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hambre01LOTTA ALLA FAME SPARISCONO STANZIAMENTI
Il documento. Cancellato ogni riferimento ai 44 miliardi di dollari in aiuti.
Le ong italiane: «Nessuno avrebbe votato sacrifici economici»  Lotta alla fame, spariscono gli stanziamenti La dichiarazione finale non impone obblighi agli Stati ricchi: solo impegni generici ROMA — Ci dovevano esse re 44 miliardi di dollari e inve ce bisogna accontentarsi di cinque impegni. Fumosi e ge nerici. Il numero delle perso ne che soffrono la fame (oltre un miliardo) va dimezzato en tro il 2015, dice la bozza della dichiarazione finale del verti ce Fao sulla sicurezza alimen tare. Ma per raggiungere que sto ambizioso obiettivo, in re altà già fissato nove anni fa, non viene stanziato nemme no un centesimo. Non i 4 miliardi e mezzo di dollari che si è cercato di infi lare in zona Cesarini nel tenta tivo di salvare la faccia. Tanto meno la somma stimata dal direttore generale della Fao, Jacques Diouf, quei 44 miliar di di dollari l’anno di aiuti al­l’agricoltura che servirebbero per eliminare la fame in tutto il mondo. Uno sforzo non da poco, specie adesso che tutti i Paesi indirizzano le loro risor se verso l’uscita dalla crisi eco nomica. Ma una briciola ri spetto ai 1.340 miliardi di dol lari che ogni anno vengono spesi sulla Terra per gli arma menti. Niente soldi, niente scadenze nuove, niente gran di della Terra: come ampia mente previsto questi tre gior ni romani si concluderanno con un fallimento, poco più di una passerella a favore del le telecamere. Dopo la frenata di Stati Uniti e Cina sull’accor do per il clima da firmare tra un mese a Copenaghen, è un altro duro colpo per la fiducia nella cooperazione internazio nale. I cinque punti della dichia razione finale sono un capola voro di burocratese diplomati co, ricco di paroloni e poveris simo di contenuti. Si dice che bisogna «sostenere la respon sabilità dei governi nazionali e la necessità di investire nei programmi di sviluppo rura le... ». Nessun obbligo. Si pro mette un «maggiore coordina mento tra strategie nazionali, regionali e globali», e si con ferma il «ruolo centrale del si stema multilaterale»: espres sioni buone da infilare in ogni documento da far votare a grandi e piccoli, ricchi e po veri. I soldi sono al punto nu mero cinque, l’ultimo: biso gna «garantire un impegno sostenuto e sostenibile da tut ti i Paesi» con lo «stanziamen to delle risorse necessarie». Ognuno decide per sé, senza vincoli in grado di far accele rare il passo. Anzi. Fino ad og gi l’obiettivo della Fao era «sradicare la fame» dall’inte ro pianeta entro il 2025. Da domani questo impegno do vrà essere realizzato semplice­mente «il prima possibile». Fuori dal palazzo della Fao, la delusione prende la forma di una tenda. L’hanno tirata su i rappresentanti delle orga nizzazioni non governative che qui a Roma hanno orga nizzato il loro controvertice. Anche qui hanno preparato una sorta di dichiarazione fi nale, un foglietto che passa di mano in mano e condanna «l’assenza di ogni impegno concreto per affrontare, con politiche e risorse adeguate, lo scandalo del miliardo di persone che soffrono la fa me ». «Circa l’80 per cento del le persone vittime di questa piaga — denuncia Henry Sara gih, coordinatore de 'La via campesina', movimento inter nazionale dei piccoli agricolto ri — vive nelle zone rurali, ma la politica della Fao è quel la di concentrarsi sulle grandi multinazionali». Pochi passi più in là c’è Sergio Marelli, presidente dell’associazione delle ong italiane: «Un docu mento che comportava sacrifi ci economici non sarebbe sta to votato da molti Paesi del G8». Per lui non è una sorpre sa: «L’assenza di molti leader a questo vertice e l’intesa fra Cina ed Usa per sminuire i ri sultati del vertice sul clima di Copenaghen sono un messag gio chiaro: i Paesi ricchi conti nuano ad imporre le loro scel te ai Paesi poveri».
Lorenzo Salvia © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL CORRIERE DELLA SERA 17 NOVEMBRE 2009