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HAITI, ALLARME TRAFFICO BAMBINI
«Dobbiamo fare in fretta, non c’è tempo. Bisogna proteggere i bambini di Haiti dagli sciacalli  e dai nuovi mercanti di schiavi che si sono messi in caccia subito dopo il terremoto».
A lanciare l’allarme è Vincenzo Spadafora, presidente della sezione italiana di Unicef, che ha già denunciato la scomparsa di 15 bimbi da un ospedale di Port-au-Prince. E la notizia dei 10 americani battisti arrestati dalle autorità haitiane con l’accusa di voler «rubare» 33 bambini dai 2 ai 12 anni, non fa che accrescere le preoccupazioni. «E’ la prova che in questo momento persone, sia in buona sia in cattiva fede, possono rubare bambini per portarli in altre nazioni con i fini più diversi», sostiene Valerio Neri, direttore di Save The Children Italia. «Chi ci dice che dietro non ci siano traffici perversi, addirittura pedofili?», incalza, avanzando dubbi inquietanti.
Spadafora ha delle certezze, e ne parla in una intervista al settimanale «Gente»: «Sappiamo di trafficanti arrivati ad Haiti da Santo Domingo in aereo o via terra. Il loro obiettivo sono i bambini. Da rapire e vendere alle poche famiglie ricche della zona, nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore i piccoli possono diventare merce per l’infame mercato del sesso o per quello, terribile, del commercio di organi». Per entrambi i dirigenti delle organizzazioni l’unica via è evitare adozioni affrettate e seguitare a lavorare ai ricongiungimenti familiari, cercando i genitori o i parenti. L’Unicef ha ad Haiti 9 campi, dove accoglie e censisce i minori trovati o consegnati da famiglie in difficoltà. «Mandarli lontano sarebbe un trauma ulteriore» aggiunge Spadafora.
Non a caso il governo di Haiti fin all’inizio di gennaio ha bloccato molti tipi di adozione, e ogni richiesta deve essere approvata dal primo ministro Bellerive in persona. Gli americani fermati sono cinque uomini e quattro donne, appartenenti a Chiese Battiste dell’Idaho, del Kansas e del Texas. Sono stati fermati mentre stavano portando i bambini - in età compresa tra due mesi e 14 anni - nella Repubblica Dominicana. L’autobus pieno di piccoli ha destato sospetti. «Non avevano documenti che provassero l’adozione attraverso qualche ambasciata né avevano carte che mostravano che fossero orfani. Ciò è totalmente illegale. Nessun bambino può lasciare Haiti senza autorizzazione», ha spiegato il ministro degli affari sociali Yves Christalin.
I fermati si sono giustificati spiegano che avevano il permesso della Repubblica Dominicana di portare i bimbi in un orfanotrofio che la loro organizzazione caritatevole, New Life Children’s Refuge, avrebbe lì. In realtà, come ha raccontato una di loro, Laura Silsby, l’orfanotrofio lo volevano costruire per dare un posto ai bambini in attesa di adozione. «Il gruppo ce lo ha affidato un nostro pastore, ben conosciuto ad Haiti, la cui struttura è crollata col terremoto. Non abbiamo pagato nulla» ha spiegato Silsby. E, non senza una certa ingenuità, ha assicurato che «il traffico di bambini è proprio ciò che vogliamo combattere». Il loro progetto era prelevarne un centinaio e portarli in un resort affittato nella Repubblica Dominicana e lì far nascere un orfanotrofio. Oggi i fermati compariranno davanti al giudice.
MARIA GRAZIA BRUZZONE
LA STAMPA 1 FEBBRAIO 2010