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ALLARME URANIO IMPOVERITO SIGILLI ALLA BASE MILITARE
Il tribunale: disastro ambientale al poligono di Quirra
CAGLIARI
I sigilli, con il timbro della Repubblica Italiana, sui cancelli di una base militare non si erano mai visti. Ma nell'immenso poligono del Salto di Quirra sono stati compiuti reati gravi e per questo ieri mattina il Gip del Tribunale di Lanusei ha firmato l'ordine di sequestro di tutta l'area. Anzi, ha disposto che siano gli stessi militari (con le altre forze dell'ordine) a vigilare sul rispetto dell'ordinanza.
E’ il primo sviluppo, clamoroso, dell'inchiesta sull'utilizzo di armi all'uranio impoverito nel corso di esercitazioni e sperimentazioni.
Dodicimila ettari sono off-limits, con una eccezione: le attività militari che hanno già avuto l'autorizzazione del Ministero della Difesa. Il provvedimento firmato ieri dal giudice Paola Murru è una prima sentenza che conferma la teoria sull' uso di armi proibite alla base dell'inchiesta avviata qualche mese fa dal procuratore della Repubblica, Domenico Fiordalisi. L'aspetto più inquietante però è un altro: le sostanze pericolose hanno raggiunto anche le falde acquifere e compromesso il territorio circostante. Tanto che il magistrato, perizie alla mano, ha ordinato lo sgombero totale della zona militare: fuori le greggi che pascolavano nella distesa verde contaminata.
Sequestrati anche pozzi e sorgenti del più grande poligono militare d'Europa. Gli indagati, per ora, sono tre: un generale in pensione e due chimici. L'ufficiale, ex comandante dell'Ufficio inquadramento dell'Aeronautica, è accusato di disastro ambientale colposo e persino di omicidio volontario. I tecnici (Gilberto Nobile, 60 anni originario della provincia di Biella, e Gabriella Fasciani, di Torino) sono indagati per falso ideologico in atto pubblico. I due, dipendenti della Sgs erano stati incaricati di avviare una serie di perizie nella base per conto della Nato e avrebbero presentato una serie di relazioni in cui si escludeva categoricamente la presenza di particelle metalliche nei polmoni e negli organi degli ovini morti. Le stesse pecore sono state sottoposte a nuove analisi dai periti nominati dalla Procura di Lanusei e così sono saltate fuori le prime conferme sull'uso di sostanze cancerogene nel poligono.
Nei dintorni di Perdasdefogu restano le tracce delle esplosioni. Qui sono state utilizzate armi di ogni tipo, italiane e non solo. Le nano particelle, che avrebbero provocato una strage tra i pastori della zona, hanno raggiunto le case dei paesi vicini, attraverso le condotte dell'acqua. E anche così si è diffusa quella che in Sardegna tutti conoscono come la «Sindrome di Quirra». Nella base c'è persino una zona in cui la concentrazione di nano particelle è addirittura maggiore: tra i 18 allevatori che hanno lavorato da queste parti, 10 sono morti di tumore. Sul versante opposto, invece, gli uomini della Squadra mobile e del Corpo forestale (incaricati di avviare gli accertamenti dalla Procura di Lanusei) hanno scoperto una discarica di razzi e di altri materiali militari vasta oltre un ettaro. Leggendo nelle carte dell'ordinanza si scoprono altri retroscena: a Quirra, tra gli anni Ottanta e Novanta, erano stati trasportati diversi fusti di Napalm che dovevano essere sotterrati. E sempre da queste parti, nel ‘96, la Russia voleva smaltire dodici bombe devastanti.
Il sequestro del poligono ha scatenato le reazioni. Da Cagliari il ministro degli Esteri, Franco Frattini si dice d'accordo con il collega Ignazio La Russa che due giorni fa aveva detto: «La Difesa ha dato la massima collaborazione alla magistratura. E’ interesse delle forze armate tutelare la salute dei militari e dei civili». La Coldiretti sarda però parla di sopruso: «Chi risarcirà le sessantasei aziende agricole che lavoravano all' interno della base?». Falco Accame, che danni combatte la guerra contro i segreti militari, plaude al provvedimento del giudice: «Se fosse stato applicato 30 o 40 anni fa avremmo evitato molte vittime». E Angelo Bonelli dei Verdi aggiunge: «Il sequestro è una svolta per scoprire la verità».
NICOLA PINNA
LA STAMPA 13 MAGGIO 2011