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hambre_10SE IN AUSTRALIA I BAMBINI MUOIONO DI FAME
In uno dei paesi più ricchi del mondo, gli aborigeni vivono nell’indigenza
di Kathy Marks


La condizione di emarginazione degli aborigeni è un tema che non è stato nemmeno sfiorato durante la campagna elettorale australiana che terminerà con il voto del 21 agosto. Anche perchè porta pochi voti. Mentre i leader di partito percorrevano il Paese in lungo e in largo una inchiesta promossa dal governo del Territorio Settentrionale ha portato alla luce una realtà drammatica: nelle comunità indigene che vivono in zone remote dell’Australia i bambini muoiono di fame.
IL GRIDO D’ALLARME è partito dalle associazioni che hanno il compito di occuparsi dell’infanzia, le quali hanno giudicato la situazione talmente grave da richiedere un programma di intervento sul genere di quelli varati dalla comunità internazionale per i bambini del terzo mondo. Una situazione del tutto insolita in una delle nazioni più ricche   del mondo. Gli operatori umanitari hanno chiesto alla Oxfam o alla Croce Rossa di fornire ai bambini bisognosi i prodotti alimentari essenziali. L’inchiesta è stata commissionata   dal governo del Territorio Settentrionale allo scopo di migliorare il sistema di protezione dell’infanzia. Dall’inchiesta sono emerse anche altre realtà inquietanti. I bambini di queste comunità rurali isolate dal resto del Paese girerebbero la notte senza il controllo degli adulti o verrebbero abbandonati quando i genitori si riuniscono con gli amici per ubriacarsi. Proprio nel Territorio Settentrionale era stato chiesto un “intervento” speciale volto, in un primo tempo, ad affrontare il problema degli abusi sessuali nei confronti dei bambini.
L’intervento, iniziato tre anni fa con il governo conservatore dell’allora primo ministro John Howard, è proseguito con il governo laburista di Kevin Reid, sia pure con un impegno ridotto sul piano dei finanziamenti. Nel 2008, quando chiese pubblicamente scusa agli aborigeni per le ingiustizie subite, Rudd si impegnò anche a   “colmare il divario” tra australiani bianchi e di colore, un divario enorme in materia di salute, aspettativa di vita, istruzione e opportunità lavorative. Tuttavia ben poco è cambiato. Gli aborigeni hanno ancora una vita media inferiore di 20 anni rispetto al resto degli australiani   e l’indice di mortalità infantile tra gli aborigeni è il doppio rispetto ai bianchi.
A SOSTENERE che i bambini stanno morendo di fame o, quanto meno, “non crescono in modo sano” sono stati a Darwin gli operatori del Dipartimento di protezione dell’infanzia del Territorio Settentrionale. I responsabili del Dipartimento per l’infanzia hanno detto che le risorse stanziate a favore delle comunità indigene sono “largamente insufficienti” e che la terribile condizione dei bambini era nota da tempo. Il Dipartimento per l’infanzia con sede a Darwin si occupa di un territorio vastissimo nel quale vivono 14.000 persone ma può contare solamente su otto operatori sociali specializzati nell’assistenza alle popolazioni aborigene. La mancanza di personale e il limitato impegno del governo centrale consentono “risposte poco più che superficiali alle esigenze dei bambini”, ha fatto   sapere la commissione di inchiesta. La commissione ha invitato il governo a disporre la presenza di operatori umanitari nelle comunità aborigene e a sostenere in misura maggiore i genitori investendo più risorse nella formazione e nell’educazione   dei genitori a partire dai 13 anni di età, tenuto presente che in queste zone spesso giovani donne tra i 15 e i 24 anni hanno uno o più figli.
Chiedendo interventi immediati per i bambini che muoiono di fame, le organizzazioni umanitarie hanno dichiarato: “Potremmo ricorrere ad un semplice programma di aiuti   alimentari internazionali come Oxfam o la Croce Rossa, per fronteggiare l’emergenza. In realtà però sarebbero necessari programmi in grado di affrontare i problemi a monte: l’incapacità dei genitori di badare ai figli, la povertà, i troppi bambini, la violenza, la droga, l’alcolismo, il gioco d’azzardo”.
GLI OPERATORI si sono anche lamentati dell’eccesso di burocrazia affermando: “passiamo più tempo seduti dinanzi al computer che con i bambini e le loro famiglie”. La commissione d’inchiesta, che dovrebbe pubblicare il rapporto conclusivo il mese prossimo, ha accertato che è “normale” che i bambini aborigeni vaghino da soli durante la notte o che vengano affidati a lontani parenti che non hanno alcuna voglia di occuparsi di loro.   L’Alice Springs Hospital ha detto alla commissione che la struttura ospedaliera viene utilizzata dagli assistenti sociali come “parcheggio” per i bambini in attesa di adozione o di sistemazione. “Abbiamo grossi problemi organizzativi e non siamo in grado di garantire cure adeguate ai bambini e alle loro famiglie”, hanno detto i responsabili dell’ospedale alla commissione d’inchiesta.
Dan Baschera, un esperto del settore, ha detto alla commissione d’inchiesta di aver visto assistenti sociali freschi di studi “crollare” dopo pochi mesi di lavoro a contatto con le comunità aborigene. Inoltre ha accusato il governo del Territorio Settentrionale di far mancare le risorse al sistema di protezione dell’infanzia.
Copyright The Independent;
Traduzione di Carlo Antonio Biscotto 
IL FATTO QUOTIDIANO 7 AGOSTO 2010