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paoagu100Di Paola Becco - Agustín Saiz
L’archeologia ci insegna che, in alcuni momenti, durante l’evoluzione dell’uomo convivevano ominidi appartenenti a diversi rami di uno stesso ceppo, lo dimostra la datazione sui resti delle ossa dei nostri antenati. Attraverso la stessa, si evince altresì che il ramo, che non era riuscito ad adattarsi ad un nuovo ambiente, era destinato ad estinguersi su questo pianeta dopo un periodo temporaneo.
Attualmente, sebbene non siano evidenti le differenze biologiche o fisiche, la degenerazione morale di molti abitanti di questo pianeta mostra la proiezione di una stessa specie in due varianti. Una comprende gli amanti della vita, quegli esseri che possono capire o percepire interiormente che la realtà trascende i limiti imposti da questo sistema, coloro i quali non permettono che alcuna barriera ideologica o concettuale si frapponga fra ciò che bisogna fare e quel che è possibile realizzare.
Questa “specie” che affronta con uno sguardo limpido i troppi conflitti della vita è consapevole che esiste una profonda carenza spirituale nell’affrontare le problematiche attuali; qualsiasi tesi, da qualunque ottica la si guardi, deve essere tesa alla sopravvivenza del pianeta. L’altro ramo è costituito dagli uomini mostruosi, i cui cervelli in fase di degenerazione irreversibile sono convinti di  poter continuare ad abitare questo pianeta all’infinito, sembrerebbe praticamente che a loro non costi respirare e l’aria non li bruci; inoltre proiettano la propria discendenza verso un mondo macabro che essi stessi creano.
In questo cambiamento di Era è necessario comprendere che tutti i conflitti planetari in fase di sviluppo, con i conseguenti assetti paoagupolitici, sociali, economici e religiosi già in atto, sono funzionali alla costruzione dei troni dai quali l’anticristo emergerà ancora con più forza, per dominare gli abitanti della Terra.
Il SudAmerica, bastione della Galilea dei Gentili, non lo può permettere, non può consegnare qualcosa di tanto sacro come è la terra, che ci dà la vita. Con questo proposito che abita nei nostri cuori siamo andati a Neuquén in Uruguay, con l’idea di essere parte di una grande battaglia regionale in SudAmerica, per la sopravvivenza della vita.
 
In Neuquén
Qui esiste uno dei giacimenti più grandi di gas non convenzionale (o fracking), conosciuto con il funesto nome di “vaca muerta” (mucca morta), nel quale il governo nazionale, attraverso la propria impresa (YPF), intende investire milioni in una scommessa suicida, nell’intento di ritardare l’inevitabile crisi energetica. Il fracking è una tecnica ormai rifiutata in tutto il mondo, attraverso la quale viene estratto, mediante detonazioni sotterranee, tutto il gas presente nella Terra. In Russia, queste deflagrazioni sono anche nucleari (nuke fracking).
In un contesto dove il petrolio comincia a scarseggiare con il conseguente rincaro dei prezzi, il fracking e l’energia nucleare vengono in aiuto, due varianti di uno stesso sistema che permettono di estrarre energia a qualunque prezzo, costi quel che costi. Neuquén, una provincia bellissima, amatissima e castigata, diventa punto chiave in questa lotta, con il misticismo che emana dai suoi centri intraterreni e le profezie che illuminano “come un faro” il futuro oscuro di questa umanità. Il nostro fratello Joel insieme al suo amico Giulio sono all’avanguardia in questa lotta ed hanno organizzato un Comitato a carattere nazionale, al quale ho partecipato per esporre le similitudini con la problematica dell’energia nucleare. Giulio è dottore in filosofia e sociologia, è giunto dall’Italia con l’unico proposito di abbattere ed espellere queste corporazioni ecocide.
La sua convinzione e determinazione mi scuotono un po’, mi chiedo se c’entrerà qualcosa la regione delle Marche, da dove è originario, precisamente da un paese vicino a Sant’Elpidio a Mare, un luogo che fa riferimento inevitabilmente a Giorgio Bongiovanni. Con loro abbiamo stretto forti legami di fratellanza e di amore profondo verso la creazione che ci sovrasta e trascende qualsiasi potere secolare,  che in fondo nasconde una forza la quale ci spinge ad essere presenti laddove si organizzano queste manifestazioni, pronti a tenere sempre alta questa bandiera. I nostri fratelli, grazie al loro ammirevole impegno e alla loro passione, si sono guadagnati il rispetto di tutta la popolazione di Neuquén e della comunità mapuches. Ho notato con stupore la semplicità con la quale conversavano sulle differenti problematiche con Loncos e Werkenes, l’atteggiamento di apertura e fiducia nei loro confronti, nonostante quella caratteristica riservatezza e “giustificata” diffidenza.
Il Comitato mi ha dato la possibilità di informare tutti i presenti (associazioni, assemblee, ONG, media) sulla nefasta situazione della problematica nucleare a livello nazionale e mondiale, e di scambiare opinioni molto severe alla presenza di politici e corporazioni intervenute; coloro che, nell’incapacità di comprendere il messaggio di sopravvivenza che incarnano queste lotte, continuano a proiettare sugli attivisti concezioni arcaiche e limitate. Gli stessi che hanno contribuito a portarci al punto attuale, quasi di non ritorno e che poi ritornano alle proprie ed inutili strutture organizzative e di partito.
 
