Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Italiano Español English Português Dutch Српски
testa sito 2024
I NUOVI COSACCHI IN CRIMEA. BAMBINI ARMATI CONTRO L’ISLAM
Mentre in Francia il presidente Sarkozy dà la caccia ai Rom e fa approvare dal Parlamento una legge che vieta l’uso del   velo e in Europa è tutto un fiorire di partiti di estrema destra xenofobi e anti-islamici, di polemiche sulla penetrazione culturale musulmana e sul moltiplicarsi delle moschee, i cosacchi ucraini, nel disinteresse generale, organizzano campi paramilitari di giovanissimi con lo scopo dichiarato di “respingere l’attacco dei musulmani e difendere la cristianita’”.
Già da due anni i cosacchi dello Zaporozhye, la regione del basso corso dei fiumi Dnepr e Don, organizzano vicino Bakhchysarai, in Crimea, campi di addestramento cui prendono parte ragazzini tra i 10 e i 15 anni, di nazionalità russa, bielorussa e ucraina. Nell’ultimo addestramento di agosto (a cui hanno partecipato 200 ragazzi), i giovani cosacchi apprendono l’uso delle armi, tecniche di combattimento   messe a punto dai servizi speciali dell’Ucraina e imparano a lanciarsi con il paracadute. Inoltre i ragazzi studiano la religione ortodossa e iniziano ogni giornata con la preghiera. “I giovani cosacchi sono la risposta della Chiesa ortodossa al fondamentalismo islamico”, ha dichiarato Sergei Jurcenko, capo del campo sul cui punto più elevato è stata eretta una gigantesca croce. Ma non mancano le polemiche. Non lontano dal campo sorge una moschea e i tartari, che costituiscono il 10% circa degli abitanti della Crimea, si sono rivolti invano all’Sbu (i servizi di sicurezza dell’Ucraina) per farla rimuovere. Jurcenko replica che il vero obiettivo dei tartari non è la croce, ma il timore che “i giovani vengano educati nel culto della fratellanza slava e ortodossa”.
Secondo i tartari la Chiesa ortodossa finanzia i campi e spinge i giovani ucraini e russi a frequentarli fomentando l’odio contro i musulmani. Vero o meno che sia, resta il fatto che all’ingresso del campo di Bakhchysarai, è ben visibile un cartello con la scritta: “proprietà della Chiesa ortodossa”. Sergei Jurcenko, per smentire le voci secondo cui nel campo si organizzano gruppi di commandos in funzione anti-islamica, ha invitato l’Sbu a visitare la struttura ma, come lui stesso ha ammesso, ha provveduto a nascondere le armi prima dell’ispezione. E naturalmente agli ispettori il campo è sembrato un innocuo campeggio. Il politologo ucraino Alexei Gharani si è occupato della questione facendo in modo che le informazioni sui campi para-militari cosacchi circolassero su Internet. “Invece di tenere sotto controllo le attività dell’Università cattolica di Lvov o della Fondazione internazionale di studi rinascimentali, i servizi di sicurezza dovrebbero indagare sulle reali finalità dei campi organizzati in Crimea dai cosacchi”, sostiene il professor Gharani   . “L’esistenza stessa di un luogo che si chiama ortodossi contro l’Islam, è una cosa gravissima perchè le formazioni paramilitari sono vietate dalla legge ed è proibito incitare all’odio etnico”, continua Alexei Gharani. Ma non basta: “ancora più grave è che nei campi si addestrano all’uso delle armi, si incoraggiano alla violenza e si incitano all’odio bambini di appena 10 anni”, afferma Gharani. “E invece dovremmo predicare la fratellanza, l’uguaglianza, l’amicizia, la pacifica convivenza”. Il politologo invita i servizi di sicurezza e le forze dell’ordine dell’Ucraina ad avviare una approfondita indagine e ad adottare tutte le misure necessarie ad impedire che vengano violati la legge e i principi della Costituzione. Gli organi di informazione del Paese hanno ripreso la notizia e dedicato qualche preoccupato commento alle attività dei cosacchi in Crimea, ma i vertici militari russi non sembrano affatto intenzionati a cedere e hanno annunciato che il prossimo anno i partecipanti saranno molti di più e i corsi di addestramento avranno una durata superiore.  
di Carlo Antonio Biscotto
IL FATTO QUOTIDIANO 7 OTTOBRE 2010