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OBAMA RILANCIA LA NASA "È ORA DI ANDARE SU MARTE"
Astronauti sul pianeta entro il 2030. Sei miliardi di dollari per la corsa nello spazio.
 
ANGELO AQUARO
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK - Barack Obama ha un piano spaziale per la sua America. Un piano che guarda lontano: fino a Marte. «Sulla Luna ci siamo già stati, c´è tanto da esplorare nello spazio», dice il presidente atterrato nel centro spaziale di Cape Canaveral dedicato a John Fitzgerald Kennedy, l´uomo che nel 1961 promise all´America di portare l´uomo sulla Luna e riportarlo sano e salvo sulla Terra. Sono nato quell´anno, ricorda Obama, faccio parte di quella generazione cresciuta nel mito dei viaggi spaziali. Adesso, di fronte agli astronauti, agli scienziati e ai lavoratori di quella Nasa in rivolta per i tagli annunciati al programma Constellation, quello con cui George W. Bush, al modico prezzo di 60 miliardi di dollari, voleva riportare l´America sulla Luna, il presidente rilancia. Dal 2030 andremo su Marte e ritorneremo sani e salvi sulla Terra, dice, riecheggiando le parole profetiche di Jfk.
Lo sbarco sul pianeta rosso è la visione che Obama regala all´America e con cui cerca di placare le preoccupazioni dell´industria spaziale e degli elettori della Florida, che minacciano di voltargli le spalle alle elezioni di novembre. Le nuove Guerre Stellari si sono animate grazie anche all´insolita discesa in campo di Neil Armstrong, il primo uomo sulla Luna, che insieme ai colleghi James Lovell (Apollo 13) e Eugene Cernan (Apollo 17) ha firmato una lettera aperta che definisce «devastanti» le scelte della Casa Bianca, «destinate a far diventare la nostra una nazione di seconda o terza statura» nella corsa spaziale. Il cielo è sempre più affollato, oltre alla vecchia Russia già India e Brasile si sono lanciati nella corsa, per tacere della Cina.
«Nessuno più di me è impegnato nel sostenere la Nasa, il mio impegno per l´esplorazione umana è al 100 per cento», assicura Obama, che è atterrato sulla pista solitamente riservata agli Shuttle portandosi dietro Buzz Aldrin, l´astronauta che - a differenza di Armstrong e altri - difende le sue scelte. I tagli? «Ho già disposto altri 6 miliardi di dollari in più, e questo malgrado il blocco delle spese non ordinarie», dice, annunciando di «aver esteso di altri 5 anni la vita della Stazione Spaziale Internazionale» e che malgrado la cancellazione della costosissima navicella Orion, una versione più leggera verrà comunque realizzata. Tre miliardi di dollari saranno infine dedicati alla ricerca: «Nuovo design, nuovi materiali, nuove tecnologie: entro tre anni voglio da voi un progetto di navicella» per le missioni oltre la Luna, sprona il presidente, sostenendo che i suoi piani riusciranno a produrre addirittura 2.500 posti in più dei 25 mila promessi dal progetto di Bush. Il tutto grazie al ricorso ai privati: compreremo la loro tecnologia, dice, invece di costruire noi stessi le navicelle, riuscendo a portare più astronauti, e più velocemente, nello spazio. Per ora, un´altra promessa da mantenere.
LA REPUBBLICA 16 APRILE 2010