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SCORIE NUCLEARI AL PARLAMENTO EUROPEO: LA SOLUZIONE È NON PRODURLE
Bruxelles — Gestire rifiuti nucleari non è possibile, l'unica soluzione è non produrli. L'abbiamo fatto sapere agli europarlamentari che nei prossimi giorni discuteranno la direttiva della Commissione europea sulla gestione delle scorie. Come? Portando a Bruxelles due container, sigillati con cemento e piombo, contenenti materiale radioattivo.
Mentre decine di attivisti davanti alla sede del Parlamento europeo delimitavano la zona contaminata con nastro segnaletico, ammanettandosi ai container, i climber si sono arrampicati sui pennoni delle bandiere delle nazioni europee. "Nuclear waste, no solution" [Rifiuti nucleari, nessuna soluzione] si legge a caratteri cubitali all'entrata dell'edificio. Lo abbiamo ripetuto tante volte quante sono i paesi dell'Unione, aprendo uno striscione accanto a ogni bandiera.
La direttiva che gli europarlamentari si apprestano a discutere è stata realizzata sulla base di documenti del Joint Research Centre di Ispra e del European Implementing Geological Disposal Technology Platform. Questi studi ignorano molti aspetti scientifici e punti critici che riguardano la sicurezza dei depositi di scorie radioattive in profondità. Il rapporto tecnico che abbiamo presentato smentisce le previsioni della Commissione.
I quattro campioni di materiale radioattivo che abbiamo consegnato oggi in Parlamento provengono da località contaminate e ciononostante aperte al pubblico: la spiaggia di Sellafield (Regno Unito), il fondo marino di fronte a La Hague (Francia), le sponde del fiume Molse Nete (Belgio) e il villaggio minerario di Akokan (Niger). Ai primi tre siti corrispondono altrettanti impianti di riprocessamento di rifiuti radioattivi (a Molse Nete ci sono anche reattori e centri di ricerca) mentre ad Akokan c'è una miniera di uranio gestita da una controllata di Areva, il colosso del nucleare francese.
I documenti che sono al vaglio del Parlamento non prendono nemmeno in considerazione questo tipo di rifiuti nucleari. Lasciati nell'ambiente dove si trovano, infatti, questi materiali radioattivi - vere e proprie scorie - non vengono riconosciuti come tali. Solo nel momento in cui li abbiamo raccolti e impacchettati sono risultati ufficialmente "pericolosi", stando alla legislazione vigente.
La proposta della Commissione, che tra poca sarà discussa in Parlamento, ignora del tutto la tipologia di scorie che oggi abbiamo consegnato, mentre l'industria nucleare non ha idea di come trattarle. Per le altre scorie - come i residui di combustibile delle centrali o i resti contaminati delle centrali dismesse - l'industria spera di poterle gettare sotto il tappeto, seppellendole nei depositi sotterranei. Negli Usa hanno rinunciato al deposito “geologico” dopo aver speso 9 miliardi di dollari in 15 anni. Anche in Germania hanno fallito e dovranno spostare le scorie dal deposito di Asse con miliardi di euro di costi aggiuntivi.
Siamo di fronte a uno spreco di denaro pubblico, di tempo e di energie, impiegati in progetti dal fallimento assicurato. Uno scandalo che si spiega solo con i forti interessi economici che stanno dietro all'industria nucleare.
07 Ottobre 2010
Greenpeace