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LA GUERRA FARSA DIMENTICATA
Solo gli Usa potrebbero vincere in Libia ma preferiscono una soluzione politica: trovare una via d'uscita per Gheddafi. Gli alleati pasticciano e l'Italia ha scelto la consueta strada: la menzogna

Ancora sulla guerra di Libia, la più drôle de guerre (guerra farsa) mai combattuta al mondo. Con un solo Stato al mondo che potrebbe vincerla, gli Stati Uniti, ma il suo presidente, la sua classe dirigente non ne vede la necessità, preferisce una soluzione politica: trovare una via d'uscita al dittatore Gheddafi. Gli altri paesi occidentali che dovrebbero farla, questa guerra, gli alleati della Nato, sono divisi fra coloro che l'hanno iniziata e che la continuano fiaccamente come la Francia e l'Inghilterra, e quelli contrari, cioè la Turchia, o indifferenti come la Germania o ambigui come l'Italia.
Il governo Berlusconi ha scelto come sempre la soluzione furba dell'ambiguità e della menzogna: alla Nato presta le sue basi e i suoi aerei ma non partecipa ai bombardamenti dei governativi di Gheddafi. Singolare anche la situazione degli alleati francesi e inglesi che la guerra vogliono farla ma non hanno i mezzi: i missili intelligenti che avevano nel loro arsenale stanno per finire e i bombardamenti normali non sono risolutivi. Sui mezzi d'informazione la guerra libica appare e scompare come un temporale estivo, ora i media sono pieni dei suoi rombi e rimbombi, delle sue ferocie, delle sue cronache, ora questi scompaiono per cedere il posto alle altre catastrofi da fine del mondo, come i terremoti giapponesi.
Il nostro premier mente sistematicamente: finge di essere in guerra ma di non farla, intanto può continuare a dedicarsi alla sua guerra preferita, la guerra contro la democrazia. In questa è davvero uno specialista, un maestro.
Per cominciare ha spiazzato i suoi avversari fingendo di non sapere che cosa sia e in cosa consista la democrazia, da quando è al potere spaccia per democrazia l'autoritarismo della maggioranza, una democrazia dei numeri, dei voti. Ha convinto una buona metà degli italiani che la democrazia consiste nell'avere una maggioranza dei suffragi, non importa se poi di questi suffragi fa l'uso che gli fa comodo, quasi sempre inteso a limitare o a mettere a tacere le libertà e i diritti democratici. Gli italiani sono quotidianamente convinti da un'informazione di regime che la democrazia consiste nel potere del padrone del denaro e dell'informazione di mettere a tacere gli oppositori nel nome della maggioranza, di quel 50 per cento più uno dei voti che dicono sia il fondamento della democrazia, ma che è spesso la sua impostura.
Ipocrisia accettata da una sinistra che finge di non sapere dove siamo e quali siano i limiti oltre i quali la democrazia è pura finzione, la sinistra che inorridisce se Alberto Asor Rosa dice una verità notoria: che la democrazia che ci ritroviamo è solo una funzione comoda ai padroni. Lo schieramento conservatore berlusconiano è al completo, gli avversari che pensano alla successione non vanno più in là di immaginare un mini-Berlusconi, cioè il ministro Alfano. Quando il sindacato scende in campo per difendere i diritti degli operai lo si guarda come uno che nel migliore dei casi non ha capito le nuove regole del gioco, che sono quelle dettate con sussiego da Sergio Marchionne, il nuovo padrone della Fiat, le regole della produttività per cui chi lavora è tenuto a una cosa sola, produrre il più possibile, anche rinunciando alle pause mensa e ai permessi per andare al cesso.
La lotta di classe sembra ridotta a una questione interpretativa, al modo di tradurre le stesse parole per cui per alcuni la dipendenza totale degli uomini dalla produzione è un dovere, mentre il tentativo di difendere i diritti umani è un delitto. Già è difficile capire il contemporaneo, le sue dipendenze dalla scienza e dalle tecniche, ma se poi alcuni fingono di non capire o di capire il contrario dell'evidenza la confusione è totale. Viviamo in uno stato di schizofrenia per cui non c'è comunicazione chiara e possibile fra chi dirige e chi lavora, Berlusconi parla un suo linguaggio che è assolutamente incomprensibile da chi è alle sue dipendenze, e sostituisce questa sua mancanza di chiarezza con la pubblicità e le menzogne.
di Giorgio Bocca
L'ESPRESSO 27 MAGGIO 2011