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petrolero_02NUOVO DISASTRO AMBIENTALE: A SINGAPORE ALTRO PETROLIO IN MARE
A neanche un mese dal disastro dei disastri nel Golfo del Messico , dall’altra parte del mondo, al largo di Singapore, il mare è nuovamente una macchia di petrolio.
di Andrea Boretti
E' successo di nuovo. Solo pochi giorni fa, il 25 Maggio, altro petrolio leggero è stato versato a tonnellate in mare
È successo di nuovo. Solo pochi giorni fa, il 25 Maggio, altro petrolio leggero è stato versato a tonnellate in mare. Rispetto alla Louisiana e al golfo del Mexico questa volta ci troviamo dall'altra parte del mondo, in un tratto di mare al largo dell'ultramoderna Singapore.
La MT Bunga Kelana 3 è la petroliera, registrata in Malesia, che scontratasi con il cargo MV Wally ha perso oltre 2000 tonnellate di oro nero, secondo quanto racconta l'Adnkronos. La perdita è il risultato dello squarcio di circa 10m creato proprio dallo scontro con il mercantile battente anch'esso barriera malese.
Le autorità, supportate dall'armatore della petroliera, il gruppo Aet, si sono subito messe all'opera con una ventina di navi attrezzate con solventi chimici biodegradabili e con barriere galleggianti per cercare di limitare i danni, proteggendo le coste e sminuzzando l'enorme chiazza che raggiunge 4 chilometri di lunghezza e 1 chilometro di larghezza.
Esperti dicono che il greggio dovrebbe evaporare abbastanza in fretta a causa delle alte temperature, ma al momento l'unica notizia certa è che le prime chiazze hanno raggiunto la costa di Singapore. Fonti ufficiali dell'Autorità portuale e marittima di Singapore dichiarano, infatti, che la macchia nera avrebbe già toccato una base navale, un terminal marittimo, un centro velico e la spiaggia di un albergo.
Negli ultimi anni le notizie legate al petrolio ci hanno raccontato spesso del costo umano ed ambientale che sempre più paghiamo per usare questa fonte di energia. Dai primi anni novanta abbiamo combattuto almeno due guerre per questo motivo, abbiamo assistito alla guerra civile in Nigeria e a diversi rapimenti di lavoratori dell'Enel che, nonostante tutto, vi continuano a lavorare. Abbiamo potuto “conoscere” le conseguenze sull'ambiente nigeriano e sulla popolazione africana che vive in quelle regioni grazie ai servizi del programma Report. Siamo anche stati testimoni del primo incidente di una petroliera in quel paradiso unico al mondo che sono le Galapagos e nell'ultimo anno abbiamo avuto il Lambro, il Golfo del Messico e Singapore.
Quante volte ancora dovrà accadere? Quante vite umane, animali e vegetali ancora dovranno essere compromesse o messe a repentaglio per permetterci di spostarci in automobile, per continuare a percorrere una strada che è ormai chiaro come altro non sia se non un vicolo cieco?
Se qualcuno non lo avesse capito, questo è il momento di voltare pagina.
1 Giugno 2010 - Terranauta