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asianraALLARME MAREA NERA IN SARDEGNA “ANCHE L’ASINARA È IN PERICOLO”
Finiti in acqua diciottomila litri di olio combustibile Diciottomila litri di olio combustibile non fanno lo stesso effetto di una goccia nell’oceano.
Formano una marea nera che rischia di compromettere le acque cristalline del Golfo dell’Asinara. Spiagge, scogliere e rocce sono ricoperte di catrame. Per trenta chilometri di costa, nel Nord Ovest della Sardegna, è scattata un’emergenza ambientale che ricorda tanto la devastazione del Golfo del Messico. Da queste parti non ci sono pozzi petroliferi, ma un traffico costante di navi con le stive piene di sostanze ad altissimo rischio. E proprio durante le operazioni di scarico del combustibile destinato alla centrale E.On, nella zona industriale di Fiume Santo, una grande quantità di olio è finita in mare. È bastata una falla millimetrica in una condotta a provocare tutto questo danno. Gli operai, assieme ai biologi dell’Arpas, sono al lavoro da giorni, ma ora si vive l’incubo delle previsioni meteo: nei prossimi giorni arriverà il maltempo ed è necessario fare in fretta. Bisogna ripulire tutto prima che le correnti facciano arrivare la marea nera fino all’Isola dell’Asinara. O, peggio ancora, nella zona della Pelosa, una delle spiagge-perla dell’Isola, il simbolo dell’ambiente incantevole della Sardegna.
Le mareggiate di questi giorni hanno scaricato sulla sabbia e sulle dune una parte di quella valanga di olio trasformato in catrame appiccicoso. Una squadra di operai, ma anche tanti volontari, stanno battendo a tappeto la zona per ripulire l’arenile, ma sarà necessario tanto lavoro per completare la bonifica. E in acqua che succede? Qualcuno ha trovato pesci morti a riva, ma parlare di moria forse è azzardato. I biologi continuano a raccogliere campioni, la Capitaneria di porto si affretta a sottolineare che non ci sarà un disastro ambientale. Ma quella chiazza scura fa tanta paura. Domenica un aereo della Guardia costiera ha sorvolato lo specchio di mare tra Platamona e l’Asinara: le foto rassicurano, ma da queste parti il maestrale soffia forte e cambia direzione improvvisamente. «Eravamo convinti che l’olio combustibile fosse stato contenuto nel bacino di fronte allo stabilimento, ma ci siamo resi conto che è fuoriuscito verso il golfo - ha ammesso ieri il comandante della Capitaneria di porto, Giovanni Stella - Il giorno che c’è stato l’incidente, cioè il 10 gennaio, il vento ha raggiunto i venticinque nodi. E questo spiega anche l’invasione di catrame nelle spiagge».
Intanto, sorgono i comitati popolari, quelli che chiedono che sia la multinazionale E.On a pagare tutti i danni e quelli che chiedono la chiusura immediata dello stabilimento petrolchimico di Porto Torres. E nel frattempo la Procura della Repubblica di Sassari ha aperto un’inchiesta per disastro ambientale. Per evitare altri incidenti come questo, la Regione punta a smantellare gli impianti a olio combustibile e ad ammodernare la centrale di Fiume Santo con motori a carbone di ultima generazione. Oggi i vertici del colosso dell’energia incontrano il governatore Ugo Cappellacci per parlare di progetti, ma anche di emergenza: quanto ci vorrà prima di cancellare l’incubo nero dal mare della Sardegna?
"Il comandante della Capitaneria di porto: «È stata sottovalutata l’emergenza»"
NICOLA PINNA OLBIA
LA STAMPA 18 GENNAIO 2011