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FIRENZE, PRESCRIZIONE PER DON CANTINI. MA I PM CENSURANO L´INERZIA DELLA CURIA
"Quel prete e vent´anni di abusi coperti dai silenzi della Chiesa"
FIRENZE - Per almeno venti anni don Lelio Cantini, parroco della chiesa fiorentina Regina della pace, ha abusato di bambine e adolescenti «a lui affidate in nome della fede», spesso usando il Cantico dei Cantici come «arma di avvicinamento» per carpirne l´innocenza. Per il pm Paolo Canessa e il gip Paola Belsito le violenze sono certe, numerose e gravissime. Ma non sono più punibili perché non sono state raccolte testimonianze oltre il ‘93. E dunque i reati si sono prescritti. Non sarebbe finita così se la Chiesa fiorentina non fosse stata sorda alla richiesta di aiuto, di giustizia e verità delle vittime, una delle quali denunciò i fatti all´arcivescovo Piovanelli già nel lontano 1975. Responsabile dell´«assordante silenzio» della Curia è stato anche - secondo i magistrati - il vescovo ausiliare Claudio Maniago, già allievo di don Cantini, che non prestò ascolto ai suoi ex compagni di parrocchia e che le indagini collocano anche al centro, nel ´96, di un festino sado-maso. Solo dopo che, nel 2007, le denunce delle violenze trovarono spazio su «Repubblica», don Cantini, che oggi ha 88 anni, è stato punito dalla Chiesa con la riduzione allo stato laicale. Amaro il commento delle vittime: «Da un punto di vista giuridico è un´archiviazione, ma nella sostanza è una vera sentenza di condanna», dice Francesco Aspettati, portavoce del gruppo, sottolineando come «le vittime attendano ancora dalla Curia «un gesto pubblico di riconciliazione, che riconosca le responsabilità della Chiesa fiorentina per quanto accaduto alla Regina della pace e per non aver preso nella dovuta considerazione le nostre denunce». «All´attivo c´è solo la riduzione di Cantini allo stato laicale, ma almeno si è fatta luce su una verità terribile durata quarant´anni» commenta Mariangela Accordi, che ha raccontato la sua drammatica vicenda ad Annozero. «Mi aspettavo l´archiviazione» dice un altro del gruppo, Andrea Mancaniello, «ma almeno l´inchiesta ha certificato come vero e oggettivo tutto quello che, non creduti, avevamo sempre detto».
(f.s. - m.c.c.)
LA REPUBBLICA 3 MAGGIO 2011