In Uruguay
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Inizialmente, il motivo della nostra visita in Uruguay era quello di partecipare il 10 maggio scorso ad una marcia nazionale in difesa dell’acqua e della terra. In previsione dell’evento, alcuni giorni prima, ho preparato la mia bandiera antinucleare, il megafono, i volantini da distribuire e niente altro. Erika però mi ha proposto di partecipare ad un incontro che si sarebbe tenuto una settimana prima, presso l’Associazione “Un Punto en el infinito” dell’Uruguay, alla presenza del giudice Enrique Viana e del demografo Guillermo Macció.
Arrivare a Montevideo è bello, con i suoi spazi aperti, il mare, la tranquillità e la semplicità della gente. Ora capisco perché Giorgio ama tanto l’Uruguay. Rivedere i miei fratelli è stato meraviglioso: Alicia, Erika, Georges, Giorgito ed il suo fratellastro Firulais, Adriana, Domingo, Loreley, Victoria, Daniel e tutti gli altri che mi hanno accompagnato durante questi giorni; credo davvero che momenti così intensi alimentino veramente tutti noi.
Ho cercato di impostare il messaggio che volevo dare non da un punto di vista “ambientalista”, seppur pienamente valido, ma incorporando in esso i valori che con tanta pazienza Cristo e Giorgio ci inculcano da tanti anni.
Nei giorni a seguire, oltre a questo interessante incontro, onorati dalla presenza dei due autorevoli esponenti, siamo stati invitati da un partito politico che ha molta affinità con il messaggio che noi intendiamo trasmettere, per presentare la problematica regionale riguardo l’energia nucleare. Successivamente siamo stati invitati a partecipare ad un programma molto seguito a “Radio Centenario”, a Montevideo. Siamo stati accolti calorosamente ed abbiamo ricevuto molti messaggi di sostegno, pervenuti durante l’ora del programma.
Ci siamo messi d’accordo nel rimanere in contatto, per continuare ad approfondire il tema nella mia prossima visita in questo Paese fratello.  
https://soundcloud.com/user537629312/entrevista-de-chury-iribarne-a    
 
Quello stesso pomeriggio ci è giunto un ulteriore invito per un nostro intervento  nel piazzale davanti alla Facoltà di Legge di Montevideo, dove si sarebbe svolto un evento culturale in sostegno alla marcia nazionale del giorno dopo. Unione, resistenza, dare la vita per una causa giusta, questi valori erano fortemente presenti in ogni discorso esposto. Pur senza un riferimento diretto, i concetti cristici sono stati sottintesi. Niente di ciò che abbiamo detto ci apparteneva, l’esempio è sempre il Maestro da oltre 2000 anni ed il suo servo amato, nostra guida. Più volte la gente ha interrotto il discorso per applaudire ed applaudire ancora, come se noi fossimo, oso dirlo, i loro portavoce, attraverso le nostre parole che quei cuori avevano  bisogno di ascoltare. Concluso l’evento, numerose persone, attivisti, lavoratori, studenti si sono avvicinati a noi per rimanere in contatto, ringraziandoci per quanto espresso e per la nostra partecipazione alla radio.
Il giorno successivo alla marcia nazionale, ci siamo resi conto veramente di quanto il nostro messaggio sia stato recepito. Mentre ci radunavamo, molti si sono avvicinati a noi per salutarci, perché ci avevano sentito in radio e per richiederci i contatti; lo stesso è avvenuto durante la manifestazione.
 
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Si è trattata di una delle dimostrazioni più emozionanti che io abbia mai visto nella mia vita, centinaia di uomini a cavallo, decine di organizzazioni presenti a favore dei diritti umani: ambientalisti, lavoratori, liberi professionisti formavano una carovana di oltre 20.000 persone.
 
