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australia_inund1IN AUSTRALIA IL DILUVIO UNIVERSALE
Le inondazioni devastano il Queensland. Le autorità statali: “Disastro di proporzioni bibliche”
Sommersi Di questo parco giochi di Bundaberg si scorgono solo i segnali stradali giocattolo e le insegne La città portuale, snodo dell’export di carbone e di zucchero, ha già presentato una parziale lista dei danni. Ma se il porto non riaprirà a breve la situazione precipiterà
Una coppia di Bundaberg prova a mettere in salvo mobili e arredi della loro casa colpita dalle piogge torrenziali
Duecentomila persone in fuga dalle loro abitazioni, 22 città sommerse dall’acqua, gli elicotteri Black Hawk dell’esercito australiano che portano viveri e aiuti agli sfollati. Il Queensland, la parte nordorientale dell’Australia, è in ginocchio. Devastata dalla più grande inondazione degli ultimi 50 anni. «Un disastro di proporzioni bibliche», spiega Andrew Fraser, capo del Dipartimento del Tesoro dello Stato. Tocca a lui stimare i danni, almeno «1 miliardo di dollari», dice, ma poi chiarisce che siamo solo all’inizio. Diluvia da 15 giorni, «colpa» della corrente La Nina che ha raffreddato le acque nell’Est del Pacifico e provocato piogge torrenziali.
La gente o ha lasciato le abitazioni o osserva i fiumi gonfiarsi a dismisura. Ben sei corsi d’acqua hanno superato gli argini. La pianura del Queensland è punteggiata dei tetti delle fattorie che spuntano da un mare d’acqua dolce e di fango e di detriti. Il Fitzroy River, il secondo bacino australiano è di oltre 9 metri sopra il suo livello, minaccia 4 mila abitazioni e mercoledì raggiungerà il culmine. Ma intanto ben il 40% di Rockhampton, la cittadina di 75 mila abitanti tagliata dal corso d’acqua, è sommersa. L’aeroporto è chiuso e le strade principali - diventate in realtà corsi d’acqua navigabili con piccole barche anziché dai possenti pick up - non saranno agibili prima di dieci giorni. Significa isolamento, e per questo l’esercito è stato mobilitato per portare aiuti, cibo, medicine, generi di conforto, alla gente prigioniera delle acque. A Emerald, il fiume Nagoa ha sommerso l’80% del municipio, mille case sono state sgomberate. Fraser parla di disastro di «proporzioni bibliche» non solo per la potenza dell’acqua, e per il fatto che la fine non si scorga, ma anche per l’estensione. La zona colpita infatti è grande quanto Francia e Germania messe insieme. Le autorità hanno avvertito la popolazione a prestare attenzione a coccodrilli e serpenti «alla deriva» e che avranno trovato riparo o piuttosto un ambiente accogliente nelle case inondate dove il cibo non manca.
Gravemente colpite le miniere di carbone, una delle voci principali dell’economia locale. Società come l’Anglo American e la Rio Tinto sono state costrette a rallentare o fermare la produzione. Danneggiate le piantagioni da zucchero e così a rischio c’è l’export dello zucchero grezzo di cui l’Australia è leader mondiale. Il porto di Bundaberg è chiuso e, spiega uno dei dirigenti dell’industria, «se non riaprirà a breve causerà pesanti danni». A Bundaberg ieri si è recata Julia Gillard. La premier ha parlato di «disastro naturale» e annunciato lo stanziamento di fondi per 1 milione di dollari, un sesto di quanto finora richiesto dalle autorità cittadine. «Ci sono molte cose da fare e le faremo», ha detto Gillard. Agli australiani è giunto anche il messaggio di solidarietà della Regina Elisabetta II.
Incalcolabili i danni all’agricoltura, il raccolto di granoturco sarà, nella migliore delle ipotesi, dimezzato e i prezzi invece subiranno secondo le prime stime un rialzo del 45%, il massimo balzo all’insù dal 2007.
Il paradosso di questa inondazione record è l’altra metà dell’Australia rischia di «bruciare». Le temperature hanno superato i 40 gradi. Nello Stato di Vittoria e nella South Australia i vigili del fuoco hanno preparato piani di evacuazione nel caso i focolai, finora domati, dovessero riprendere.
ALBERTO SIMONI
LA STAMPA 2 DICEMBRE 2010