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amazonia_02VELENI IN AMAZZONIA. L’ULTIMA BATTAGLIA ALL’AGENTE ARANCIO
Padre Angelo Pansa è tornato alla carica: il missionario bergamasco che ha raccontato a Il Fatto Quotidiano la battaglia che sta combattendo in difesa degli Indios, è tornato in Sudamerica per portare in tribunale i latifondisti e le multinazionali che in Brasile stanno distruggendo la foresta per ampliare le aree da adibire alla coltivazione di soia transgenica e all’allevamento di bovini, esportati in ogni angolo del mondo.
“Nello Stato del Parà i latifondisti continuano indisturbati a irrorare la foresta con il diserbante Nufarm 2,4-D, al quale viene aggiunta una polvere gialla contenuta in sacchetti di plastica privi di alcuna etichetta identificativa, che vengono bruciati immediatamente dopo l’uso. La miscela viene preparata senza alcuna precauzione sulla testata di piste di atterraggio nascoste nella foresta,  dove ci sono centinaia di contenitori pronti per l’utilizzo; il terreno è intriso della sostanza, che viene irrorata sulla foresta e sui villaggi, dove gli abitanti la respirano, mentre nei fiumi galleggiano a centinaia pesci avvelenati. Sono testimone di questo scempio criminale dal 2005 e da subito ho temuto che la polvere gialla mischiata al diserbante 2,4-D fosse il 2,5-T, l’acido triclorofenoxiacetico, cancerogeno e teratogeno; queste sostanze combinate tra loro formano l’Agente Arancio, il veleno utilizzato dagli americani in Vietnam, carico di diossine”.
La produzione del composto
2,4-D- 2,5-T è vietata da quando, nel Ddt, si sono scoperti gli effetti della diossina. Dove la procurerebbe il Brasile?
La sostanza irrorata sulla foresta è prodotta dal colosso Nufarm do Brasil, industria di San Paulo e aziende sparse nel mondo (in Italia a Ravenna, ndr). In Brasile la Dow Chemical  e la Monsanto producono separatamente il 2,4-D e il 2,5-T. Probabilmente, quando la Nufarm ha presentato la formula del prodotto diserbante al ministero della Sanità per avere l’autorizzazione alla produzione, le autorità sanitarie l’hanno approvata senza effettuare controlli adeguati. Nel 2007 ho prelevato un campione della sostanza e l’ho consegnato personalmente al Procuratore del Ministero Pubblico Federale di Belem (Stato del Parà ndr) che ha ordinato le analisi atte a verificare la presenza di diossine e furani. Il risultato è sconcertante: le analisi confermano sì la presenza di diossine e furani ma, in venti pagine di esiti, non risulta essere stato effettuato un solo esame mirato a individuare la presenza del 2,5-T, come aveva espressamente richiesto il procuratore! Inoltre il laboratorio Analytical Solutions di Rio de Janeiro ha fatto rilevare che il campione di prodotto tossico non era attendibile, perché raccolto da un privato cittadino in contenitore non decontaminato e trasportato in maniera inadeguata.
Chi ha interesse a tenere nascosta la verità?
I latifondisti, perché sulle aree che disboscano allevano bovini e coltivano soia destinata alla produzione di mangime animale che vengono esportati in tutto il mondo. Lei mangerebbe una bistecca di manzo, sapendo che quell’animale è cresciuto su terreni intrisi di diossina? Se la verità venisse a galla il commercio internazionale di carne, pellame e soia andrebbe all’aria. Tutto resta nascosto perché i latifondisti hanno influenza a livello politico, tant’è vero che tra loro c’è anche il figlio del presidente Lula. Mi viene da pensare: chi ci dice che la carne utilizzata nel progetto “Fome zero”, ideato proprio da Lula, non venga da quegli allevamenti?.
In assenza di analisi specifiche, cosa prova che la sostanza utilizzata sia l’Agente Arancio?
I problemi manifestati dalla popolazione dopo avere respirato il prodotto: diarrea, astenia, fibrillazione, arresto cardiaco, che sono gli stessi che accusavano le popolazioni del Vietnam dopo che gli americani  avevano usato l’Agente Arancio; e il fatto che il Governo non esegua l’ordine impartito dal procuratore di effettuare analisi mirate all’individuazione del 2,5-T; è dal 2007 che rimanda».
Dopo due anni durante i quali i suoi superiori hanno ritenuto opportuno trattenerla in  Italia, cosa ha notato di diverso al suo ritorno?
Anzitutto ho avuto l’appoggio della Chiesa, con la benedizione del Cardinal Tonini e il sostegno della Commissione Pontificia Giustizia e Pace, di cui il Cardinal Martini è presidente onorario, in qualità di Delegato dell’Icef, la Fondazione Corte Internazionale Ambiente (ong approvata dall’Onu nel 1992, ndr). La Chiesa ha manifestato la sua preoccupazione per questi fatti, con l’auspicio espresso dal Santo Padre nell’Enciclica “Caritas in Veritate” del 29 Giugno del 2009 circa la necessità di una “Global Governance” che prenda in esame situazioni di conflitto che mettono a rischio il valore fondamentale e comune che è quello della vita. Accertata la contaminazione (in assenza di una struttura adatta in Brasile, il professor Garattini e il professor Fanelli hanno dato la loro disponibilità a effettuare eventuali ulteriori analisi all’Istituto “Mario Negri” di Milano), ho richiesto che vengano prese le misure del caso, nella sfera amministrativa, civile e penale e la distruzione del prodotto  in forni specifici per diossine, per evitare che la contaminazione raggiunga anche l’atmosfera dopo aver contaminato suolo, acque, alimenti. Intanto il governo brasiliano temporeggia nel prendere provvedimenti ed è probabile che l’avvicinarsi delle elezioni di ottobre abbia il suo peso: lo scandalo dell’Agente Arancio non avrebbe un effetto positivo sull’immagine del presidente Lula.
di Francesca Grassi
IL FATTO QUOTIDIANO 21 SETTEMBRE 2010