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misiles_02POLEMICA AL VERTICE DI NEW YORK: "GERUSALEMME DICA QUANTE TESTATE POSSIEDE"
A Sharm il premier Netanyahu aveva provato a dissuadere Mubarak : "Il vero problema è l´Iran".
Arturo Zampaglione
NEW YORK - Secondo gli analisti militari Israele dispone di quasi 200 testate nucleari, oltre che di missili e sottomarini in grado di lanciare gli ordigni. Ma Gerusalemme non ha mai ammesso di essere una potenza nucleare, né ha firmato il Tnp (Trattato di non proliferazione), né partecipa alla conferenza dei 189 paesi firmatari del Trattato apertasi l´altro ieri al Palazzo di vetro. Un´anomalia, questa israeliana, che l´Egitto ha deciso di denunciare apertamente, anche a costo di mettere in difficoltà gli Stati Uniti.
A nome di una coalizione eterogenea, di cui fanno parte paesi come la Svezia e la Nuova Zelanda, il rappresentante del Cairo alla conferenza all´Onu ha chiesto ieri a Israele di sottoscrivere il Tnp rinunciando a ogni arma atomica e aprendo le porte agli ispettori dell´Onu. E al punto 31 di un documento che viene fatto circolare nei corridoi del Palazzo di vetro dalla delegazione egiziana figura anche l´obbligo per tutti i paesi di «comunicare le notizie a disposizione sul potenziale nucleare israeliano». Come dire: gli Stati Uniti e in parte anche la Francia, che nel passato avrebbero aiutato i tecnici israeliani, dovrebbero ora scoprire le carte.
Nel summit di Sharm el-Sheik tra Benjamin Netanyahu e Hosni Mubarak, il premier israeliano ha cercato di dissuadere il presidente egiziano dal compiere una mossa simile, ricordando che il vero pericolo per la regione è rappresentato dall´atomica iraniana. Ma l´Egitto non si è fatto influenzare: la denuclearizzazione del medio Oriente è da tempo un suo obiettivo strategico e - spiega - tutti i tentativi per bloccare le ambizioni nucleari di Teheran rischiano di arenarsi se non ci sarà una simile pressione nei confronti di Israele.
La richiesta egiziana rappresenta un´altra delusione per Barack Obama. La Casa Bianca sperava di ottenere un migliore risultato dalla riunione all´Onu sul nucleare, a cominciare da una rapida introduzione delle sanzioni anti Teheran e da un nuovo clima di fiducia e di trasparenza. Per la prima volta, ad esempio, gli Stati Uniti hanno comunicato ufficialmente per bocca di Hillary Clinton il numero (finora top secret) delle loro testate nucleari operative: sono 5113, cioè 84 per cento in meno rispetto al massimo del 1967 (31225). Ma l´incontro a New York è stato "guastato" dall´arrivo a sorpresa del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e dai toni anti-americani (e anti-italiani) del suo intervento. «Le sanzioni - ha detto - non possono fermare la nazione iraniana. L´Iran non farà come la Corea del Nord e non si ritirerà dal Trattato di non proliferazione nucleare». E ieri è stato il turno dell´offensiva del Cairo.
LA REPUBBLICA 5 MAGGIO 2010