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dustbowlSENZ'ACQUA DA QUASI OTTO MESI, L'OKLAHOMA IN GINOCCHIO
La zona ovest dello Stato, già colpita negli anni '30 da devastanti tempeste di sabbia, sta attraversando un periodo record di siccità: a rischio la sopravvivenza di intere comunità
Neppure una goccia di pioggia in 222 giorni consecutivi. L’Oklahoma è flagellato dalla più grande siccità che si ricordi a memoria d’uomo: la zona più colpita è la piccola contea di Boise City, nel Nord Ovest dello Stato, un territorio non nuovo alle calamità naturali. Negli Anni ’30 infatti l’area è stata l’epicentro del “Dust Bowl”, una violentissima tempesta di sabbia che si è abbattuta sul Midwest degli Stati Uniti, spazzando via numerosi villaggi e annientando intere comunità.
«Difficile che si verifichi nuovamente un disastro di quella portata - tengono a precisare i climatologi - il Dust Bowl è stato infatti in buona parte causato dalla negligenza umana: le colture intensive hanno snaturato l’assetto geologico della zona, aprendo di fatto la strada alla catastrofe ambientale. Oggi le tecniche agricole sono notevolmente mutate, ma il campanello d’allarme resta elevato».
Proprio per le sue avverse condizioni climatiche, la zona ovest dell’Oklahoma, nella parte confinante con il Texas, è stata ironicamente ribattezzata dai suoi abitanti “La terra di nessuno”: «Il terreno si sta inesorabilmente prosciugando - ha dichiarato Mark Axtell, titolare dell’agenzia di onoranze funebri della Contea - con conseguenze devastanti per la popolazione: negli ultimi 10 anni Boise City ha perso quasi il 16 per cento dei suoi abitanti. Ad oggi soltanto 1312 persone vivono qui, un numero drasticamente inferiore alle circa 3000 che si insediarono nella zona a inizio Novecento, prima di scoprire di aver commesso un grave errore: questa terra si è rivelata fin da subito inospitale, e tutte le promesse di collegamenti ferroviari, acqua in abbondanza e aree verdi si sono rivelate una mera illusione».
I residenti sostengono che sia invece la mancanza di lavoro e non le avverse condizioni climatiche, ad aver causato il declino dell'intera area. «Siamo abituati a convivere con periodi di siccità -racconta Rebecca Smoot, la cui famiglia è arrivata a Boise City da oltre un secolo - ormai fa parte del nostro dna. I nostri nonni sperimentarono le tempeste di sabbia: siamo forgiati, legati a questa terra e certo non ci scoraggiamo facilmente». Huston Hanes, 87 anni, ha sperimentato il Dust Bowl sulla sua pelle: «Non potrò mai dimenticare quelle raffiche di vento e terra che si infiltravano da ogni fessura nella mia casa, né la rapidità con la quale i panni bagnati che proteggevano il mio volto diventavano neri come la pece. Ma sono contento che nonostante tutto i miei genitori abbiano deciso di restare».
La prolungata siccità sta mettendo in ginocchio l’economia della Contea, e gli allevatori hanno già dovuto vendere parte del bestiame. «I nostri animali si stanno ammalando a causa della scarsità di nutrienti e della sporcizia in cui sono costretti a pascolare - spiega Dan Sharp, l'unico veterinario della zona. La situazione è complicata ma siamo decisi a non mollare: la terra è come un membro della famiglia, non lo si può abbandonare in un momento di difficoltà».
In un quadro così drammatico i cittadini si aggrappano a un’ultima speranza: il vento. «L’elemento naturale che più ha avversato la nostra storia, ora può essere lo strumento per la rinascita - spiega John Freeman, commissario della Contea - è una risorsa inesauribile ma il processo per la realizzazione di aziende agricole che sfruttano l’energia eolica è ancora molto lungo e gli impianti di trasmissione non sono ancora stati costruiti. Se non riusciremo a sfruttare questa opportunità saremo condannati a morire, seguendo il destino di molte altre comunità colpite dal Dust Bowl e oggi scomparse».
5/5/2011 -  Il Cambiamento