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UN REATO GRAVE. SENZA SCUSE. ABUSI SESSUALI, TRE SACERDOTI SOSPESI IN AUSTRIA
Preti tedeschi a rapporto dal Papa la Santa Sede: tolleranza zero. La pedofilia è un reato grave, incompatibile con il sacerdozio.
Per l´abuso sui minori non ci sono scuse È un crimine odioso.
CITTA´ DEL VATICANO - Niente scuse per nessuno. Fuori dal sacerdozio chi ha abusato di giovani inermi. Su questo doppio binario, delineato da alti esponenti vaticani, Papa Ratzinger si prepara questa mattina a incontrare la delegazione di vescovi tedeschi per affrontare il tema della pedofilia nella Chiesa di Germania.
Una riunione il cui esito non si discosterà dalle dure parole pronunciate due settimane fa da Benedetto XVI ai prelati irlandesi, ugualmente convocati a Roma. La linea del Vaticano è chiara: tolleranza zero. I vescovi, guidati dal presidente della Conferenza episcopale tedesca Robert Zollitsch, dopo la riunione terranno una conferenza stampa per spiegare i risultati dell´incontro.
Neanche quella di ieri è stata una giornata facile per la Santa Sede. Tre preti cattolici del monastero di Kremsmuenster, in Austria, sono stati sospesi dalle funzioni sacerdotali per presunti abusi sessuali negli anni ‘80 nei confronti di alcuni ragazzi.
Sull´argomento il vescovio di Ratisbona, Gerhard Mueller, a Roma per un convegno, ha usato parole molto nette: «La pedofilia è un peccato grave che esclude dal sacerdozio». Concetto ribadito in un´altra conferenza da monsignor Silvano Maria Tomasi, osservatore della Santa Sede presso le sedi Onu di Ginevra, ricordando che «l´abuso sessuale sui minori è sempre un crimine odioso», un crimine «per il quale non ci sono scuse».
Mueller ha inoltre affermato l´estraneità di Georg Ratzinger, il fratello del pontefice, rispetto all´unico caso accertato di abusi commesso più di 40 anni fa nel coro di voci bianche di Ratisbona, di cui in seguito era stato direttore. «Georg Ratzinger è assolutamente, temporalmente e realmente estraneo», ha detto Mueller. Il vescovo, considerato come uno degli uomini più vicini al Papa, incaricato anche come curatore editoriale dell´opera omnia di Benedetto XVI, ha poi attaccato il ministro Guardasigilli di Berlino, la liberale Sabine Leutheusser-Schnarrenberger. «La nostra ministra della Giustizia - ha detto - appartiene all´Unione umanistica», una sorta di «massoneria che considera normale la pedofilia e vuole depenalizzarla. Questa signora ci critica, mentre dovrebbe criticare la sua stessa ideologia». Nei giorni scorsi l´esponente della Fdp aveva accusato il Vaticano di avere ostacolato le indagini sugli abusi sessuali, chiedendo un risarcimento per le vittime. Per salvaguardare la Chiesa, il prefetto del Supremo tribunale della segnatura apostolica, Leo Burke, ha detto che lo scandalo pedofilia dovrà essere affrontato nell´ambito del diritto canonico.
"Abolire il celibato in 50 anni" il progetto segreto del Vaticano
La Santa Sede ha iniziato a riflettere su una regola che in futuro potrebbe essere tolta
Lo studio è stato affidato ad alcuni esponenti della Congregazione per il clero
MARCO ANSALDO
CITTÀ DEL VATICANO - «Il celibato è un dono di Dio che va compreso», dice il cardinale Hummes, prefetto per la Congregazione per il clero. Una regola che «in nessun modo è stata messa in dubbio» dall´arcidiocesi di Vienna, aggiunge il cardinale austriaco Schoenborn, precisando le proprie dichiarazioni di 24 ore prima, in cui sembrava invece affermare che gli abusi sessuali dei preti emersi in Germania e Austria fossero in parte causati dal celibato ecclesiastico.
La Chiesa fa quadrato attorno a un argomento delicatissimo, quello della rinuncia al matrimonio di sacerdoti e suore, nel timore di essere non compresa in uno dei suoi cardini fondamentali e attaccata in maniera strumentale. Eppure, da qualche tempo, e non in relazione agli ultimi episodi di cronaca legati ai casi scoppiati anche in Irlanda, il Vaticano ha cominciato a riflettere seriamente su un apparente dogma che, in un futuro molto lontano, potrebbe non essere più tale.
Secondo quanto ha saputo Repubblica, la Chiesa sta anzi pensando, per un domani che si misurerà in decenni, di poter eventualmente abolire la regola del celibato per i propri esponenti. Il percorso, e lo studio, segretissimo, sarebbe stato affidato ad alcuni alti rappresentanti della Congregazione per il clero, guidata da monsignor Claudio Hummes. Naturalmente il passo del Vaticano su questo punto centrale è prudente, e le fonti parlano addirittura della possibilità di un cambiamento, in proposito, «da qui a 50 anni». Tuttavia l´approccio dimostra che la Santa Sede sta cominciando a riflettere su quella che potrebbe rivelarsi come una vera e propria rivoluzione, tale da avvicinare i cattolici al mondo protestante, dove i ministri del culto hanno famiglia e papesse luterane allevano 4 figli permettendosi persino il lusso della separazione dal consorte.
Concetti che - soprattutto oggi, sotto i riflettori dei media internazionali per i casi di pedofilia e violenze scoperti uno via l´altro - la Chiesa avrebbe enormi difficoltà pubbliche ad ammettere come affrontabili. Ma il germe sembra gettato, e le prime indagini esplorative avviate.
Proprio la Congregazione per il clero aveva mesi fa preparato un convegno di due giorni, cominciato ieri all´Università Lateranense, e seguitissimo, dal titolo "Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote", con un parterre di livello. E tra i molti intervenuti, fra gli altri William J. Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, Carlo Cafarra, arcivescovo di Bologna, Leo Burke, prefetto del Supremo tribunale della segnatura apostolica, Antonio Canizares Llovera, prefetto del Culto divino, alcuni relatori non hanno mancato di toccare il tema «della bellezza e dell´importanza del sacerdozio», come affermato dal vescovo di Petropolis, Filippo Santoro. Discorsi tutti ovviamente vicini alla linea ufficiale, anticipata da Hummes nel suo indirizzo di saluto. Eppure molti ricordano che fu lo stesso prefetto per il Clero, al suo arrivo a Roma nel 2006, a dire che «il celibato non è un dogma». Una tesi apparsa ardita, da quel momento mai più accennata in pubblico. E curiosamente ieri, dopo il suo intervento, il padrone di casa ha lasciato il convegno, senza potersi confrontare sull´argomento con i giornalisti.
LA REPUBBLICA 12 MARZO 2010