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petrolifera_02INIZIA LA GUERRA AL PETROLIO
STATI UNITI. Mentre dà la responsabilità alla Bp «per quanto avvenuto alla terra e alle vite rimaste coinvolte lungo la costa del Golfo» , Obama dichiara guerra all’oro nero. E aumenta gli investimenti atomici.
Basta col petrolio. L’ha detto il presidente degli Stati uniti Barack  Obama ai fedelissimi della sua mailing list, ieri, in una lettera sul petrolio; una sorta di “libro bianco” sugli idrocarburi in cui il  presidente del cambiamento ha deciso di virare dritto contro le lobby petrolifere. Anche perchè, in giornata, era appunto giunta l’ultima stima delle proporzioni della Marea nera: si tratterebbe di 40mila barili al giorno riversati fra le acque di Messico e Florida, non più i 20mila inizialmente stimati. E anche per questo Obama ha finalmente deciso di convocare alla Casa Bianca l’ad della British Petroleum, Tony Hayward, per chiedere conto di quanto sta avvenendo. Finora il presidente aveva mantenuto uno sdegnato silenzio con Hayward e il presidente della BP, Carl-Henric Svanberg, responsabili del «peggior disastro ambientale nella storia della nazione».
Adesso gli occhi sono puntati all’incontro programmato per il 17 giugno. Pure la Casa Bianca mantiene il più assoluto silenzio nei confronti della Halliburton, appaltata dalla BP per trivellare il pozzo del disastro e materialmente responsabile della perdita. Forse perché, dicono alcuni maligni, l’americana Halliburton gode di agganci all’interno dell’estabilishment che la Bp, inglese, non può vantare.  
La lettera di Obama, e il suo j’accuse contro i carbon fossili, ha fatto scalpore ieri facendo sperare nel primo passo verso una rivoluzione verde. «Stiamo lavorando», vi si legge, «per accusare la British Petroleum come legalmente responsabile per quanto avvenuto alla terra e alle vite rimaste coinvolte lungo la costa del Golfo, e stiamo prendendo forti precauzioni per accertarci che certi disastri non si verifichino di nuovo perchè – continua il presidente – la
nostra dipendenza dai combustibili fossili metterà a repentaglio, nel futuro, la nostra sicurezza nazionale».
Ma se la lettera si conclude con l’annuncio di un piano bi-partisan in arrivo al Senato per una nuova strategia ambientale ed energetica, l’ottimismo può durare ben poco. Basta dare un’occhiata ai conti della Casa Bianca per sospettare che la rivoluzione di Obama non guarda al  sole o al vento – quanto, piuttosto, all’atomo. È proprio dal golfo del Messico che sta per partire la nuova strategia energetica: due nuovi reattori nucleari sono la pietra miliare del nuovo piano Obama.  
Insieme ad un altro a 40 km da Washington. Progetti che la Commissione sulla regolamentazione nucleare statunitense ha già bloccato, tagliando i fondi, in base al fatto che almeno uno dei tre progetti sarebbe altamente rischioso, e che in caso di tornado ne conseguerebbe un vero e proprio disastro ambientale. Il fatto che proprio in questi giorni un tornado abbia obbligato gli States a fermare l’attività del Fermi2 , il reattore situato nei pressi dei Grandi Laghi, non sembra aver impressionato particolarmente l’amministrazione.
E per quanto riguarda i soldi, è stato suifficiente dirottare 9 miliardi di dollari di finanziamento spacciandoli come “fondo d’emergenza militare”, e aggiungerli agli altri 8 miliardi già  
previsti per due nuovi reattori in Georgia. L’ironia della sorte sarebbe che le acque del Golfo del Messico, inquinate dalla marea nera, potrebbero complicare la messa in sicurezza dei due reattori previsti in zona. Un boccone amaro per gli ambientalisti americani, visto che recentemente il segretario per l’Energia Steven Chu ha candidamente ammesso che per i nuovi reattori in gestazione, oltre che per gli altri 104 già approvati, non esiste alcun piano per lo  
smaltimento delle scorie che ne verranno generate. Senza contare che, al contrario dei disastri petroliferi, a pannaggio delle multinazionali che li generano, un disastro nucleare sarebbe difficile da coprire finanziariamente – prendendo i soldi direttamente dalle tasche degli americani,.Insomma, basta con le lobby petrolifere, sì. Ma forse, per passare a quelle nucleari.
Fonte: http://www.terranews.it/news/2010/06/inizia-la-guerra-al-petrolio