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mississipiLA GRANDE FUGA DAL MISSISSIPPI CHE INGOIA LE CITTÀ
Il sindaco di Memphis avverte: “Rischiamo un’altra Katrina”
Una comunità col fiato sospeso La stradina  che portava alla loro casa è ormai sommersa dall’acqua del fiume Mississippi. Memphis attende l’arrivo della piena massima e settecentomila persone sono pronte per fuggire dalla città
Il Midwest sott’acqua Il fiume sembra un «lago» nella corsa verso il Golfo del Messico
Corsa contro il tempo Volontari allestiscono barriere con sacchetti di sabbia a Memphis
Milletrecento case evacuate, quasi settecentomila abitanti con il fiato sospeso e genieri della Guardia Nazionale mobilitati lungo gli argini ma anche turisti in arrivo e adolescenti che fanno a gara per scattare le prime foto all’incrocio di Riverside Street con Beale Street: paura e curiosità tengono banco nella Memphis in attesa dell’inondazione del Mississippi che il sindaco A.C. Wharton teme possa diventare «la nostra Katrina» evocando l’uragano che travolse New Orleans nell’agosto del 2005.
Ingrossato dalle piogge torrenziali delle ultime settimane il Mississippi nelle prossime ore raggiungerà 14,63 metri di altezza ad appena 21 centimetri dal livello che nel 1927 causò la devastante inondazione che, provocando 246 vittime in sette Stati, ha segnato la memoria cittadina. A differenza di quanto avvenne allora però, in questa occasione il fiume si è gonfiato lentamente dando modo ai 686 mila abitanti di prepararsi al peggio.
Il sindaco ha ottenuto dallo Stato del Tennessee la mobilitazione della Guardia Nazionale, i genieri si sono schierati lungo il fiume rafforzando gli argini e da 48 ore sono scattate le evacuazioni, concentrate nelle zone più basse della città dove l’acqua è già straripata. Ma la maggioranza degli abitanti, pur pronta a partire nel giro di qualche ora, ancora resta sfidando le avvertenze del sindaco perché a prevalere è la curiosità per un evento che giornali e tv locali fanno a gara nel definire «storico». Richard Gordon, 70 anni e due cani, dice di voler vedere «questa inondazione prima di morire» così come grappoli di giovani si sono accampati sulla Beale Street, nota per i locali di musica Blues, per fare a gara nel riprendere con macchine digitali, telefonini e videocamere l’acqua che si affaccia dalla fine della strada, ad appena 800 metri di distanza da alcuni dei night club più popolari degli Stati Uniti. Scott e Carina Moore hanno portato proprio a Beale Street i figli piccoli per fargli «vedere la storia» visto che «simili eventi avvengono una volta ogni secolo».
I genieri vivono questa atmosfera tradendo qualche irritazione. «Noi siamo qui ad occuparci delle case più a rischio, che si trovano nelle aree non protette da argini o rialzamenti del terreno» spiega il comandante dei genieri militari di Memphis, Vernie Reichling, ammettendo la sorpresa nel trovarsi di fronte ad un comportamento dei civili «che ha trasformato questo evento molto pericoloso in sorte una grande attrazione turistica». A confermarlo sono le centinaia di famiglie giunte dalle località più disparate in Tennessee che domenica hanno scelto di avvicinarsi quanto possibile alle sponde del Mississippi per celebrare in un panorama inconsueto la Festa della Mamma. Fra i luoghi più gettonati c’è stata la statua di Tom Lee, che 86 anni fa salvò 32 persone dai flutti del Mississippi dopo il rovesciamento della sua barca, diventando un esempio di eroismo locale da evocare ogni volta che l’acqua torna minacciosa. Reichling ha ai suoi ordini circa 150 uomini la cui principale occupazione è sincerarsi del perfetto funzionamento delle stazioni di pompaggio dell’acqua: i controlli eseguiti nelle ultime ore fanno supporre che gli argini terranno - a differenza di quanto avvenne a New Orleans con Katrina - e dunque il tallone d’Achille potrebbe essere la difficoltà di aspirare in fretta l’acqua da strade, edifici e giardini.
Il sindaco Warthon è assai meno incuriosito degli abitanti e meno sicuro dei genieri. Continua a telefonare al governatore, alla Guardia Nazionale ed a Washington chiedendo maggiori aiuti perché teme «devastazioni simili a quelle avvenute a New Orleans». «Quanto avvenuto in occasione di Katrina dimostra che non basta diffondere messaggi di allerta per radio e tv ai residenti, può succedere di tutto - ripete in una raffica di interviste - non abbiamo ancora molto tempo e stiamo facendo l’impossibile per essere pronti ad ogni evenienza». Ma deve già vedersela con le proteste dei 370 cittadini che sono stati trasferiti nei rifugi avendo perso la casa senza avere un altro posto dove andare. Fra costoro c’è Cedric Blue, di 39 anni, che dopo aver visto l’acqua invadere tre case nel suo quartiere e la strada maestra trasformarsi in un piccolo fiume sul quale galleggiava la spazzatura, ha accusato la città di «essere troppo lenta nel soccorrerci» rifiutando i rifugi «dove non vogliamo andare» e chiedendo piuttosto di «essere spostato altrove, in un’altra città» proprio come avvenne per molti abitanti di New Orleans, trasferiti a Baton Rouge oppure nel più lontano Texas.
A temere il peggio sono anche le località più a sud di Memphis, nel Delta del Mississippi fino alla Louisiana dove si ritiene che la piena del grande fiume possa sommarsi a quella degli affluenti creando una «inondazione perfetta» capace di arrivare fino alle porte di New Orleans. Per questo un distaccamento di genieri dell’Us Army si è posizionato 50 chilometri a nord di New Orleans al fine di aprire per la decima volta dal 1931 - i canali capaci di dirottare altrove l’acqua in eccedenza. Un simile sistema protegge anche Baton Rouge dove i residenti sono stati preavvertiti sulla possibilità che la piena arrivi fino ad un massimo di 7,5 metri. I più preoccupati sono gli agricoltori mentre nel penitenziario di Angola, a nord di Baton Rouge, l’evacuazione è già iniziata spostando in fretta i 200 detenuti che si trovavano nell’ospedale.
MAURIZIO MOLINARI
CORRISPONDENTE DA NEW YORK
LA STAMPA 10 MAGGIO 2011