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giornalista_uccisoUCCISO IL GIORNALISTA RAPITO A ISLAMABAD
Sul cadavere segni di torture
Finisce tragicamente la vicenda di Syed Saleem Shahzad, di cui

si erano perse le tracce domenica scorsa. Il corpo ritrovato nei pressi della sua auto, a 150 chilometri dalla capitale. Riconosciuto dai familiari, il cadavere presenta lividi e ferite. In un recente articolo, il giornalista aveva adombrato trattative tra Al Qaeda e la Marina pachistana.

ISLAMABAD - Si chiude tragicamente la vicenda del giornalista Syed Saleem Shahzad, scomparso a Islamabad domenica scorsa. Il suo cadavere è stato ritrovato nei pressi della sua auto nei pressi di Sara e Alamgir, a circa 150 chilometri dalla capitale pachistana. Lo confermano ad Adnkronos fonti vicine a Syed Saleem Shahzad. Secondo media locali, sul corpo di Shahzad vi sarebbero lividi sul volto e ferite, evidenti segni di tortura.
I resti di Shahzad sono stati riconosciuti dal fratello del giornalista e da altri familiari, a cui sono state inviate foto scattate da un giornalista locale. Secondo le fonti interpellate da Adnkronos, il riconoscimento è "inequivocabile". I familiari di Shahzad si stanno recando sul luogo del ritrovamento.
Shahzad, 40 anni, padre di tre figli, era responsabile per l'Asia meridionale di Asia Times online, corrispondente dell'agenzia di stampa italiana Adn Kronos International (Aki) e collaboratore del quotidiano La Stampa, nonché uno dei maggiori esperti di terrorismo della regione. Il giornalista era svanito nel nulla domenica scorsa: aveva lasciato la sua abitazione di Nazimuddin Road a Islamabad nel pomeriggio per recarsi negli studi dell'emittente Dunya TV, dove avrebbe dovuto partecipare a un dibattito. Ma Shahzad non ha mai raggiunto gli studi. Da quel momento, nessun contatto con la sua famiglia e gli amici. L'ultima traccia del suo telefono cellulare risulta alle 17,42 (ora locale) di domenica, a Margalla Road, nella capitale pachistana. In seguito alla scomparsa
di Shahzad, la polizia aveva aperto un'inchiesta finché stamane non è stata localizzata l'auto, con la conseguente scoperta del cadavere del giornalista.
Il movente del delitto potrebbe essere legato all'attività di Shahzad, che qualche giorno prima della scomparsa aveva pubblicato un lungo articolo sull'attacco dei talebani alla base navale di Karachi dello scorso 22 maggio. Nel pezzo, Shahzad ipotizzava l'esistenza di negoziati segreti tra al Qaeda e la Marina pachistana e che l'attentato fosse la risposta dei terroristi all'arresto di alcuni ufficiali sospettati di complicità con l'organizzazione di Bin Laden.
Nel novembre del 2006, tra l'altro, Shahzad aveva subìto un altro rapimento in Afghanistan. Accusandolo di spionaggio, i talebani lo avevano prelevato nella provincia di Helmand, dove il corrispondente pachistano stava effettuando un reportage. Shahzad era stato liberato sette giorni dopo.
Prima del tragico ritrovamento di oggi, Human Rights Watch ha apertamente accusato del rapimento l'Isi, la più importante delle tre agenzie di intelligence pachistane, che risponde al premier. Citando fonti attendibili, informate direttamente dall'Isi, Human Rights Watch ha dichiarato che Shahzad era nelle mani dei servizi pachistani. A conferma, Human Rights Watch aveva osservato come "in una zona sicura come Islamabad, solo l'Isi può far sparire un un uomo e la sua auto senza lasciar traccia". E, ben prima che il cadavere del giornalista fosse ritrovato, l'organizzazione aveva espresso i suoi timori sulla concreta possibilità che Shahzad fosse torturato durante la prigionia.
Dopo la notizia della morte di Shahzad, il rappresentante di Human Rights Watch in Pakistan, Ali Dayan Hasan, racconta che il giornalista gli aveva rivelato di essere minacciato dai servizi segreti dell'esercito. "Mi aveva detto di essere stato pedinato e di aver ricevuto minacce al telefono - spiega Hasan -. E che era sorvegliato dall'intelligence". "Non possiamo affermare con certezza chi abbia ucciso Shahzad - aggiunge l'esponente di Human Rights Watch -, ma possiamo affermare con certezza che era seriamente minacciato dall'Isi. Human Rights Watch ha ogni ragione per ritenere credibile tale minaccia". Al momento non si registra nessuna replica da parte dell'intelligence pachistana.
 Per Syed Saleem Shahzad si erano mobilitate anche altre organizzazioni internazionali, come l'International Federation of Journalists, Reporter Senza Frontiere e la Safma (South Asian Free Media Association). Tanti anche gli appelli, come quello lanciato ieri, appresa la notizia, dal direttore e presidente del Gruppo Adnkronos, Giuseppe Marra che, per far luce sulla vicenda si era rivolto al Ministero degli Esteri italiano. La Farnesina a sua volta si era subito mobilitata e l'ambasciata d'Italia in Pakistan si era attivata presso le autorità di Islamabad.
31 maggio 2011 – La Repubblica