222 dismessi dall’Aeronautica italiana sono invece stati aggiornati e venduti agli Stati Uniti, che li stanno a loro volta girando alla nuova aeronautica afgana; i primi 3 velivoli sono già stati impiegati (con equipaggi statunitensi addestrati in Italia) per trasportare truppe da Kabul alla provincia di Helmand, quella dove è stato chiuso l’ospedale di Emergency, a Lashkar Gah, e che è diventata il teatro della più grande offensiva antitalebana dall’inizio del conflitto.  
IL FATTO QUOTIDIANO 22 MAGGIO 2010