Ecco la dichiarazione da noi presentata:
“Secondo gli istituti di sismologia del Giappone, in meno di tre anni un sisma di intensità superiore al 7° della scala Richter colpirà nuovamente Fukushima e provocherà una catastrofe planetaria, mai vista prima d’ora.
Le cause di questo dramma non saranno le onde di 30 metri di altezza, ma i residui radioattivi impossibili da trattare, prodotti da questa industria e che miseramente, per evitare i costi, vengono immagazzinati in modo precario nelle vasche di raffreddamento di quasi tutte le centrali nucleari del mondo. Se non si interviene nella delicata situazione delle centrali nucleari giapponesi, elaborando un piano di rapido spostamento del combustibile nucleare immagazzinato, le radiazioni liberate in aria ed in mare equivarrebbero approssimativamente a 85 volte la quantità di Cs-137 liberato nell’incidente di Chernobyl. Tale angosciante situazione, impossibile da bloccare da un punto di vista tecnologico, ha un nome ben preciso: ECOCIDIO, cioè ci troviamo di fronte alla fine quasi irreversibile della vita sul pianeta Terra, provocata dall’uomo stesso.
Come siamo arrivati a questo punto, quasi senza ritorno? Com’è possibile che una tecnologia tanto sfavorevole dal punto di vista economico, ragionevolmente da scartare, venga imposta in tutte le nazioni?
In quale altro modo, ditemi Signori, sarebbe possibile spiegare, in questo contesto reale ipercritico, che molto vicino al luogo dove ci troviamo, a 130 km da Fray Bentos, 86 km da Carmelo e 140 km da Colonia, proseguiamo nella costruzione di due, tre o più centrali nucleari, di fronte ad una tiepida reazione della gente, nel migliore dei casi, o il più delle volte nulla? Questo suicidio di massa, provocato dall’industria tecnologica più assurda che l’uomo abbia mai posto in essere, è stato e continua ad essere incentivato e finanziato, essendo funzionale, dall’industria militare, la quale ha costruito fino ad oggi (e grazie all’energia nucleoelettrica) oltre 20.000 testate nucleari che sottomettono le popolazioni del mondo. Secondo gli analisti politici più conservatori ed acuti esiste attualmente una possibilità reale che un contesto bellico di alto livello, già in atto, termini con l’esplosione di almeno due o tre bombe nucleari.
Questo è il quadro che racchiude ogni atto della nostra vita quotidiana, come le lotte sociali, ecologiche ed ideologiche. Un quadro che può portare al collasso e mettere fine a tutte le società attuali, tenendosi con sé gli eterni conti in sospeso. Per questo motivo, noi dichiariamo l’energia nucleare come madre di tutte le cause. Cancelliamo ogni frontiera politica e facciamo anche nostra questa lotta per poterla attuare come veri fratelli, perché in questi momenti si sta giocando la sopravvivenza della razza umana davanti ai nostri occhi, ci giochiamo il tutto o niente.
Di fronte a questo ecocidio, del quale siamo tutti complici, dobbiamo agire con urgenza e dedizione, la causa è semplice, la vita per la vita stessa ce lo sta imponendo: non più “Atuchas” e nessun’altra centrale nucleare nel resto del pianeta. Grazie.”
 
Da tempo sentivo che la lotta per la vita, dai diversi fronti da cui si manifesta in questo mondo tenebroso, deve unificarsi, unendo gli sforzi con un vero compromesso e dedizione. Mi vengono in mente un’infinità di immagini, idee, necessità che poco a poco stanno prendendo forma. La lotta contro l’energia nucleare avanza vertiginosamente in noi, non solo per l’immensa importanza e pericolo che esprime, ma perché siamo in una corsa contro il tempo. Attualmente ci sono nel mondo 450 centrali nucleari e si intende costruire in un tempo inferiore ai vent’anni altre 550 centrali. Prendiamoci alcuni minuti di silenzio e riflettiamo su questo...
Forse molti sperano nelle “condizioni ottimali” per uscire ed apportare il nostro prezioso e valido granello di sabbia, tempo, denaro, ecc...; ma il Padre ci ha dato alcuni talenti che, forse, possono sembrare pochi, ma abbiamo l’obbligo di moltiplicarli. Conoscere la verità genera compromessi imperdonabili con la vita stessa e questa verità dobbiamo trasmetterla a tutti gli uomini, sia credenti che non credenti, di qualsiasi ideologia.
Lasciamoci trasportare senza paure né codardia dal cammino che già è stato segnato dall’alto, per la nostra crescita spirituale e per quella degli altri. Solo così cresceremo, impareremo con l’altro.
Per le anime che ancora aspettano.
 
Paola Becco
Agustín Saiz
Arca Zárate – Campana
17 maggio 2013