Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Italiano Español English Português Dutch Српски
testa sito 2024
soldados_ita_01_copyENTRO FINE ANNO IL CONTINGENTE SALIRÀ A 4MILA UNITÀ. ALTRI 200 SOLDATI ITALIANI IN AFGHANISTAN
Saranno destinati a insegnare alle forze di polizia e ai militari locali le tecniche di difesa e combattimento
ROMA – Entro la fine dell’anno il contingente italiano in Afghanistan sarà rafforzato. Il numero dei militari salirà a 4000. Adesso sono circa 3800 i soldati che controllano la zona ovest del Paese, di cui 550 istruttori. Ad essi si aggiungeranno nelle prossime settimane altri 200 addestratori. E nei primi mesi del 2011 la presenza militare sarà resa ancora più robusta con l’invio a Herat di un nuovo reparto di specialisti, ancora 200 uomini, destinati a insegnare alle forze di polizia e ai militari afghani le tecniche di difesa e combattimento. La decisione di rendere più massiccia la partecipazione alla missione afghana ha ricevuto l’okay del capo dello Stato Giorgio Napolitano, il quale ha presieduto al Quirinale una riunione del Consiglio supremo di Difesa.
RIDUZIONE NEI BALCANI - Nel corso della discussione, il ministro della DifesaIgnazio La Russa ha spiegato che le condizioni di sicurezza nei Balcani sono molto migliorate e consentono di ridurre il numero dei militari italiani impegnati sull’altra sponda dell’Adriatico. Verranno in parte richiamati per trasferirli nello scenario incandescente dell’Afghanistan. Un’operazione di passaggio da un’area all’altra che, secondo un comunicato della presidenza della Repubblica, avverrà «senza significativo aggravio di spesa». Sono circa 1400 gli uomini in divisa dislocati nei Balcani. Il programma messo a punto dai capi militari prevede una riduzione di circa 700 unità all’inizio del nuovo anno, con la possibilità di riportare a casa altri 100 uomini a primavera. Non è escluso che anche il contingente di 1300 soldati assegnato al Libano venga ridimensionato nei prossimi mesi. Ci si concentra sempre più sull’Afghanistan. Con il rafforzamento della missione l’Italia onora gli impegni che aveva preso sia col presidente Obama che con i capi della Nato.
GLI OBIETTIVI - Impegni di mettere a disposizione istruttori specializzatinel dare alle reclute dell’Esercito afghano una preparazione adeguata. Formare una classe militare e forze di sicurezza afghane in grado di tenere sotto controllo il proprio Paese. Questo è uno dei punti essenziali sui quali si basa la speranza di potersi, in un futuro vicino, sganciare dal territorio afghano. I capi di Stato e di governo ci contano e al vertice in programma a Lisbona il 19 e il 20 novembre hanno in animo di stabilire un calendario di massima per avviare a conclusione una missione che dura già da 9 anni.
EXIT STRATEGY - Una exit strategy l’ha elaborata anche il ministero della Difesa italiano, i cui piani prevedono l’inizio della riduzione delle truppe combattenti alla fine del 2011, per completare il ritiro entro il 2014, lasciando in Afghanistan solo reparti di addestratori. La situazione però non migliora. L’offensiva dei talebani ha causato, nel 2009, la morte di 521 militari delle forze internazionali. Quest’anno i soldati stranieri uccisi sono già 627. Tuttavia, l’ambasciatore Massimo Iannucci, inviato speciale italiano in Afghanistan e Pakistan, ritiene che solo il 25 per cento dei ribelli costituisce lo zoccolo duro degli irrecuperabili. Mentre il 75 per cento combatte «solo perché è costretto dalla fame, è psicologicamente influenzabile e si fa trascinare dagli estremisti». Questi gruppi “possono essere recuperati attraverso il dialogo e offrendo loro migliori condizioni economiche”. Ci sta provando il presidente Karzai, con l’aiuto dei capi tribali.
Marco Nese
10 novembre 2010  -  Corriere della Sera