Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Italiano Español English Português Dutch Српски
testa sito 2024

IL PERÙ CHE NON DIMENTICA
di Maurizio Chierici
Il Perù è un paese alla fine del mondo. Arriva in Italia con la malinconia di chi scappa per non morire di fame, non importa se l’economia marcia con passo cinese: oro, petrolio, esportazioni che volano, 6 per cento di Pil ogni anno, eppure metà della popolazione sopravvive nel disastro sociale disegnato dalla dittatura di Fujimori e sopravvissuta nel liberismo che le grandi proprietà non vogliono cambiare. Domenica il Perù ha votato.

Da una parte Keiko, figlia di Fujimori in galera per massacri e ruberie; dall’altra Ollanta Humala, ex militare dal cuore rosso che la ragione impallidisce. Keiko annunciava l’indulto per il padre tanto amato. Appena i sondaggi declinano finge di cambiare idea. Humala promette riforme urgenti per fermare la tragedia dell’inseguire il pane in terre lontane. Dalla parte di Keiko grandi proprietà, le ammiraglie dei giornali della conservazione, tv private, chiese evangeliche, il cardinale Cipriani con bandiera Opus Dei e Alan Garcia, presidente socialista appena scaduto. Era tornato nella poltrona di comando dopo un lungo esilio “perseguitato” da un mandato di cattura internazionale per aver comprato e pagato 21 Mig che mai arrivano a Lima. Chissà dove sono finiti i miliardi. Sia Garcia che Fujimori padre sono passati alla storia dei gossip per la bizzarria delle campagne elettorali. Fuji ballava da solo sul palco senza dire parole. Garcia si accompagnava con l’arpa per cantare “Perù, mi amor”. Sullo sfondo socialismo contro il liberismo duro da far concorrenza a Pinochet, eppure a Keiko Garcia ha offerto la spalla e i suoi uomini migliori. Le prime parole dell’Humala in trionfo confermano che la sua sinistra vuol coinvolgere nel governo del paese “l’intera società civile, non importa il colore della bandiera”. Pretende solo “efficienza e limpida volontà nella soluzione dei problemi che   angosciano milioni di diseredati”. Santo cielo, sembra Pisapia. Il paradosso delle distanze culturali noi-loro si conferma nell’atteggiamento dei protagonisti della cultura così diversi in Italia e in Perù. “Anche se accompagnata dai collaboratori del padre, Keiko non potrà reggere una dittatura, ma conferma una tragedia più profonda: la cancellazione della memoria. Corruzione, delitti e ingiustizie per sempre dimenticati. Infamia che avvelenerà la scelta delle nuove generazioni”. È lo sfogo di Vargas Llosa, premio Nobel, conservatore da anni in lotta contro sinistra e comunismo nei quali era cresciuta la grande stagione della sua narrativa. “Voto Humala con tristezza, ma lo voto perché è criminale dimenticare il passato”, voce di Alejandro Toledo, ex presidente liberista. È l’amerikano del Perù, indigeno al quale una borsa di studio dei missionari cattolici ha permesso studi e professione in Usa: funzionario Banca Mondiale e Fondo Monetario. Insomma, portabandiera di una destra che nel declino della legalità riacquista dignità e non sopporta l’oscuramento di combriccole segrete e   patti scellerati. Purtroppo l’Italia è distratta. Non si è sentito lo sdegno dei nostri intellettuali (destra-sinistra) quando Cicchitto sembrava in corsa per il ministero della Giustizia. P2 che organizza i tribunali? Programma di Gelli finalmente realizzato dal capo del governo (P2) con l’onorevole di fiducia (P2). Attorno, il vuoto di chi vuol dimenticare. Cicchitto diventerà ministro di qualcos’altro, ed è sempre un’infamia: almeno non metterà le mani su codici e magistrati. Sulle orme di Craxi, i nostri socialisti del 2000 soccorrono i Fujimori del pianeta Italia: soccorrono il liberismo col candore di chi “difende il popolo”, voce soave del ministro Sacconi, voce querula di Fabrizio Cicchitto, Che Guevara dell’antico Psi. Chissà se nell’intimità, i due ex si salutano ancora col “caro compagno”. 

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.


IL FATTO QUOTIDIANO 7 GIUGNO 2011