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IL LUNGO «FIUME» GHIACCIATO
Scoperta in Antartide una corrente sottomarina con un volume di 40 volte superiore al Rio delle Amazzoni.
Il flusso ha un ruolo chiave nella circolazione delle acque oceaniche.
MILANO – Un fiume di acqua freddissima, che sfiora la temperatura di 0,2 gradi, scorre nella zona dell’Antartide, sotto i mari già freddi, per poi spingersi verso il nord, alla velocità di 20 centimetri al secondo: è l’ultima scoperta di un pool di scienziati giapponesi e australiani, guidati dal ricercatore Yasushi Fukamachi dell'Universita di Hokkaido.
UN FORTE IMPATTO - Secondo lo studio, pubblicato su Nature Geoscience, la portata di questo potente getto d’acqua è di 12 milioni di metri cubi al secondo. Una massa d’acqua tale da poter esercitare addirittura un forte impatto sul clima. In questo modo agisce, per esempio, la corrente del Golfo, che portando l’acqua calda verso le coste atlantiche dell’Europa mitiga i climi delle nazioni che si affacciano sull’Oceano. La corrente antartica si muove in senso orario, attraversando il Mare di Weddel, la Baia di Prydz, la Terra di Adelie e il Mare di Ross. Secondo Steve Rintointoul, dell’Antarctic Climate and Ecosystems Cooperative Research Center di Hobart, si potrebbe trattare della corrente sottomarina più fredda e profonda mai individuata: «Una valanga d’acqua salatissima e ricca d’ossigeno che scende in profondità nell’area antartica e si indirizza verso nord, intorno al Kerguelen Plateau, nell’Oceano Indiano meridionale».
CIRCOLAZIONE CAPOVOLTA – Il gelido fiume d’acqua in questione è la più poderosa corrente antartica mai individuata e potrebbe far parte di un sistema di flussi d’acqua che riguarda tutti gli Oceani e che è stato denominato sistema di circolazione capovolta, meglio noto come overturning: l’acqua fredda spostandosi e riscaldandosi tende a salire verso la superficie e nella risalita trascina con sé una grande quantità di sostanze nutritive, favorendo la produttività biologica. I ricercatori si sono serviti di apparecchiature molto sofisticate e hanno monitorato le acque per due anni a una profondità di circa quattro chilometri e mezzo, osservandone in particolare la salinità e la temperatura, che sono gli indicatori della densità.
Emanuela Di Pasqua
26 aprile 2010