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SALVATE I BAMBINI: LA CINA SI MOBILITA PER TUTELARE I PICCOLI MENDICANTI
Una campagna che nasce dal basso, via internet. Ma non tutti sono d'accordo
"Salvate i bambini". Così si concludeva Diario di un pazzo, di Lu Xun, il più famoso romanzo cinese del Novecento. Ora la Cina prende alla lettera il fondatore della cultura cinese contemporanea utilizzando i moderni strumenti offerti dalla Rete.
Yu Jianrong - professore all'Accademia di Scienze Sociali, già noto come mediattivista - ha infatti aperto un account su Sina Weibo, chiedendo ai navigatori di fare qualcosa di molto semplice ma al tempo stesso efficace e controverso: scattare foto dei bambini-mendicanti per le strade delle città cinesi e spedirgliele, affinché lui le pubblichi sul microblog. Così le famiglie possono sperare di ritrovarli e la autorità agire di conseguenza.
Duecentomila "followers" in pochi giorni e un numero crescente di foto testimoniano il successo di un iniziativa dal basso che batte dove il dente duole. Secondo stime ufficiali - non si sa quanto attendibili - nel solo 2010 sono stati oltre novemila i casi irrisolti di donne vendute e ridotte in schiavitù, quasi seimila quelli che riguardano i bambini. In compenso, i dati parlano di circa 25mila casi a lieto fine, 3.573 gang di sequestratori debellate e oltre 22mila criminali condannati.
Il movimento online echeggia per certi versi le antiche campagne di epoca maoista, quando i vertici mobilitavano il popolo su parole d'ordine condivise e di facile trasmissione: la Rivoluzione Culturale, anno 1966, nacque così.
La novità di oggi è che la mobilitazione nasce alla rovescia, dal basso, grazie al meccanismo virale della rete e, in particolare, al microblogging: sono circa 80 milioni i cinesi che frequentano piattaforme simil-Twitter.
Le autorità hanno reagito cavalcando la tigre. Il ministero della Pubblica Sicurezza ha lanciato una campagna in tutto il Paese per arrestare chi detiene i bambini in stato di semischiavitù e per "proteggere i diritti legali e gli interessi dei minori". Tra le misure previste, la raccolta del Dna dei giovani mendicanti di cui non si conosce l'origine per creare un database su scala nazionale.
Nella nascita del movimento "scatta una foto" (così è stato ribattezzato) c'è infatti una sfida implicita per il Partito comunista cinese, che deve riuscire a interpretare le pulsioni di una società in evoluzione, nuovi problemi sempre più complessi, e farsene carico senza mettere però in discussione il proprio potere.
Ma l'altra novità, rispetto alle campagne di massa del passato, consiste nel fatto che oggi si discute del fenomeno e si esprime anche dissenso. Sia a livello di establishment sia in rete, non sono infatti mancati coloro che hanno giudicato negativamente l'esempio di Yu Jianrong.
Secondo Yao Jianlong, giurista che si occupa di diritti dell'infanzia, la campagna contro i persecutori di bambini non fotografa la realtà del Paese. Molti bambini sono infatti messi in strada dagli stessi genitori, altri ceduti a mendicanti "professionisti" dalle proprie famiglie.
Così, da più parti si chiede di segnalare i casi alle autorità piuttosto che esporre le immagini dei bambini nei microblog.
Un blogger di Chongqing punta invece il dito contro il potere stesso: "Immaginate per un momento un bambino senza mezzi di sussistenza (...) lasciato in mezzo a una strada a chiedere l'elemosina. Non solo non ha ricevuto assistenza dal governo, ma il suo livello minimo di dignità è stato violato da questi internet users. Possiamo definire tutto ciò 'umano'?"
Gabriele Battaglia
11-02-11  -  Peace Reporter