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LO SCANDALO DEI “RESTAVEK”, I PICCOLI SCHIAVI DELL’ISOLA. “RAPITI E VENDUTI”. È ALLARME ORFANI
Basta un certificato di nascita rimediato al mercato nero di Port-au-Prince e per i bimbi haitiani inizia l’incubo. Si chiamano Restavek (dal francese resta con) e sono i piccoli schiavi del nuovo cuore di tenebra caraibico, figli di disperati che vengono ceduti come domestici ai ricchi perché non possono essere mantenuti. Sono i tutto fare della casa, lavano, cucinano, servono a tavola, sono i primi a svegliarsi e gli ultimi ad andare a dormire: baby-schiavi.
Per le strade si riconoscono quando seminudi e scalzi accompagnano a scuola i figli dei loro padroni vestiti di tutto punto e con le scarpe tirate a lucido. Non hanno il diritto di parola, non celebrano festività, non possono avere un’educazione e consumano solo un pasto al giorno. Se commettono un errore vengono picchiati col «rigwas», un frustino flessibile con cui si richiamavano all’ordine gli schiavi dell’era coloniale. In molti casi sono vittime di abusi e di violenze sessuali.
Ad Haiti ci sono circa 225 mila Restavek, per l’80% bambine, preferite ai maschietti perché imparano a occuparsi prima della casa. Il fenomeno è a ciclo continuo perché da grandi i Restavek rimangono degli emarginati, poveri o delinquenti, pronti a cedere i loro figli. L’Unicef di Haiti ha denunciato già la sparizione di 15 bambini dagli ospedali. «I bambini sono una preda allettante per i trafficanti», dice Vincenzo Spadafora, presidente di Unicef Italia, per il quale «si rischia un indegno mercato dei bambini» e «occorre quindi procedere in questa prima fase di emergenza al compimento di tutte le procedure necessarie al ricongiungimento familiare, alla registrazione, alla protezione dei bambini non accompagnati, separati o orfani».
L’organizzazione «sospetta che i piccoli siano stati rapiti da criminali che alimentano una tratta di bambini che passa da Santo Domingo», spiega Jean-Claude Legrand, esperto per la tutela dei minori dell’agenzia Onu. In una conferenza stampa, Legrand ha ricordando che subito dopo il devastante terremoto era stato lanciato l’allarme su un possibile aumento di questi rapimenti, tesi ad alimentare un mercato delle adozioni illegali. La metà della popolazione di Haiti ha meno di 18 anni e, nel 2007, c’erano 380 mila orfani.
I governi si sono mobilitati per portare a termine i processi di adozione già adottati e sveltire quelli già avviati. Al vertice dei ministri della giustizia Ue di Toledo, per iniziativa dell’Italia, i 27 Paesi hanno concordato di varare un coordinamento europeo dell’assistenza ai piccoli haitiani. E il governo italiano ha annunciato un’iniziativa in tempi rapidi per «la semplificazione e l’accelerazione delle procedure» per le adozioni. L’ong «Terre des Hommes» indica il sostegno a distanza come lo strumento efficace per aiutare gli orfani.
«Il fenomeno dei Restavek rischia di triplicarsi dopo il terremoto», spiega Jean R. Cadet, protagonista con la sua fondazione di una battaglia senza precedenti per combattere il fenomeno. Lui stesso era un bimbo-schiavo vittima di abusi, nato dalla relazione clandestina di un uomo d’affari e della sua domestica, e ceduto a una prostituta per cui faceva da schiavo dentro casa. Ha vissuto tra Haiti e gli Stati Uniti, ma una volta che il governo americano ha costretto la sua padrona a mandarlo a scuola è stato sbattuto fuori di casa. Dopo diversi anni vissuti da sbandato si è arruolato nell’Esercito per tre anni, ha finito le superiori e frequentato l’università grazie alla borsa di studio ottenuta durante il servizio militare.
Oggi Jean è un insegnante e ha una famiglia: quel tragico capitolo della sua vita pensava di averlo definitivamente chiuso. «Sino a quando mio figlio mi ha chiesto perché non aveva mai conosciuto i suoi nonni paterni. Ho deciso di rispondergli con una lettera, una lettera che non riuscivo mai a finire di scrivere, dopo sei mesi avevo riempito sei quaderni. Mia moglie li ha letti e ha scoperto la mia vera storia di cui non le aveva mai parlato». Quegli appunti sono diventati un libro «Restavek From Haitian Slave Child to Middle Class», utilizzato in molti corsi universitari di storia e cultura caraibica.
Jean ha poi fondato la Restavek Foundation (restavekfreedom.org) e iniziando la battaglia contro la schiavitù dei bambini. Opera tra Cincinnati, Ohio, e Port-au-Prince dove il suo istituto ospita oltre 400 tra bambini e genitori poveri. Con una squadra di consulenti legali gira porta a porta per convincere le famiglie naturali a non «svendere» i propri bambini e ai padroni adottivi di mandare a scuola i bimbi. Spesso accoglie i più sfortunati nella sua fondazione o li inserisce in altri orfanotrofi: «Il centro di Carrefour è crollato completamente e i trecento bambini che ospitava sono morti». Ventiquattro ore dopo il sisma Cadet era già ad Haiti: «Questi bimbi hanno bisogno di noi, e stare tra loro mi da la forza per proseguire la nostra battaglia».

23-1-10  -  La Stampa