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deslaverioL’ALLUVIONE BRASILIANA. LA CITTÀ FONDATA DAGLI SVIZZERI, DOVE SI SCAVA IN CERCA DI VITA
Nuova Friburgo - L’ultima notizia prima di lasciare in auto Rio de Janeiro con l’amico giornalista Henrik Jönsson, è quella che persino la casa di Tom Jobim a Teresopolis – dove il musicista carioca aveva composto Águas de Março  – è stata spazzata via dalle acque del vicino fiume in piena, esploso a seguito delle incessanti e violente piogge tropicali che dal 4 gennaio non concedono tregua ai brasiliani che vivono sulla serra di Rio.
L’aguas de Março (le piogge di fine estate) giungono ormai prima della stagione prevista a causa del riscaldamento atmosferico che provoca inquietanti tempeste tropicali, come quelle abbattutesi la settimana scorsa su Teresópolis e Nova Friburgo, dove valanghe di fango hanno fatto franare monti, distrutto favelas, ricchi condomini, scuole, ospedali. Senza nessuna distinzione sociale, uccidendo circa 685 persone e creando 13.030 sfollati. Il numero dei morti salirà. Ci sono ancora molti cadaveri sotto il fango, soprattutto nelle zone   in cui non sono mai giunti i soccorsi e gli abitanti non scavano più tra le macerie, perché hanno perso le speranze di trovare qualcuno in vita. Si tratta della seconda peggiore catastrofe climatica della storia del Brasile e la nona del mondo. Dopo un’ora di viaggio arriviamo alle porte di Nuova Friburgo, fondata tra il 1819 e il 1820 da 261 famiglie svizzere   provenienti per lo più da Friburgo. La cittadina brasiliana di 178 mila abitanti continua il gemellaggio con la Svizzera, che ha subito inviato un aereo di medicinali e generi di primo soccorso.
ENTRANDO IN CITTÀ ci sorprendiamo della normalità della situazione ma scendendo a valle vediamo i segni inconfondibili di colossali frane e l’orrore aumenta quando le strade che incrociamo sono otturate dal fango, da auto, alberi e dai resti di una città che non esiste più. Parcheggiamo. Riusciamo a parlare con Dermeval Moreira, il sindaco. “Ci vorrà un mese per ripulire la città dal fango, ma almeno due anni per ricostruirla. La natura è stata implacabile e in un certo senso democratica perché ha colpito tutti i ceti”, ci dice Moreira che ha assunto il suo incarico di primo   cittadino da soli 15 giorni. Ma gli aiuti alle vittime non giungono però in maniera “democratica”. Alcune ore dopo il disastro, il Bairro do Coelho, dove vive l’up class di Nova Friburgo, ha ricevuto subito l’aiuto dei vigili del fuoco e della polizia militare. “Ho telefonato disperatamente più volte ai vigili del fuoco, sono andato di persona a chiamarli per dirgli che mio marito è ancora vivo sotto le macerie, ma non è mai arrivato nessuno” rivela Rosemary Serafina. Che, trattenendo le lacrime, scava (aiutata dai vicini) tra i resti della sua casa, cercando disperatamente il suo compagno. Non resta quasi nulla di Floresta, la favela in cui la brasiliana vive assieme a centinaia di povera gente. Donne di servizio e operai impiegati nella micro industria di biancheria intima che caratterizza la produzione industriale della città. Nella   favela si respira solidarietà. I sopravvissuti dividono tutto e offrono ospitalità nella propria casa a chi non ha più nulla. Manca acqua e cibo. Torniamo in centro, ma per ripercorrere lo stesso cammino impieghiamo ore a causa. Le strade non hanno più direzioni, ognuno può percorrerle come vuole, anche contromano. Ricomincia a piovere e forte.
CERCHIAMO un parcheggio, ma l’acqua comincia a salire rapidamente ovunque. Lasciamo l’auto di fronte alle sedi delle banche, dove l’acqua, curiosamente, non stagna e scorre. Ci rifugiamo nel-l’ospedale da campo montato dalla marina militare in centro, dove giungono continuamente ambulanze. Nella base della marina arriva la notizia che l’autorità del comune di Teresópolis impedisce all’efficiente Croce Rossa e Chiesa Cattolica di lavorare nei soccorsi. Secondo funzionari dell’organizzazione internazionale (notizia confermata dall’agenzia Estado e Globo, ndr), agenti della guardia municipale impediscono ai medici di lavorare ed ai veicoli della Croce Rossa di distribuire donazioni alle vittime. Il motivo sarebbe religioso. Il sindaco della città è evangelico e non vuole che l’assistenza sia indirizzata ai cattolici. Si fa notte e, mentre cerchiamo   un posto in cui dormire, rammentiamo le parole del sindaco di Nova Friburgo. Che ha detto che la natura è stata democratica, ma non si riferiva certamente a quella umana.
di Giuseppe Bizzarri
IL FATTO QUOTIDIANO 19 GENNAIO 2011