L’ACQUA MARINA UTILIZZATA PER RAFFREDDARE I REATTORI GIAPPONESI HA INQUINATO LA COSTA. A TOKYO SI ACUTIZZA LA PSICOSI
I peggiori timori potrebbero molto presto essere confermati. Se sono giusti i calcoli realizzati dall’esperto di sicurezza nucleare Helmut Hirsch per la sezione tedesca di Greenpeace, le radiazioni che si sprigionano dall’impianto giapponese di Fukushima avrebbero già raggiunto il livello 7, il massimo nella scala d’allerta prevista in questi casi e che può essere sintetizzato in un solo modo, il più temuto e funesto: disastro nucleare.
Esattamente quel che avvenne, un quarto di secolo fa, nella centrale ucraina di Chernobyl. Storie diverse, tecnologie diverse (più avanzata nel caso dell’impianto nipponico seriamente danneggiato dal terremoto e dallo tsunami dell’11 marzo scorso), ma stesso risultato. Secondo il rapporto stilato da Hirsch, e basato sulla combinazione dei dati pubblicati dall’Istituto centrale di meteorologia austriaco e dall’Agenzia francese per la protezione da radiazioni, la quantità di iodio 131 e cesio 137 emessa dall’impianto di Fukushima è pari al triplo del valore che consente di classificare un incidente al livello di gravità 7.
NONOSTANTE, a differenza di quanto avvenne in Ucraina, non ci sia stata la fortissima esplosione che provocò immediatamente un’enorme nube tossica, in Giappone i reattori coinvolti sono stati 4 anzichè uno. E tutti hanno subito perdite di liquido refrigerante provocando la fusione di combustibile nucleare.
In questo quadro di estrema incertezza, gli ingegneri della Tokyo Electric Power, la compagnia per l’energia nipponica che gestisce l’impianto, hanno dovuto ancora una volta modificare la loro strategia d’intervento proprio a causa dell’alto livello di radioattività che rende impossibile l’attivazione dei sistemi di raffreddamento integrato nonostante nei giorni scorsi fosse stata completata con successo l’opera di collegamento ai cavi dell’elettricità. Dopo che, venerdì, si è reso necessario il ricovero in ospedale di due lavoratori esposti a radiazioni di 200 millisievert l’ora nell’edificio delle turbine del reattore numero 3, si è deciso di proseguire nei lavori di raffreddamento ma questa volta con acqua dolce: il timore fra i tecnici della Tepco era che il sale dell’acqua marina si stesse cristallizzando, e questa sarebbe la causa del fumo tossico che si è sprigionato da diversi edifici dell’impianto negli ultimi giorni. Un’altra delle possibili conseguenze era quella di bloccare valvole e intasare le tubature. Ancora una volta, l’impressione è che si proceda a tentoni, con il pericolo sempre incombente di peggiorare ulteriormente la situazione. Lo stesso portavoce del governo, Yukio Edano, ha dovuto ammettere che “è possibile che le misure di sicurezza adottate non siano adeguate”. Tra l’altro, l’acqua marina impiegata veniva poi nuovamente riversata in mare. Non stupisce, quindi, che l’Agenzia per la sicurezza nucleare del Giappone abbia rilevato lungo la costa, proprio nelle vicinanze dell’impianto di Fukushima, una concentrazione di iodio radioattivo 1250 volte superiore al limite legale. Più tranquillizzanti per la popolazione, invece, le ultime notizie provenienti da Tokyo, dove per il terzo giorno consecutivo la radioattività presente nell’acqua corrente si è mantenuta su livelli sicuri, che ne consentono il consumo anche da parte di bambini e neonati.
LA PSICOSI da contaminazione si è tuttavia estesa tra gli abitanti della capitale, tanto che nonostante gli appelli alla calma diffusi dalle autorità locali nei negozi e nei supermercati sono andate quasi completamente esaurite le scorte di acqua minerale. L’ultimo bilancio ufficiale ha portato intanto a 10mila il numero di morti per il terremoto e lo tsunami, mentre le persone scomparse sarebbero 17.400.
di Alessandro Oppes
IL FATTO QUOTIDIANO 27 MARZO 2011
NONOSTANTE, a differenza di quanto avvenne in Ucraina, non ci sia stata la fortissima esplosione che provocò immediatamente un’enorme nube tossica, in Giappone i reattori coinvolti sono stati 4 anzichè uno. E tutti hanno subito perdite di liquido refrigerante provocando la fusione di combustibile nucleare.
In questo quadro di estrema incertezza, gli ingegneri della Tokyo Electric Power, la compagnia per l’energia nipponica che gestisce l’impianto, hanno dovuto ancora una volta modificare la loro strategia d’intervento proprio a causa dell’alto livello di radioattività che rende impossibile l’attivazione dei sistemi di raffreddamento integrato nonostante nei giorni scorsi fosse stata completata con successo l’opera di collegamento ai cavi dell’elettricità. Dopo che, venerdì, si è reso necessario il ricovero in ospedale di due lavoratori esposti a radiazioni di 200 millisievert l’ora nell’edificio delle turbine del reattore numero 3, si è deciso di proseguire nei lavori di raffreddamento ma questa volta con acqua dolce: il timore fra i tecnici della Tepco era che il sale dell’acqua marina si stesse cristallizzando, e questa sarebbe la causa del fumo tossico che si è sprigionato da diversi edifici dell’impianto negli ultimi giorni. Un’altra delle possibili conseguenze era quella di bloccare valvole e intasare le tubature. Ancora una volta, l’impressione è che si proceda a tentoni, con il pericolo sempre incombente di peggiorare ulteriormente la situazione. Lo stesso portavoce del governo, Yukio Edano, ha dovuto ammettere che “è possibile che le misure di sicurezza adottate non siano adeguate”. Tra l’altro, l’acqua marina impiegata veniva poi nuovamente riversata in mare. Non stupisce, quindi, che l’Agenzia per la sicurezza nucleare del Giappone abbia rilevato lungo la costa, proprio nelle vicinanze dell’impianto di Fukushima, una concentrazione di iodio radioattivo 1250 volte superiore al limite legale. Più tranquillizzanti per la popolazione, invece, le ultime notizie provenienti da Tokyo, dove per il terzo giorno consecutivo la radioattività presente nell’acqua corrente si è mantenuta su livelli sicuri, che ne consentono il consumo anche da parte di bambini e neonati.
LA PSICOSI da contaminazione si è tuttavia estesa tra gli abitanti della capitale, tanto che nonostante gli appelli alla calma diffusi dalle autorità locali nei negozi e nei supermercati sono andate quasi completamente esaurite le scorte di acqua minerale. L’ultimo bilancio ufficiale ha portato intanto a 10mila il numero di morti per il terremoto e lo tsunami, mentre le persone scomparse sarebbero 17.400.
di Alessandro Oppes
IL FATTO QUOTIDIANO 27 MARZO 2011