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LA CALABRIA INSORGE: "BASTA VELENI"

Ventimila alla manifestazione di Amantea. Chiesto un registro dei tumori
Tra chi sfila i sub di Paola e i pescatori rimasti disoccupati "Siamo mille famiglie senza lavoro". E giovedì si terrà un sit-in davanti a Montecitorio
ANNA MARIA DE LUCA
PAOLO GRISERI
AMANTEA (Cosenza) - Da ieri mattina il lungomare di Amantea è intitolato al capitano di marina Natale De Grazia. I gonfaloni di 40 comuni si confondono con le bandiere delle associazioni ambientaliste in una cerimonia che è anche l´inizio del più grande corteo che la Calabria ricordi da molti anni. De Grazia, morto in circostanze misteriose nel ´93 mentre cercava la verità sulle navi dei veleni, è un´imbarazzante eroe civile: il sindaco legge la motivazione della medaglia d´oro conferita «per i suoi alti meriti» a un uomo «morto per arresto cardiaco». Sotto il ponte del lungomare i big della politica (da Di Pietro a Minniti, da Russo Spena a Loiero) si confondono con chi ha combattuto, spesso in modo solitario, la battaglia per la salute e la legalità nella terra dei veleni. Anna De Grazia prende il microfono emozionata: «Chiedevo a mio marito: "Perché ti ostini tanto a rimanere qui?". E lui: "Devo fare qualcosa per la mia terra"».
Sono 20mila (35mila secondo gli organizzatori) le persone che sfilano dal lungomare De Grazia a piazza del Cappuccini, dov´è il palco. In testa i dirigenti dei comitati ambientalisti e i ragazzi della scuole. Tutti dietro la scritta che riassume il senso del corteo: «Basta veleni». Sul palco, tra gli interventi più applauditi, quello dell´assessore all´ambiente della Regione, Silvio Greco, l´uomo che insieme al procuratore di Paola, Bruno Giordano, ha avuto la tenacia necessaria per scoprire l´esistenza del relitto dei veleni al largo della costa. I gruppi anarchici provocano tafferugli e s´azzuffano con una troupe della Rai. La piazza fischia quei politici locali che vengono accusati di aver insabbiato le storie dell´inquinamento.
Tra i primi striscioni a sfilare, quello dei sub di Paola, l´associazione che ha svolto spesso compiti di Protezione civile lungo i fondali della zona. Dietro di loro i pescatori che dal 24 agosto sono senza lavoro: «Siamo mille famiglie senza prospettiva». Amantea per un giorno diventa la Spoon River calabrese: storie di chi, con i veleni sepolti nelle discariche abusive o inabissati sui fondali, fa i conti tutti i giorni, rischiando la vita, e anche di non ce l´ha fatta. «Stiamo pagando con il sangue i loro traffici», dice Antonella Pino, 40 anni. È sopravvissuta al cancro ma a costo dell´utero e delle ovaie. Abita vicino alla collina radioattiva. Sua madre fa la chemio. Sua cugina è morta a febbraio: tumore al seno, 38 anni. Come una sua amica che di anni ne aveva 33. «Di notte sentivamo i camion passare su e giù. Per tre settimane dopo lo spiaggiamento della nave Jolly Rosso ci svegliavamo per il rumore dei motori. Mi sembra un incubo. La notte mi sveglio di soprassalto, ho crisi di panico. Ho paura. Questa è un´epidemia. Una mia amica ha un tumore al cervello. Ha 30 anni e una bimba piccola. Per non parlare dei vicini. In una famiglia sono morti di tumore madre, padre e figlio. In un´altra prima il marito e poi, dopo un anno, la moglie. La gente ha paura ma io combatterò. Per i miei figli».
«Giovedì andremo a incatenarci a Montecitorio. Non abbiamo dati sui tumori, serve uno screening su tutta la popolazione», dice l´avvocato Antonio Iaconetti, di "Fare ambiente", che da due anni chiede che venga creato un registro dei tumori. E non solo per colpa delle navi. «Nessuno parla dell´inceneritore senza filtro dell´ex clinica Papa Giovanni XIII. Abbiamo respirato i rifiuti ospedalieri e anche quelli della macellazione che avveniva nell´azienda agricola dell´istituto. A Crotone il piazzale dell´ospedale è costruito con il conglomerato idraulico catalizzato dell´ex Pertusola, la fabbrica dei veleni. Il piazzale della Questura è nelle stesse condizioni. Il ministero, dopo la morte per tumore di molti agenti, ha deciso di spostare la sede».
LA REPUBBLICA 25 OTTOBRE 2009