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LA FAO: SERVE IL DOPPIO DEL CIBO

ROBERTO GIOVANNINI - ROMA
Un miliardo di persone affamate, nel 2050 potrebbero triplicare Le Ong: “Battaglia che può essere vinta, fate come in Brasile”.Un miliardo di persone su questo pianeta hanno fame. Quasi un terzo dei bambini cresce senza cibo sufficiente. La Fao chiede un aumento della produzione di cibo del 70% di qui al 2050. Un incubo - questa è la sorpresa, insieme positiva e sconvolgente - che potrebbe essere facilmente cancellato dalla faccia della Terra. Basterebbe seguire le politiche seguite da Paesi come il Brasile e la Cina, oppure come il Ghana il Vietnam e il Malawi. Paesi differenti, visto che abbiamo citato insieme nuove potenze mondiali in crescita impetuosa ma anche Paesi africani poverissimi. Sono i Paesi che troviamo in testa alla classifica stilata dalla Ong ActionAid International, che alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Alimentazione (programmata per il 16 ottobre) ha studiato cosa stanno veramente facendo 51 governi (29 di Paesi in via di sviluppo, 22 di Stati ricchi) per combattere concretamente la fame. E scopriamo così che per dare cibo alla propria gente servono scelte politiche mirate e razionali, e non chiacchiere
basate sull’ideologia: lo dimostra il buon risultato dell’Uganda, per esempio, e il trionfo (l’ennesimo) del Brasile di Lula. Mentre in fondo alla triste classifica troviamo una potenza emergente come l’India della grande crescita economica e delle decine di milioni di
poveri. Stati che hanno la Bomba come il Pakistan, che fanno peggio della disastrata Cambogia o del Guatemala. E sul versante opposto, scopriamo che tra i Paesi ricchi l’Italia fa una pessima figura: riduce l’ammontare degli aiuti e la loro efficacia e si classifica soltanto al quattordicesimo posto. Lontanissima dalla Francia, dalla Spagna e dai virtuosi Paesi scandinavi.
Insomma, se si volesse, la fame non ci sarebbe più. L’indagine di ActionAid - che ha utilizzato una sofisticata e ampia serie di indicatori per valutare le performances dei governi, ovviamente
pesando nel modo giusto la realtà di Paesi «importanti» e in forte sviluppo come Cina, India, Brasile e Sud Africa - mostra con chiarezza che a fare la differenza sono «politiche statali coerenti e determinate», con aiuti consistenti diretti ai contadini più poveri e politiche sociali per i poveri, salvaguardando le produzioni rivolte al consumo interno rispetto a quelle per l’export, favorendo una più equa distribuzione delle terre. E così il Brasile di Lula (che aveva sei anni fa lanciato il programma «Fome Zero») ha ridotto del 73% la  malnutrizione infantile; la Cina ha portato ai minimi termini (9%) il numero degli affamati. Anche Paesi a basso o bassissimo reddito come il Ghana o il Malawi (in pochi anni diventato un Paese con grande eccedenze di produzione alimentare, e raccolti triplicati) ottengono grandi risultati, con governi stabili e politiche di investimento che toccano davvero i piccoli produttori. Al contrario, la «ricca» India
vede aumentare gli affamati di 30 milioni di persone, superata da Etiopia e Cambogia. E il grande Pakistan è al livello della tormentata Sierra Leone. Le cose andrebbero molto meglio se l’aiuto dalla parte ricca del mondo fosse più consistente e «stabile». Si continuano a firmare impegni per dimezzare la fame entro il 2015, ma finora l’unica cosa che si dimezzano sono i fondi per gli aiuti. E i danari promessi al G8 dell’Aquila sono rimasti tragicamente sulla carta. In questo quadro
l’Italia è al quattordicesimo posto su 22, insieme alla Germania, anche se fa meglio di Giappone e Usa. E per quanto riguarda gli aiuti allo sviluppo dopo i drastici tagli delle ultime Finanziarie il
Belpaese mette a disposizione soltanto lo 0,15% del Pil, lontanissimo dallo 0,51% che dovremmo assicurare entro il 2010. «Siamo ai livelli minimi dal 1997 - accusa Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid Italia -. Per rimettersi in carreggiata l’Italia deve rapidamente ripensare le scelte fatte dall’inizio della legislatura e aumentare le risorse destinate alla cooperazione».
LA STAMPA 14 OTTOBRE 2009