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nuc_mochovce_01L’ONU CONTRO IL NUCLEARE DELL’ENEL IN SLOVACCHIA
Anche l’Europa non si fida dei reattori di seconda generazione nella centrale di Mochovce L’Aarhus Convention Compliance Committee, comitato delle Nazioni Unite per il nucleare, ha disposto il blocco dei lavori per il completamento della centrale slovacca di Mochovce, progetto dal consorzio Enel/SE.
La decisione è stata presa dopo che il Comitato ha accertato la presenza di irregolarità nel processo di approvazione del progetto. Tuttavia, il governo slovacco ha chiesto e ottenuto, una proroga di un mese, ha tempo fino al 30 novembre per presentare nuovi elementi a sostegno del progetto. Il verdetto definitivo è atteso per il 15 dicembre, quando il Comitato si riunirà a Ginevra per deliberare.
LA CENTRALE NUCLEARE di Mochovce sorge a sud-ovest della Slovacchia, a metà strada tra le città di Nitra e Levice, in una zona abitata da oltre 120 mila persone. I reattori di Mochovce furono progettati negli anni Settanta dall’ex Unione Sovietica con una tecnologia VVER 440, di seconda generazione, la stessa a cui appartenevano quelli in funzione alla centrale di Chernobyl. La costruzione dei primi due reattori di Mochovce venne portata a   termine nel 1983. I lavori per i reattori 3 e 4 iniziarono nel 1987, ma vennero sospesi per mancanza di fondi. Quasi vent’anni dopo, nel 2008, Enel decise di farsi carico del progetto per il completamento dei reattori, tramite la controllata Slovenske Elektrarne (Enel/SE) e diede il via ai lavori, senza aspettare la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) prevista dalla normativa comunitaria   . La prima audizione per la Valutazione d’Impatto Ambientale si tenne a Bratislava nel settembre 2009. Risale a questa audizione il documento – di proprietà Enel/SE – di cui Greenpeace è recentemente entrata in possesso. Si scopre così che Enel/SE chiese esplicitamente al ministero dell’Ambiente slovacco di intervenire affinché venisse evitata una seconda audizione, a Vienna, come invece richiesto dal Consiglio comunale. Nonostante gli sforzi di Enel/SE, l’audizione di Vienna venne confermata. Il ministero dell’Ambiente slovacco assegnò l’incarico di valutare la fattibilità del progetto di Mochovce a Decom, una compagnia controllata al 100 per cento dalla slovacca Vuje. Tutto regolare, se non fosse che Vuje figurava già allora nell’elenco delle compagnie che avevano ottenuto l’appalto per la costruzione dei reattori numero 3 e 4 e quindi aveva forti interessi nella vicenda. E il disegno del progetto venne approvato.
SECONDO ELVIRA POSCHKO dell’organizzazione ambientale austriaca Antiatom Szene dice: “Quello di Mochovce è il peggior progetto per il   nucleare attualmente in circolazione”. Attualmente, i reattori nucleari più diffusi a livello mondiale sono quelli di terza e di quarta generazione. Entrambi prevedono, come requisito inderogabile, la costruzione di un guscio di contenimento – talvolta doppio – la cui funzione principale è quella di proteggere la struttura da eventuali, violenti impatti provenienti dall’esterno. Nonostante gli attuali standard di sicurezza, Enel ha già annunciato che non intende dotare i reattori di Mochovce di alcun guscio di contenimento.
COSÌ FACENDO, la compagnia ignora le indicazioni giunte direttamente dalla commissione dell’Unione europea, la quale ha recentemente sottolineato la necessità di “rendere la progettazione della centrale conforme alle migliori pratiche esistenti”. La Commissione da due anni esorta infatti i vertici Enel a migliorare sensibilmente i livelli di sicurezza della centrale “affinché [questa] possa sostenere, se del caso, l’impatto provocato da una causa esterna, ad esempio lo schianto intenzionale di un piccolo aeromobile”. “Se un aereo dovesse entrare in collisione   con la struttura” spiega Jan Haverkamp, responsabile di Greenpeace a Bruxelles, “si potrebbe innescare una catastrofe nucleare senza precedenti nel bel mezzo dell’Europa”. Enel si difende affermando che la centrale sorge all'interno di un'area posta sotto l'ombrello di protezione della NATO: “La linea d'impatto dei sistemi rilevanti sotto il profilo della sicurezza dell'impianto è inoltre ostruita da formazioni naturali e da edifici più alti posti nelle loro immediate vicinanze”. Un altro aspetto critico nella vicenda è quello relativo al finanziamento. Greenpeace infatti denuncia l’esistenza di sussidi da parte del governo slovacco al fine di rendere “più appetibile agli occhi di Enel un progetto altrimenti irrealizzabile e non interessante economicamente”. Secondo Greenpeace il governo slovacco “ha garantito particolari condizioni a Enel sulle somme da accantonare per lo smantellamento futuro delle centrali e la gestione delle scorie”.  
Il governo slovacco aumenterebbe anche i contributi a carico di tutti gli utenti slovacchi, compresi quelli che non ricevono energia elettrica da Enel/SE, incrementando artificiosamente il debito pregresso. Immediata la risposta di Enel: “Né Slovenske Elektrarne né Enel hanno ricevuto o ricevono alcuna forma di aiuto di Stato o incentivo di altro genere”. Per quanto riguarda la copertura dei costi per il trattamento del combustibile “Slovenske Elektrarne versa, ogni anno, 12.000 euro per ogni MW installato e il 5.95 per cento dei ricavi realizzati dai propri impianti nucleari”.
di Sergio Colombo
IL FATTO QUOTIDIANO 16 NOVEMBRE 2010