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mercurio_01TRACCE DI ATTIVITÀ VULCANICA "RECENTE" SU MERCURIO
Uno studio con un notevole contributo italiano. Grazie a un nuovo metodo di datazione basato sul conteggio dei crateri associato alla misurazione del flusso di meteoriti è stato possibile stimare l'epoca della formazione del cratere.
Prove di una recente attività vulcanica sulla superficie del pianeta Mercurio sono state raccolte grazie ai fly-by della sonda Messenger della NASA e costituiscono l’argomento di un articolo apparso sulla rivista Science.
Il gruppo di ricerca, guidato Louise Prockter della NASA, ha visto la partecipazione di Gabriele Cremonese, dell'INAF-Osservatorio Astronomico di Padova oltre a Simone Marchi e Matteo Massironi dell'Università di Padova.
Lanciata nel 2004 e arrivata ora nei pressi di Mercurio, la sonda Messenger ha permesso così di ottenere preziose informazioni su questo pianeta difficilmente osservabile da Terra per la sua vicinanza al Sole. Grazie ai tre sorvoli ravvicinati prima di posizionarsi – nel marzo del 2011 – nell’orbita definitiva.
“In particolare – ha spiegato Cremonese – abbiamo osservato un bacino di origine vulcanica, denominato bacino Rachmaninoff, caratterizzato da una superficie eccezionalmente liscia, dove un tempo scorreva lava. Questa depressione, di 230 chilometri di diametro, presenta un anello circondato da depositi minerali brillanti che potrebbero costituire la più interessante evidenza vulcanica di Mercurio identificata finora”.
Il contributo italiano alla riuscita della missione è consistito in particolare nello sviluppo di un nuovo metodo di datazione basato sul conteggio dei crateri sulla superficie del pianeta associato alla misurazione del flusso di meteoriti provenienti dalla fascia degli asteroidi. Secondo le stime, contenute in un articolo in via di pubblicazione sul numero speciale di Planetary and Space Science, la formazione del bacino Rachmaninoff sarebbe databile a non più di 3-400 milioni di anni.
“Il metodo combina il conteggio dei crateri con il flusso di per effettuare una stima dell'età del pianeta sulla base degli impatti che si riscontrano sulla sua superficie”, ha concluso Cremonese. “Siamo solo all'inizio, la missione MESSENGER ci mostrerà Mercurio come non l'abbiamo mai visto. Siamo felici di proseguire questa collaborazione con la NASA, che ha ritenuto il nostro il miglior modello per la datazione planetaria”. (fc)
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(16 luglio 2010) – Le Scienze