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NIGERIA, LA CACCIA ALL’ORO FA STRAGE DI BAMBINI
I villaggi non denunciano le morti perché temono che le miniere vengano chiuse. Almeno 400 vittime uccise dai vapori velenosi del piombo. L’estrazione è illegale e si fa a mano, con la polvere che provoca il saturnismo
Quattrocento morti di saturnismo in sei mesi, forse di più, tutti bambini, tutti con meno di cinque anni, secondo Médecins sans frontières. Altri cinquecento sono in cura presso i centri dell’organizzazione umanitaria. I contaminati, secondo l’Onu, potrebbero essere 18 mila, i villaggi colpiti sono almeno sette ma solo in due i medici hanno finora potuto svolgere controlli accurati. Lo stato di Zamfare nel Nord-Est della Nigeria è una terra maledetta su cui grava il silenzio della morte: tutto è contagiato dal piombo, l’acqua la terra le rocce l’aria. Bisognerà scriverli, i nomi di questi sette villaggi: Abare, Sunke, Dareta, Tungar DaJi, Duza, Yargalma e Tunguar Guru, nell’interminabile lapide della tragedia africana. Questi innocenti sono stati uccisi da un sogno antico come l’uomo, l’oro, il metallo giallo, la ricchezza o meglio ancora la possibilità di sopravvivere. Perché questo basta per dire di essere ricchi in un Paese gigante che ha tutto, oro petrolio minerali, e agonizza sull’orlo di una perenne catastrofe.
Da vent’anni in questa zona si cerca l’oro, tutto il mondo che fino ad allora era quello placido e immutabile dei contadini e degli allevatori è sottosopra. Si scava con tutti mezzi, con le mani, i picconi, le ruspe che sono arrugginite come la terra, fumano accampamenti provvisori, città di lamiera e di fango attorno a quelle che una voce, o una scoperta fortunata, ha indicato come le zone «buone».
In due ore di fatica si estrae un grammo d’oro che si vende a 23 dollari. Cinquanta chili di miglio, per cui occorrono quattro mesi di sudore e di buona fortuna, si vendono a 40 dollari. Giganti stanchi patinati di polvere e di fatica, torsi da gladiatori entro maglie lacere, pantaloni a lembi, le loro donne curve sotto ceste smisurate, a portar via le pietre di un possibile miracolo, da triturare ancora. Nel passo la solennità della stanchezza come solo in Africa si può osservare, diffidenza negli occhi, sguardi che sorvegliano. Perché questa raccolta è vietata dalla legge. E’ gente, in questo che è uno dei grandi formicai della razza umana, già scampata alla malaria, alla mosca tze tze, a mille malattie mortali. E ora l’oro perfidamente li uccide.
Non è oro puro, infatti, quello che arraffano, è roccia sterile che dell’oro conserva solo un palpito spettrale di piriti. Ciò che rodono nelle fondamenta dell’Africa bisogna trascinarlo poi nei villaggi, in blocchi. Non ci sono macchine, frantoi, sfere trituratrici o mandibole di acciaio per afferrare il minerale intriso di piombo, è la mano dell’uomo che spezza tocca lava il fiume di sassi, lo sgretola in grandi nubi di polvere assassina. Sono le donne che lo spaccano con un martello o in una mola prima di lavarlo e conservare una polvere di sole. I bimbi al loro fianco giocano con le pietre e inalano la polvere che uccide perché intrisa di piombo. Così si è sviluppata giorno dopo giorno la strage.
A Kirsa, uno dei villaggi della morte, 50 bimbi sono morti di saturnismo e si sono contati venti aborti dall’inizio di quest’anno. La concentrazione media di piombo nel sangue delle vittime era di 119 microgranmmi per decilitro; nel suolo era 250 volte superiore al limite tollerato in Europa e negli Usa nelle zone abitate. La malnutrizione, la mancanza di calcio in particolare, li ha resi ancora più fragili di fronte al veleno. Ma c’è un altro dubbio, atroce: quanti tra loro sopravviverano ma portando con sè l’indebolimento del quoziente intellettuale, turbamenti dell’apprendere, danni ai reni e ad altri organi? Lo sviluppo dei globuli rossi? La maledizione continuerà per anni, lascerà piaghe permanenti, non si farà dimenticare. Questo inferno impastato di avidità povera e di criminale indifferenza resterà rovente. In Nigeria ogni dono del Cielo è corruttore, si capovolge in disgrazia: il petrolio uccide le acque e la terra nel delta del Niger, asciuga la vita giorno dopo giorno agli abitanti che di questa manna vedono scorrere appena le gocce. A Nord l’oro avvelena i bambini, li brucia dentro come una febbre. Nella capitale uomini con grossi orologi d’oro e rassicuranti conti in banca parlano di sviluppo, potenza, seggi permanenti alle Nazioni Unite perché l’Africa non sia più Terzo Mondo, vedono dietro l’angolo le meraviglie del Terzo Millennio.
Eppure per mesi, nei villaggi, nessuno ha paralato: i bambini manifestavano segni terribili, convulsioni, perdita di coscienza, cecità temporanea; ma si taceva, li si seppelliva in silenzio, con lagrime furtive; spiriti cattivi, singhiozzavano le madri, troppo forti per loro. Eppure a luglio alcuni funzionari avevano dato l’allarme. Ma si temeva che le autorità, spaventate, bloccassero davvero la estrazione privata. In questo gigante anemico e straziato da lotte selvagge, di fede, di interessi, di tribù, si fa finta di non sapere, di non accorgersi di questa corsa all’oro dei derelitti. Serve a tener quiete popolazioni che altrimenti potrebbero unirsi ai mille ribelli di ogni bandiera.
Ian Von Linden dirige Terra Graphic, la società americana di ingegneria ambientale incaricata delle operazioni di decontaminazione. Un lavoro lungo e paziente che consiste nel portar via dai villaggi tre centimeri di terra, la profondità della contaminazione, che sarà sepolta in zone disabitate, e sostituita con terra pulita. «La reticenza delle comunità a dichiarare i casi di malattia o le morti legate al piombo e a svelare le loro attività di estrazione intralcia seriamente la decontaminazione, in alcuni casi ci vogliono settimane di tratattive per convincere un villaggio a parlare», dice.
CORRISPONDENTE DA PARIGI
LA STAMPA 6 OTTOBRE 2010